“Andate in tutto il mondo e proclamate il Vangelo a ogni creatura”
San Marco evangelista nacque probabilmente in Israele intorno al 20 d.C. e morì, secondo fonti storiche, ad Alessandria d'Egitto nella seconda metà del I secolo d.C. Gli Atti di Marco (un apocrifo del Nuovo Testamento sull'evangelista Marco, scritto nel IV o V secolo) riferiscono che il 24 aprile del 68 Marco venne legato con delle corde al collo e trascinato dai pagani per le vie di Alessandria; morì in carcere il giorno successivo dopo aver subito nuovamente la tortura. Secondo una leggenda due mercanti veneziani, nell'828, avrebbero portato a Venezia le spoglie dell'evangelista nascondendole in un cesto di ortaggi e di carne di maiale. Dopo pochi anni iniziò la costruzione della Basilica, intitolata al santo, che secondo la tradizione e varie fonti, ne ospita le reliquie.
Dell’evangelista Marco, nato da famiglia ebrea benestante, si sa soltanto quanto riferiscono gli Atti degli Apostoli e alcune lettere dei santi Pietro e Paolo; non fu un discepolo del Signore, anche se qualche studioso lo identifica con il ragazzo, figlio della vedova Maria, che seguì Gesù dopo l’arresto nell’orto del Getsemani, avvolto in un lenzuolo. Marco collaborò invece con l'apostolo Paolo, conosciuto a Gerusalemme. Fu con lui a Cipro e poi a Roma. Nel 66 san Paolo dalla prigione romana scrive a Timoteo: “Prendi Marco e portalo con te, perché mi sarà utile per il ministero” (2Tm 4,11).
Non si sa se Marco giunse a Roma in tempo per assistere al martirio di Paolo, ma certamente nella capitale dell’Impero si mise al servizio di Pietro. La Basilica romana di San Marco, in pieno centro storico, testimonia la sua presenza, visto che si dice eretta sul luogo in cui sorgeva la casa in cui l’evangelista visse. Pietro cita spesso il nome di Marco. Nella sua Prima lettera ad esempio leggiamo: “Vi saluta la comunità che è stata eletta come voi e dimora in Babilonia (Roma); e anche Marco, mio figlio” (1Pt 5,13).
O ancora, negli Atti degli Apostoli, dopo la “miracolosa” liberazione di Pietro dalla prigione: “Dopo aver riflettuto, si recò alla casa di Maria, madre di Giovanni detto anche Marco, dove si trovava un buon numero di persone raccolte in preghiera” (Atti 12,12). Un’antica tradizione lo vuole evangelizzatore in Egitto e fondatore della chiesa di Alessandria. Un altra riferisce che, prima di rientrare in Egitto, fu ad Aquileia per curare l’evangelizzazione dell'area nord-est dell’Impero. Qui convertì Ermagora diventato primo vescovo della città. Lasciata Aquileia pare che a causa di una tempesta approdasse sulle isole Rialtine, nucleo originario della futura Venezia. Addormentatosi sognò un angelo che gli promise che in quella terra avrebbe dormito in attesa dell’ultimo giorno.
La testimonianza suprema di San Marco
L’evangelista Marco morì probabilmente tra il 68 e il 72, forse martire ad Alessandria d'Egitto. Così scrivono gli Atti di Marco del IV secolo: "Il 24 aprile venne trascinato dai pagani per le vie di Alessandria, legato con funi al collo. Gettato in carcere, venne confortato da un angelo ma il giorno dopo subì lo stesso atroce tormento e morì". Il suo corpo era destinato alle fiamme, ma venne salvato dai fedeli e sepolto in una grotta.
Il Vangelo “concreto” di Marco
Marco viene considerato “lo stenografo” di Pietro: il suo Vangelo fu scritto tra il 50 e il 60. Secondo la tradizione, egli trascrisse la predicazione di Pietro e le sue catechesi, rivolte specialmente ai primi cristiani di Roma, senza elaborarle o adattarle ad uno schema personale; per questo il suo Vangelo offre la vivacità e la schiettezza di un racconto popolare. La lingua è il greco, la più parlata a quei tempi; l’obiettivo dei racconti è dimostrare la potenza del Gesù Cristo, Figlio di Dio, che si manifesta nell’operare molti miracoli. Le parole del Vangelo di Marco: “Andate in tutto il mondo e proclamate il Vangelo a ogni creatura”, ha spiegato una volta Papa Francesco, indicano chiaramente che cosa Gesù vuole dai suoi discepoli.
Marco , Patrono di Venezia
Già nel 1071 San Marco fu scelto come titolare della Basilica e Patrono principale della Serenissima. Nel tempo, Venezia restò indissolubilmente legata alla sua persona, il cui simbolo di evangelista, il leone alato che poggia la zampa su un libro con la scritta: “Pax tibi Marce evangelista meus”, divenne lo stemma della città, posto in ogni suo angolo ed elevato in ogni luogo dove la Serenissima portò il suo dominio.
Tutti e quattro gli Evangelisti hanno un simbolo che generalmente viene raffigurato vicino al Santo nelle pitture e nelle sculture. Questi simboli sono associati al Vangelo del Santo. Il simbolo di san Marco è il leone alato, perché inizia il suo Vangelo con la voce di san Giovanni Battista che, nel deserto, si eleva simile a un ruggito, preannunciando agli uomini la venuta del Cristo.
Il leone di san Marco viene rappresentato in più modi: “andante”, cioè in piedi sulle quattro zampe, come se camminasse, e con un libro aperto sotto una zampa con su scritto Pax Tibi Marce Evangelista Meus; oppure rannicchiato. San Marco è patrono dei notai, degli scrivani, dei vetrai, degli ottici. E’ venerato come santo da varie chiese cristiane: oltre a quella cattolica, anche dalla chiesa ortodossa e da quella copta, che lo considera proprio patriarca.
In occasione del 25 aprile si ricorda S. Marco Evangelista e se ne recita la efficace preghiera.
Nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo.
Amen
O Glorioso S. Marco
che foste sempre in onore specialissimo nella chiesa,
non solo per i popoli da voi santificati, per il vangelo da voi scritto,
per le virtù da voi praticate, e per il martirio da voi sostenuto,
ma ancora per la cura speciale che mostrò Iddio
per il vostro corpo portentosamente
preservato sia dalle fiamme a cui lo destinarono gli idolatri
nel giorno stesso della vostra morte,
e sia dalla profanazione dei saraceni
divenuti padroni del vostro sepolcro in Alessandria,
fate che possiamo imitare tutte le vostre virtù.
Amen
Nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo.
Amen



Nessun commento:
Posta un commento