lunedì 17 giugno 2024

San Vito, martire


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La devozione per San Vito ha origini antichissime e il suo cui culto si estende non solo in Sicilia ma a tutta l’Europa sin dai primi secoli dopo il martirio, durante la grande persecuzione voluta dall’imperatore Diocleziano. San Vito è il patrono e il protettore dei danzatori. Era assai venerato nel Medioevo e fu inserito nel gruppo dei santi ausiliatori, santi verso i quali veniva invocata una intercessione in particolari e gravi circostanze e per ottenere guarigione da malattie particolari.
Biografia.
San Vito nacque a Mazara del Vallo e fin da piccolo, rimasto orfano di madre, fu affidato alle cure di due tutori che lo fecero convertire alla fede cristiana. Su denuncia del padre naturale, che era pagano, venne arrestato e dopo aver subìto atroci torture venne rinchiuso in carcere.



Nonostante questa persecuzione egli non si disperò e non rinnegò la propria fede; anzi venne liberato miracolosamente da un angelo che in barca lo condusse in Lucania, l’odierna Basilicata che a quel tempo si estendeva fino a comprendere la Campania e la Calabria.
La leggenda vuole che durante il viaggio egli fosse nutrito da un’aquila che gli portava cibo e acqua finché non sbarcò sulle coste del Cilento.
Qui Vito acquistò sempre di più fama di guaritore e pur avendo aiutato l’imperatore Diocleziano a liberare il figlio dalle grinfie del demonio, questi lo fece comunque arrestare e torturare finché non morì nel 15 giugno 303. Diverse leggende devozionali lo vedono protagonista in Sicilia, dove diverse località lo hanno eletto come Santo patrono: Mazara del Vallo ovviamente, dove è nato, ma anche nel borgo marinaro di San Vito Lo Capo, dove è stato eretto intorno al Trecento un santuario con una piccola cappella dedicata a San Vito martire. I festeggiamenti iniziano nel pomeriggio con l'antico gioco dell'antenna a mare, che vede i partecipanti alla gara percorrere una trave di legno lunga 10 metri sospesa sul mare e resa scivolosa da uno strato di sapone, con l'obiettivo di afferrare una bandierina posta all'estremità della trave. Segue lo sbarco dei Santi sulla spiaggia di San Vito Lo Capo, durante il quale su una piccola barca giungono dal mare, al tramonto, tre figuranti che rappresentano a sua volta il piccolo Vito, la nutrice Crescenzia e il maestro Modesto, mentre sulla spiaggia i pescatori aspettano l'arrivo dei santi, per accoglierli. Nel frattempo dentro il santuario la statua di San Vito viene rivestita dagli ex voto dei fedeli; quindi viene solennemente presentata ai fedeli e portata a spalla dai devoti nella processione finale che farà il giro del paese. I festeggiamenti terminano con uno spettacolo pirotecnico. 

Aveva sette anni, quando cominciò a fare prodigi e quando nel 303 scoppiò in tutto l’impero romano, la persecuzione di Diocleziano contro i cristiani, Vito era già molto noto nella zona di Mazara.
Il padre non riuscendo a farlo abiurare, si crede che fosse ormai un’adolescente, lo denunziò al preside Valeriano, che ordinò di arrestarlo; che un padre convinto pagano, facesse arrestare un suo figlio o figlia divenuto cristiano, pur sapendo delle torture e morte a cui sarebbe andato incontro, è figura molto comune nei Martirologi dell’età delle persecuzioni, che come si sa, sotto vari titoli furono scritti secoli dopo e con l’enfasi della leggenda eroica.  
Il preside Valeriano con minacce e lusinghe, tentò di farlo abiurare, anche con l’aiuto degli accorati appelli del padre, ma senza riuscirci; il ragazzo aveva come sostegno, con il loro esempio di coraggio e fedeltà a Cristo, la nutrice Crescenzia e il maestro Modesto, anche loro arrestati.
Visto l’inutilità dell’arresto, il preside lo rimandò a casa, allora il padre tentò di farlo sedurre da alcune donne compiacenti, ma Vito fu incorruttibile e quando Valeriano stava per farlo arrestare di nuovo, un angelo apparve a Modesto, ordinandogli di partire su una barca con il ragazzo e la nutrice.
Durante il viaggio per mare, un’aquila portò loro acqua e cibo, finché sbarcarono alla foce del Sele sulle coste del Cilento, inoltrandosi poi in Lucania (antico nome della Basilicata, ripristinato anche dal 1932 al 1945). Vito è molto venerato non solo dalla Chiesa cattolica, ma anche da quella ortodossa serba e bulgara. Le reliquie di San Vito si trovano a Praga, nella cattedrale a lui intitolata, anche se tanti altri luoghi europei rivendicano il privilegio di conservare alcune reliquie del santo, come Mazara del Vallo. È patrono di lattonieri, birrai, vignaioli, danzatori, ballerini, attori e commedianti. Protegge i cani e per questo motivo viene tradizionalmente raffigurato con accanto uno o due cagnolini; sembra, infatti, che Diocleziano, tra gli altri supplizi, gli abbia lanciato contro un cane “rabbioso” che San Vito guarì

