Oggi si celebra San Gaetano Thiene, fondatore dell’Ordine dei Chierici regolari teatini e protettore dei disoccupati. Nato a Vicenza nel 1480, fin dai primi anni di vita gli fu impartita un’educazione religiosa. Studiò a Padova, si distinse nella teologia ed ottenne la laurea. Il suo desiderio non era però quello di fare l’avvocato, ma di vivere nell’umiltà, recandosi a Roma ove si diede ad una vita ritirata e devota. Anche nella sua elezione a protonotario apostolico, accettata unicamente per ubbidienza al Papa, risplendette la sua umiltà ma ben presto ne comunica le dimissioni per darsi al servizio dei poveri e degli ammalati. Nel 1524 ne ottenne l’approvazione, e Pietro Caraffa, che salì al trono pontificio col nome di Paolo III, fu il primo superiore della nuova Congregazione. Le basi della riforma erano poste: molti sacerdoti entrarono a far parte dei Chierici Regolari Teatini ed operarono un gran bene in tutta la città. Poco tempo dopo, costretto a fuggire da Roma a causa di una guerra, passò a Venezia dove fondò un suo convento. Detto il Santo della Provvidenza, San Gaetano visse gli ultimi anni di vita a Napoli, dove si dedicò a pie opere di carità, in particolare adoperandosi per i malati incurabili. Giunse a Napoli nel 1533, curando la formazione dei sacerdoti impegnati nel locale ospedale degli Incurabili. Fu correttore della compagnia dei Bianchi, diresse il monastero delle domenicane della Sapienza, guidò Maria Lorenza Longo nella fondazione delle monache Cappuccine, contrastò la diffusione delle dottrine eterodosse introdotte in città da Bernardino Ochino, Pier Martire Vermigli e Juan de Valdés. Nello stesso tempo spronò i fedeli ad avvicinarsi con frequenza ai sacramenti della Confessione e della Comunione, rinvigorendo la devozione verso il presepe e diffondendo l’uso dei suonatori di zampogna. Un’opera, dunque, davvero proficua per la città partenopea dove morì nel 1547. Per legare la sua vita alla croce Gaetano accettò di essere ordinato sacerdote (1516). La celebrazione della prima Messa da lui procrastinata di tre mesi doveva segnare l’inizio del suo mistico annientamento. Dal momento che si riteneva indegno di essere “un sacerdote di Dio per l’eternità”, mentre nella notte del Natale 1517 pregava a Santa Maria Maggiore, meritò di ricevere in estasi tra le braccia “quel tenero fanciullo, carne e vestimento dell’Eterno Verbo, il Bambinello”, com’egli stesso confidò alla monaca bresciana Laura Mignani. Per servire Dio nel prossimo volle far parte della Compagnia del Divino Amore, fondata a Genova, verso il 1497, nel cenacolo spirituale facente capo a Santa Caterina Fieschi, ed estesa dal notaio Ettore Vernazza e da altri pii genovesi a Roma e nelle principali città d’Italia. Ogni Compagnia non oltrepassava i 40 membri, di cui 4 erano sacerdoti. Tutti erano tenuti al segreto sui fratelli, le opere e i metodi della fraternità. Ognuno si impegnava a rinnovarsi interiormente con gli esercizi di pietà, la vita contemplativa e le conferenze di religione, onde poter convenientemente esercitare l’apostolato presso i poveri e gli ammalati, gli orfani e gli abbandonati, con la fondazione di ospedali per gl’incurabili e ospizi per i giovani in pericolo o traviati. Nel 1518 fu costretto a ritornare a Vicenza a causa della malattia della madre. Assillato dalle molteplici esigenze della carità, nella città natale s’iscrisse alla Compagnia di San Girolamo, fondata per impulso di Bernardino da Feltre (1434) a sollievo dei poveri infermi, e si adoperò per accendere nei cuori dei confratelli il più vivo amor del prossimo esortandoli alla comunione festiva. Il santo non si limitò a risvegliare il fervore tra i membri dei vari oratori, ma fondò a Vicenza, Verona ( 1519) e quindi a Venezia ( 1522) tre Compagnie del Divino Amore con tre ospedali per gl’Incurabili, nei quali egli stesso andò