( al tempo del Covid )
😟
Maria Cristina Siino, psicoterapeuta
23/04/2021, ore 16,30
Piattaforma Google Meet
👫
La nostra società è formata da persone sempre più sole: alcune lottano ogni giorno contro la solitudine, altre la subiscono senza reagire. Quest'ultimi spesso sono i bambini. A causa del virus ci troviamo tutti "dentro" un mondo nel quale, pian pianino, stiamo perdendo la bellezza e il piacere di vivere insieme e, contemporaneamente, viviamo il dramma dell'esatto contrario: non sappiamo stare da soli. Paradosso dei paradossi: tanto la solitudine quanto la compagnia sono diventati dei problemi. Nessuno di noi può mettere in dubbio che, più o meno tutti quanti, in questo tempo "sospeso" siamo invasi da una certa inquietudine...non siamo affatto tranquilli, anche i bambini lo percepiscono e spesso ne rimangono più coinvolti.
La solitudine è una condizione d'animo che si accompagna al suo opposto, quello di desiderare di essere in relazione con qualcuno ( questo è ciò che vedo io in terapia ). Ogni individuo piccolo o grande che sia porta con sé un profondo e potente desiderio di aprirsi, di ascoltare e essere ascoltato, di ricevere attenzioni, affetto....sentirsi amato, d'incontrare l'altro e stare bene. Quando questi desideri sono ostacolati o impediti, ecco che nasce in noi una percezione di paralisi, di impotenza, di isolamento, di prigionia. Quando un bambino cresce senza le giuste attenzioni e senza quel filtro emotivo da parte dei genitori, può arrivare a sentirsi “sbagliato” o “invisibile” perché percepisce che i suoi bisogni emotivi sono irrilevanti.
Cresce con la gravosa sensazione che gli stessi ( i suoi bisogni) sono sbagliati.
In questo incontro vogliamo concentrare l'attenzione su un fenomeno (spesso silente) oramai in aumento, quello in cui il bambino manifesta segni di sofferenza legati ad un vissuto molto spiacevole: il sentirsi soli o peggio ancora dimenticati.
E' una triste realtà ma molto vera, purtroppo!!
La solitudine forzata o indotta da questo periodo di isolamento per proteggerci dal contagio del Covid è un esperienza comune a tutti, ma nel bambino spesso si attivano paure più profonde e haimè più invalidanti proprio perchè loro, a differenza degli adulti, non possiedono ancora le strutture cognitive necessarie per vivere la solitudine come un evento passeggero. Tutti i bambini hanno paure e fobie, è una condizione normale del loro sviluppo, e queste possono assumere diverse forme. Tuttavia, a volte le paure, le preoccupazioni e l’ansia del bambino possono raggiungere un livello tale da diventare un vero e proprio problema.
Molti adulti pensano che l’infanzia sia un periodo di spensieratezza, senza alcuna responsabilità o pensiero... Forse in passato era veramente cosi', ma nell'era moderna tecno-liquida in cui viviamo è un'altra storia!!! Capita di essere oggettivamente soli, quando intorno non c’è nessun altro. Per esempio, quando tutti sono usciti e si rimane a casa soli. La parte preponderante dell’esperienza della solitudine, invece, è di un altro tipo: potrei essere insieme a tante persone e sentirmi solo.
E' questo il problema di cui vogliamo parlare!!!