a servire con gioia insolita e profonda anche i malati più ripugnanti e a confortare i morenti. Durante il “Sacco di Roma” (1527), permesso dall’imperatore Carlo V alle sue truppe per vendicarsi della politica francofila di Clemente VII, Gaetano fu denudato, legato a metà del corpo e sospeso ad una trave del soffitto. Liberato con i suoi dodici compagni da una banda di spagnuoli, succeduti nel saccheggio ai 14.000 Lanzichenecchi, riuscì a salvarsi sulle navi veneziane che stanziavano a Civitavecchia a servizio della Lega. Stabilitosi a Venezia nella sede di San Nicola da Tolentino – una confraternita del tipo di quella del “Divino Amore” – in breve tempo la trasformò in un centro attivo di vita spirituale e di benefica attività. Infatti, oltre ad assistere gl’incurabili o luetici, i Preti Poveri o Teatini provvidero a fare sorgere altre iniziative tra cui quella a favore degli orfani di cui si occupò S. Girolamo Emiliani (+1537), discepolo spirituale di S. Gaetano. Spregiatori delle ricchezze e dei piaceri, amici della povertà, i Chierici Regolari Teatini non si preoccupavano d’altro che della gloria di Dio e dell’instaurazione del regno della carità. Nella carestia scoppiata nel 1528 e durante la pestilenza che ne seguì, Gaetano si meritò dai veneziani il titolo di “santo della Provvidenza”, tanto fu sollecito con i suoi religiosi nell’assistere e nello sfamare turbe di appestati che si aggiravano per le calli con voci lamentevoli. Con l’aiuto di Suor Maria Carata, sorella del vescovo Giampiero, fondò e diresse il monastero delle Domenicane riformate. Sotto la sua guida Maria Lorenza Longo, fondatrice dell’Ospedale degl’Incurabili, diede impulso al monastero delle Cappuccine, e Maria d’Ayerbo, vedova del Duca di Termoli, fondò un monastero di donne pentite. Riguardo alla povertà Gaetano si mostrò sempre molto rigido. Non volle mai saperne di rendite. A chi gli obiettava che i napoletani erano meno generosi dei veneziani, egli rispondeva: “Può essere, ma Dio si trova tanto a Napoli che a Venezia”. In essa l’uomo di Dio predicò al clero e al laicato la riforma dei costumi, ai potenti l’umiltà, a tutti la carità di Dio e del prossimo. E quando a Napoli si stabilì il teologo e letterato spagnuolo Giovanni Valdés (+1541), con Bernardino Ochino, Gaetano si adoperò per la salvaguardia dell’unità ecclesiastica, pregò e fece pregare le monache da lui dirette perché fossero tutti “legati in unità alla santa Chiesa di Cristo”. Un’altra benefica opera che vive ancora, legata al nome del nostro santo, fu l’istituzione a Napoli del Monte di Pietà. Per sottrarre i cittadini alle usure degli ebrei, egli fece prestare denaro ai bisognosi dietro un piccolo pegno di garanzia. L’opera si mostrò talmente benefica che nel 1584 fu dichiarata Ente di diritto pubblico. Ancora oggi il Banco di Napoli, vanto e gloria della città, vive legato al nome di chi volle e ne incoraggiò la fondazione a scopo assistenziale. Gaetano da Thiene fu beatificato da Urbano VIII 1’8-10-1629 e canonizzato da Clemente X il 12-4-1671. Le sue reliquie sono venerate a Napoli, nella chiesa di San Paolo Maggiore, insieme a quelle di S. Andrea Avellino, suo confratello.
La preghiera da recitare a San Gaetano da Thiene
O glorioso San Gaetano,
Voi che pensando ai peccati del mondo,
ne provaste tanto dolore sino a morirne,
deh! impetratemi dal Signore il dolore delle mie colpe
e la grazia di non ricadervi mai più.
E poichè voi siete chiamato il Santo della Provvidenza,
il tesoriere delle grazie, il consolatore di ogni afflitto,
provvedetemi, assistetemi e consolatemi in ogni mia necessità.
Ma principalmente difendetemi dal peccato,
affinchè vivendo sempre della divina amicizia,
possa un giorno venire a godere con voi nel cielo.
Ve lo chiedo per amore di Gesù e Maria.
Amen
07 Agosto 2021

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