😔
Oggi i bambini tendono a stare molto tempo all’interno delle mura domestiche dove magari ci sono uno dei genitori o entrambi, i fratelli oppure i nonni, ma spesso loro sono soli.....e davanti un tablet. Viviamo in un’epoca in cui i bambini sentono più vicino a loro il mondo virtuale che quello reale, in cui si finisce alla fine di avere più bisogno di interagire con internet e con gli amici virtuali piuttosto che con le persone in carne e ossa. Tutto questo, spesso porta ad una vera e propria condizione di solitudine. I bambini, di conseguenza, tendono a chiudersi in un mondo tutto loro, limitando, anche per abitudine acquisita, il contatto con i coetanei. A differenza dei maltrattamenti, dell’abbandono o dell’abuso, dove i segnali sono evidenti fin da subito, la solitudine emotiva non dà sintomi evidenti nell'immediato. La solitudine emotiva e relazionale nell’infanzia diventa nel tempo terreno fertile per la manifestazione di una bassa autostima, vergogna e senso di inadeguatezza generalizzato. Questi bambini crescendo diventano persone molto sensibili alle critiche, con paura del rifiuto e dell’abbandono, crescono con la paura che gli altri possano giudicarli negativamente. Possono anche attraversare periodi di ansia sociale senza alcuna apparente ragione.
Non c’è solitudine più atroce
di quella che proviamo accanto a qualcuno che non ci vede, non ci ascolta, non è realmente interessato ai nostri bisogni emotivi.
Le principali sensazioni che invadono l’animo di un bambino che soffre a causa di scarse attenzioni nei suoi confronti o peggio ancora di carenza affettiva sono la paura e l’abbandono (ansia da separazione). E la solitudine, quando è indotta come sta avvenendo in questo tempo, non fa mai bene, perché fa sentire ancora più impotenti e indifesi chi ne soffre. Infonde paura e può portare i bambini a sviluppare una personalità difensiva e fobica che non li aiuta affatto nella loro crescita, al contrario li danneggia. Sin dalle prime fasi della pandemia l'Ospedale Gaslini di Genova ha condotto un’indagine per monitorare l’impatto psicologico che la stessa ( la pandemia appunto) ha avuto sui bambini e sulle loro famiglie. Dall'indagine è emerso come la situazione di isolamento imposto abbia determinato su di loro una condizione di stress con importanti ripercussioni sia sulla salute fisica quanto su quella psicologica. l risultati della ricerca sottolineano come la solitudine nei bambini sta diventando una vera e propria epidemia dentro una pandemia: inoltre se è sperimentata nei primi anni dello sviluppo, può influire pesantemente sullo sviluppo psicosociale dell’individuo da adulto. I bambini spesso vivono un grande paradosso: tante persone si occupano di loro ma spesso accade che i loro bisogni primari (erroneamente scambiati con i bisogni di accudimento sulla persona ) raramente vengono soddisfatti (quello di essere visti, ascoltati, contenuti e sostenuti). Quando i bambini sentono mancare l’attenzione nei propri confronti, possono diventare anche autodistruttivi, esigenti, difficili da gestire. Per attirare lo sguardo degli adulti, sviluppano un comportamento particolarmente esuberante e vivace, a casa, a scuola, in presenza di altri: disturbano le lezioni, cercano di risultare simpatici a tutti i costi o compiono piccole marachelle. Diventano, nel peggiore dei casi, dei veri e propri bulli. Oppure, all’opposto, diventano eccessivamente introversi, evitano le occasioni di socializzazione con i compagni, mostrano frequente inappetenza e demotivazione verso la gruppalità . Tali atteggiamenti possono sembrare insensati, espressione di semplici capricci, ma andrebbero invece letti e compresi da parte di genitori e insegnanti come una richiesta di attenzione. Dietro si nasconde la paura di non essere accettati e stimati, dai coetanei e dai grandi, di risultare inadeguati e inferiori. Un timore che si manifesta in una ricerca costante e ossessiva di approvazione da parte degli altri, anche dai pari. Molte azioni compiute dai bimbi, sono mirate a farsi notare, a rendersi visibili, ad attirare l’attenzione. In realtà l’esigenza profonda non è tanto quella di essere visti, quanto di essere considerati, ben voluti, apprezzati e coccolati!!!!. Sfatiamo completamente l'idea nazional popolare che i bambini si baciano quando dormono!!!
L'anafettività relazionale è la prima causa della SOLITUDINE!!!
I bambini spesso non possiedono il vocabolario necessario per esprimere i loro sentimenti. Molto probabilmente non verranno mai a dirci che si sentono soli, o che hanno bisogno di coccole e di carezze e baci. Il bambino non riesce a “elaborare” e riconoscere gli sbagli dei grandi che, anche inavvertitamente, sono distratti ed allora pensa che è lui quello sbagliato. Solo così legittima le mancanze ricevute senza condannare nessuno. Il bambino ha bisogno di tutto il sostegno emotivo dei genitori e non solo, per avere consapevolezza di sé e strutturare la sua personalità . Inoltre sono molto sensibili al contatto visivo quindi è preferibile che quando parliamo con loro ci abbassiamo alla loro altezza, guardandoli dritti negli occhi!!! Soltanto in questo modo possono sentirsi visti, ascoltati e di conseguenza sviluppare maggior voglia di raccontare e di raccontarsi. Il bisogno di sentirsi parte di una sana relazione affettiva ci accompagna tutti e per tutta la vita tant’è che anche da adulti cerchiamo un compagno/a, un marito, una moglie un amico per condividere insieme le nostre esperienze. Un adulto che non si ferma a comprendere il più possibile il mondo interiore del bambino ha una grande responsabilità : fa del bambino un essere più solo. Con questo non si vuole pretendere che i genitori diventiamo tutti esperti o psicologi!!! Ma io credo che noi genitori abbiamo un potenziale innato relativo al "sapere stare con" (vocazione alla genitorialità !!!) spesso non utilizzato del tutto!! Dall’altro canto è anche vero che viviamo giornate molto intense a causa del lavoro e il tempo per stare con nostri figli è sempre poco. A volte ci giustifichiamo con la solita frase "non è la quantità del tempo che trascorro con mio figlio che conta.... ma il come cioè la qualità "!!! Niente di più sbagliato!!! Se non concediamo loro, ai nostri piccoli, il giusto tempo o kairos (tempo opportuno/propizio) non possiamo nemmeno definirlo buono!!! Questo è un dato di realtà tristemente vero.
Ci vuole TEMPO più QUALITA'!!!
La paura è come la sirena dell’ambulanza che suona dentro di noi. La sentiamo e sembra avvertirci che qualcosa di grave sta per succedere. Bisogna correre .... correre magari anche in ospedale per evitare che le cose precipitino. Il coronavirus, oggi, fa suonare tutte le sirene d’allarme del mondo. Ne parlano in continuazione in televisione. Ci sono bambini apparentemente più tranquilli, altri in ansia, altri molto spaventati!! I bambini hanno appreso molto bene che il coronavirus è una malattia che ti fa stare molto male e che per non prenderla bisogna stare lontani. Quello che spesso i bambini riferiscono, a modo loro, è che hanno paura dell’ignoto ( cosa succederà ??) del buio e soprattutto di perdere le persone a loro più care: mamma e papà . Molti di noi adulti diamo prova di essere stati dei bambini emotivamente trascurati, magari figli di genitori che non sempre sono stati in grado di soddisfare i nostri bisogni emotivi, ed oggi probabilmente, che siamo genitori noi, ne stiamo pagando le conseguenze. Ricordiamoci che tutte le relazioni che abbiamo oggi (di tipo amoroso, amicale, lavorativo…) sono frutto dell’amore che abbiamo sperimentato o non sperimentato da bambini.
Paura del buio nei bambini
come si manifesta
La paura del buio è associata all’idea ancestrale che la notte è portatrice di pericoli, è il momento in cui i predatori si muovono per andare a caccia delle loro prede, ed è strettamente collegata al bisogno nei bambini piccoli di sentirsi al sicuro e protetti mentre si abbandonano ai loro sogni. Il timore della notte può comportare angoscia, insonnia e il tentativo di fuggire a questo sentimento rifugiandosi nel lettone di mamma e papà . Nella mente dei bambini, il buio può essere animato da mostri, draghi, figure spaventose, ombre che nella loro mente assumono connotazioni reali, infatti tanto più i bambini sono piccoli, quanto più fanno fatica a distinguere la realtà dalla fantasia: se da un lato credono nell’esistenza di mondi fantastici e fatati, allo stesso modo credono nell’esistenza di mostri pericolosi che possono arrivare nel buio e fargli del male o portarli via. E' importante non sottovalutare mai le paure dei bambini, perché nella loro testa esistono e sono reali. Anche se difficile crederlo, quando un bambino dice di aver visto un mostro nella sua cameretta, per lui quel mostro nella sua fantasia esiste davvero!!! Le paure dei bambini sono potenzialmente infinite, esistono tuttavia paure tipiche: il buio, la morte, l’abbandono. Di fronte alla percezione di un fatto che può generare paura, è molto importante la reazione degli stessi genitori: i bambini percepiscono ciò che gli adulti provano, attraverso un processo psicologico chiamato contagio emotivo. In altre parole, se i genitori sono spaventati, il bambino sarà molto più spaventato perchè percepisce indirettamente che quel tipo di stimolo, di cui ha una vaga percezione, è realmente pericoloso; se i genitori, al contrario provano a dare una spiegazione senza creare allarmismi, lo aiutano a inquadrare il fatto nella giusta prospettiva. La comunicazione o il dialogo ha sempre la meglio su tutto!!!! URGE da parte dei genitori l'utilizzo di un meccanismo psicologico innato del CONTENIMENTO, che si può attivare solo grazie alla RELAZIONE IO -TU che presuppone sempre il DIALOGO all'interno di due variabili imprescindibili: Tempo + Qualità !!! Ma noi, spesso, non lo facciamo o lo facciamo distrattamente, diciamocelo!!!
POSSIBILE LETTURA PSICOLOGICA
Per saperne di più: https://www.stateofmind.it/2015/12/paure-dei-bambini/
Per saperne di più: https://www.stateofmind.it/2015/12/paure-dei-bambini/A partire dal secondo anno d'età , quando cioè gli strumenti cognitivi di un bambino sono abbastanza sviluppati da immaginare e prefigurare delle situazioni, è possibile che il bambino inizi a lamentare un senso di disagio quando è solo al buio o in penombra, tipicamente quando è ora di andare a nanna nel proprio lettino. Si tratta di uno dei timori più naturali e innati nei piccoli, insieme al trauma per la separazione dai genitori quando si viene “trasferiti” nella propria camera, e non c'è nulla di cui preoccuparsi. Solitamente i bambini esprimono in modo abbastanza chiaro la loro paura del buio, dichiarando di non voler restare soli, di aver paura di mostri e fantasmi, di temere le tenebre. Allo stesso modo i piccoli potrebbero improvvisamente: non voler più dormire nella propria camera ma nel “lettone” con mamma e papà ; svegliarsi di notte piangendo; avere difficoltà a prendere/riprendere sonno.
Per il bambino la notte rappresenta una rottura della relazione con la madre che, per ritrovarla, utilizza le sue risorse psichiche: pensa a lei e anche se non la vede sa che è sempre li e così può addormentarsi tranquillo. Ma quando il legame madre figlio è troppo distante o, al contrario, troppo fusionale, le separazioni notturne diventano fonte di ansia profonda. Una madre fragile psicologicamente, impaurita e ansiosa non può comunicare a suo figlio la sicurezza interiore sufficiente per permettergli di affrontare la notte e la solitudine. Quindi dovremmo lavorare sopra le nostre paure, prima noi stessi!!! Quando viene a mancare lo sviluppo di un’adeguata capacità di elaborazione mentale delle emozioni, anche a causa di un ambiente familiare scarsamente attento, possono emergere disturbi psicosomatici ( mamma ho mal di pancia, oppure ho mal di testa!!!). Fino a quando un bambino non sarà in grado di comunicare con le parole il proprio vissuto, lo farà sicuramente attraverso comportamenti che potremmo ritenere “sconvenienti”: si esprimerà con il pianto, con il malessere fisico perché non comprende ciò che gli accade interiormente e, perciò, non può spiegarlo con il linguaggio verbale. Inoltre tutti i bambini manifestano uno spiccato bisogno di aggrapparsi ad un oggetto che noi psicologi chiamiamo oggetto transizionale.
TOGLIAMO IL CELLULARE AI BAMBINI
TORNIAMO AL PELUCHE
L’oggetto (transizionale) che il bimbo stringe a se quando sta per addormentarsi (un peluche o una copertina), ha lo scopo di allontanare la paura della separazione o di una perdita che si teme possa avvenire addormentandosi. Questa paura viene compensata e risolta tramite l’oggetto che rimane stretto a se. Questi oggetti transizionali quindi, hanno un significato importantissimo per lo sviluppo psicoaffettivo e sociale del bambino, al punto che difficilmente il bambino se ne separa dal momento che diviene anche la prima esperienza di qualcosa che non è l’IO. Il problema però è che oggi, soprattutto per i più grandetti, l'oggetto transizionale non è più il peluche ma lo smartfhone!!!Spesso capita di vedere bambini incantati davanti allo schermo di smartphone e tablet. Trovano di tutto, ma non certo quello che serve davvero!!!Triste verità . Per meglio affrontare le paure dei bambini, è necessario ascoltare e fare molta attenzione ai messaggi che il bambino lancia, specie a quelli non verbali: gesti ingiustificati, capricci, sintomi come l’insonnia o l’enuresi, i pianti prolungati o i piagnucolii, il dito in bocca, scarabocchi e disordine in ogni ambito. Noi adulti che fare, oltre a comprendere??? Accogliamo le paure senza offrire soluzioni, offriamo tenerezza per dargli la fiducia necessaria per affrontare insieme a noi le sue paure, non deleghiamo questo importantissimo compito educativo a nessuno e sopratutto ad internet!!! Mostriamo soprattutto empatia e vicinanza emotiva: ciò permette di evitare che il bambino apprenda a tenere nascoste e reprimere le proprie paure per compiacere e non preoccupare le figure di riferimento........
e....... raccontiamogli le fiabe
.....quelle fiabe però che non insegnano ai bambini che i draghi esistono, loro lo sanno già !!! Raccontiamo quelle favole che insegnano ai bambini che i draghi si possono sconfiggere. Le fiabe sono la risposta alle paure dei bambini che stanno crescendo perchè trasmettono una gran fiducia nella vita; inoltre le favole, quelle educative, raccontano situazioni a misura di bambino e lo aiutano a riflettere ed elaborare le difficoltà che poi dovranno affrontare crescendo come studiare, lavorare, lasciare la casa della mamma e del papà ecc. Insomma a diventare adulti. Tutte le fiabe hanno ostacoli e percorsi ma alla fine si risolvono positivamente e questo è un grande conforto per il bambino. La fiaba per poter fare bene ai nostri piccoli deve finire bene !!! La fiaba deve corrispondere alla realizzazione del concetto che il Bene vince sempre sul Male, che il coraggio e la lealtà pagano, mentre la malvagità e la scorrettezza non sortiscono alcuna vittoria. Spesso nella fiaba il protagonista affronta la paura e la vince. Questo rappresenta un modo consono ai bambini di imparare affrontare i problemi e li rimanda ad avere fiducia in se stessi e negli altri. E non dimentichiamo i benefici dello stare insieme accoccolati ( mentre raccontiamo la favoletta ai nostri piccoli)!!!
Stili educativi
(genitoriali e non)
e paura
Sono stati individuati quattro principali stili educativi genitoriali e non che determinano la manifestazione delle più comuni paure nei bambini. I bambini, infatti, mettono in campo comportamenti problematici solo se ne fanno esperienza ( a casa, a scuola o in qualsiasi luogo).
Per saperne di più: https://www.stateofmind.it/2016/05/paure-nei-bambini/
- Stile ipercritico: è caratterizzato da un’elevata frequenza di critiche rivolte al bambino sotto forma di rimproveri oppure manifestando biasimo nei suoi confronti, svalutandolo e mettendolo in ridicolo. Gli adulti che adottano questo stile educativo, difficilmente notano i comportamenti adeguati del bambino, mentre sono sempre pronti ad evidenziare i suoi errori. Ciò determina nel bambino una fortissima paura di sbagliare, di essere disapprovato con la conseguente bassa stima di sé stesso.
- Stile perfezionistico: è uno stile educativo sostenuto dalla convinzione che il bambino deve riuscire bene in tutto ciò che fa e che il suo valore (e quello dei suoi genitori) è determinato dal successo che ottiene in varie attività . Nel bambino viene cosi modellato un atteggiamento perfezionistico, che lo porta a temere in modo eccessivo la disapprovazione e la critica qualora non riesca bene in ciò che fa. I bambini educati con questo stile, diventano molto ansiosi quando si cimentano in qualcosa di impegnativo (compiti in classe, esami, gare ecc.) e ritengono di valere qualcosa, solo se riescono bene ed ottengono l’approvazione altrui. Le manifestazioni più frequenti di paura sono, in questo caso, l’ansia scolastica e l’ansia sociale ( "non voglio andare a scuola!!!)
Per saperne di più: https://www.stateofmind.it/2016/05/paure-nei-bambini/Stile iperansioso-iperprotettivo: tale stile educativo è contraddistinto da un’eccessiva preoccupazione dell’incolumità fisica del bambino e tendono a proteggere in continuazione il figlio da ogni minima frustrazione. Nel bambino vengono quindi modellate timidezza e paura trasmettendogli soprattutto queste idee sul fatto che i pericoli sono dappertutto e bisogna stare continuamente attenti ( del covid per esempio!); se qualcosa è spiacevole o frustrante bisogna evitarlo ad ogni costo; se accadesse qualcosa di brutto sarebbe terribile; per sopravvivere bisogna assolutamente avere la certezza che le cose vadano bene.
- Stile educativo iperprotettivo/ansiogeno. Molte altre paure nei bambini sono dovute alle raccomandazioni insistenti dei genitori del tipo: “Non toccare le forbici”, “Attento ai cani grandi”, “Non arrampicarti sugli alberi” ecc.; esse derivano anche dalle continue lamentele circa lo stato di salute, che fanno temere al bambino la malattia del padre o della madre. Si tratta di genitori che cercano di evitare al bambino ogni minima frustrazione, perché temono che potrebbe soffrire in modo irreparabile per il resto della sua vita. ... Questo stile educativo crea spesso bambini con bassa tolleranza alla frustrazione ed eccesso di egocentrismo. Appianando ogni difficoltà , tale modalità conduce a crescere figli sempre più insicuri.
- Lo stile dell'urlo!!!
Non serve urlare ai bambini!
Rispetto a questo stile molto diffuso è necessario sapere che spesso noi adulti sottovalutiamo le conseguenze che l'urlo protratto ha sullo sviluppo psicologico del bambino. Urlare è la prima risposta comportamentale che nasce in noi in seguito ad un atteggiamento infantile che ci disturba, ma è la più sbagliata e per di più non porta a nulla, se non a far sentire il bambino incompreso e ingiustamente ferito. Urlare è un modo primitivo ( tipico dei cafoni!) di porci nei confronti degli altri, adulti o bambini che siano, è un modo di prevaricare e annullare l'altro, di farlo sentire piccolo, di sminuirlo e di zittirlo, quindi di dominarlo. I bambini che crescono con genitori o educatori che urlano spesso faticano a tollerare il silenzio, hanno disturbi d'attenzione, non riescono a vivere l'attesa e non hanno pazienza...e manifestano più degli altri segnali di paura. Urlare è una violenza a tutti gli effetti, non fisica ma mentale e relazionale e ogni tipo di violenza, come ben si sa, fa nascere altra violenza, porta mancanza di autostima, nervosismo, agitazione, frustrazione. In conclusione consideriamo anche l'importanza che assume il binomio FAME-SOLITUDINE per spiegare il vissuto emotivo di cui abbiamo finora parlato.
BINOMIO FAME-SOLITUDINE
(EQUIVALE AL BISOGNO DI CONTATTO)
Nessuno si abbuffa in presenza di altre persone; è una sorta di rituale che si fa sempre in SOLITUDINE. Spesso è proprio la solitudine il fattore scatenante. Il prolungato distanziamento sociale non ha aumentato solo il senso di solitudine, frustrazione e tristezza ma ha anche favorito la comparsa di un sintomo, la fame nervosa, espressione di un disagio psicologico da non sottovalutare. Il cibo per molti non è soltanto l’alimento con cui ci sosteniamo ma è un elemento compensativo introdotto nel corpo per colmare, almeno momentaneamente quel vuoto che a volte diventa un abisso di solitudine, di sofferenza, di vergogna, mescolata ai sensi di colpa. Le elevate scorte alimentari presenti in casa durante il confinamento possono essere un fattore scatenante degli episodi di abbuffate, nei bambini e negli adolescenti. Non sono mancati casi di nuovi pazienti adolescenti che, privati della socialità e della scuola, si sono confinati in casa tuffandosi esclusivamente sul cibo. Ci si riempie di cibo nella speranza di trovare un momento di piacere o soddisfazione che possa durare più di un attimo. Ma non è così!!! Quel momento è sempre più breve ed il dolore che rimane sempre più opprimente, anche se si ritorna a rifugiarsi in esso come se non ci fossero altre alternative. Si parla di fame emotiva o nervosa, in quanto il cibo viene inserito per motivi diversi dalla fame. Dietro ci possono essere preoccupazioni, insoddisfazioni, solitudine, noia, rabbia. Il cibo quindi, assume altri significati, diventa una sorta di regolatore del proprio mondo emotivo o di emozioni spiacevoli.
Il cibo ci dà veramente un conforto momentaneo ma diventa paradossalmente
una cura che non cura!
Per tutto quanto detto e per tanto altro ancora....la tristezza nei bambini non deve passare inosservata!!!!
La vera guerra,
la combattono soprattutto loro....i più piccoli.
In silenzio, con il sorriso e con i loro pianti
soffocati dentro le mura di casa o dal terrazzo ..... per chi ha un terrazzo....
La combattono con i loro abbracci mancati e i loro sguardi tristi,
loro ci danno la forza per continuare ad andare avanti nonostante tutto.
I bambini non hanno chiesto mai nulla,
si sono adattati in silenzio e in punta di piedi alla “nuova vita”,
tutti a chiedere....loro invece non hanno chiesto nulla,
ma nonostante tutto continuano ad andare avanti e a crescere.
Gli abbiamo dovuto negare l’aria,
le passeggiate al sole, giocare in strada
al campo sportivo e in palestra
le feste di compleanno e le gite con la scuola.
Gli abbiamo dovuto negare la cosa più importante:
ovvero il confronto con i loro pari,
ma loro, che sono davvero degli esserini superiori,
non si sono persi d’animo
e si sono reinventati le giornate crescendo in un attimo.
Hanno compreso che il nemico sta fuori
e che l’unica via d’uscita, era ed è, stare tra le pareti di casa,
piccola o grande che sia.
Non si sono mai lamentati,
anzi hanno trasformato tutto in una nuova opportunitÃ
e ci hanno dato una grande lezione,
una lezione di resilienza e resistenza…chi?
I bambini, i nostri piccoli.
GRAZIE!!!!











Nessun commento:
Posta un commento