San Vito viene invocato contro epilessia, isteria, letargia, idrofobia, convulsioni, ossessioni, malattie degli occhi, morsi dei cani rabbiosi e delle bestie velenose. È un aiuto anche per insonni, sordi, muti e “Corea di Sydenham”, denominata “ballo di San Vito”, una malattia neurologica che provoca tic, tremori e rapidi movimenti involontari a scatto degli arti simili a passi di danza. Ecco perché quando una persona si agita di continuo si dice che ha il “ballo di San Vito".
Vito continuò ad operare miracoli tanto da essere considerato un vero e proprio taumaturgo, testimoniando insieme ai due suoi accompagnatori, la sua fede con la parola e con i prodigi, finché non venne rintracciato dai soldati di Diocleziano, che lo condussero a Roma dall’imperatore, il quale saputo della fama di guaritore del ragazzo, l’aveva fatto cercare per mostrargli il figlio coetaneo di Vito, ammalato di epilessia, malattia che all’epoca era molto impressionante, tale da considerare l’ammalato un indemoniato. Vito guarì il ragazzo e come ricompensa Diocleziano ordinò di torturarlo, perché si rifiutò di sacrificare agli dei; qui si inserisce la parte leggendaria della ‘Passio’ che poi non è dissimile nella sostanza, da quelle di altri martiri del tempo.
Venne immerso in un calderone di pece bollente, da cui ne uscì illeso; poi lo gettarono fra i leoni che invece di assalirlo, diventarono improvvisamente mansueti e gli leccarono i piedi. Continua la leggenda, che i torturatori non si arresero e appesero Vito, Modesto e Crescenzia ad un cavalletto, ma mentre le loro ossa venivano straziate, la terra cominciò a tremare e gli idoli caddero a terra; lo stesso Diocleziano fuggì spaventato.  Comparvero degli angeli che li liberarono e trasportarono presso il fiume Sele allora in Lucania, oggi dopo le definizioni territoriali successive, scorre in Campania, dove essi ormai sfiniti dalle torture subite, morirono il 15 giugno 303; non si è riusciti a definire bene l’età di Vito quando morì, alcuni studiosi dicono 12 anni, altri 15 e altri 17.
E' poi invocato contro il bisogno eccessivo di sonno e la catalessi, ma anche contro l’insonnia ed i morsi dei cani rabbiosi e l’ossessione demoniaca..
Delle reliquie di san Vito è piena l’Europa; circa 150 cittadine, vantano di possedere sue reliquie o frammenti, compreso Mazara del Vallo, che conserva un braccio, un osso della gamba e altri più piccoli.


martedì 28 maggio 2024

Prima Giornata Mondiale dei Bambini

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“Che tipo di mondo
desideriamo trasmettere ai bambini 
che stanno crescendo?”, 
questo l’interrogativo 
posto dal Papa per indicare la
 necessità di un incontro, 
che secondo l’esempio dato da Gesù, 
metta i bambini 
al centro della realtà.

Nella giornata del 26 maggio 2024, si è tenuta a Roma la prima Giornata Mondiale dei Bambini, iniziativa di Papa Francesco sul futuro dei più piccoli. L’iniziativa si è svolta presso lo Stadio Olimpico e in Piazza San Pietro alla presenza del Santo Padre, con la partecipazione di bambini e bambine tra i 5 e i 12 anni. Cinquantamila i fedeli presenti in piazza San Pietro per la Messa per la Giornata mondiale dedicata ai più piccoli. Nella giornata in cui la Chiesa ricorda la Santissima Trinità Francesco dialoga con loro ricordando l'amore del Padre e "Gesù che perdona tutto e sempre". Insieme a loro recita l'Ave Maria, chiede di pregare per la pace e annuncia la prossima GMB per settembre 2026. Francesco ha risposto alle domande di alcuni dei presenti, provenienti da 101 Paesi: è sempre possibile fare la pace, ricorda, e per fare del mondo un posto migliore dobbiamo cominciare amando le persone più vicine. La preghiera per quanti non hanno casa e lavoro. Egoismo e guerra, sottolinea, sono la causa delle ingiustizie. 

I bambini sanno come si fa la pace e hanno l’urgenza di urlarlo a tutti. Tolgono perfino il microfono al Papa per dire che “perdonare e chiedere scusa” è il modo migliore per smettere di litigare. In 50 mila allo Stadio Olimpico di Roma rispondono “sì” alle domande che Francesco fa loro - “È vero che la pace è sempre possibile? Voi siete tristi per le guerre? La pace è una cosa bella?” – e altrettanto convinto è il loro “no” alla guerra e al diavolo. La prima Giornata mondiale dei bambini è questa, spiega loro Francesco “il “calcio d’inizio” a un movimento per i piccoli “che vogliono costruire un mondo di pace”, in cui tutti sono fratelli, e che ha un futuro grazie alla cura di tutti per l’ambiente che ci circonda. Parlarsi amabilmente, giocare insieme, aiutare gli altri. 

“Facendo queste cose il mondo sarà migliore”. A tutti i presenti il Papa chiede loro di scambiarsi un gesto di pace, dopo aver fatto il giro di campo dello Stadio in papamobile ed essersi seduto accanto ai bambini per sentire le loro domande. A ciascuno di loro regala un sorriso e delle caramelle. “Come si fa ad amare tutti. Tutti. Tutti?”, chiede Riccardo, bimbo rom di Scampia. Cominciamo con amare coloro che sono più vicini a noi, risponde il Papa, e così andiamo avanti. Nel suo saluto ai ragazzi, Francesco esorta a ripetere “Ecco io faccio nuove tutte le cose”, il motto della Giornata, patrocinata dal Dicastero per la Cultura e l’Educazione - rappresentato dal cardinale prefetto José Tolentino de Mendonça, che apre il pomeriggio assieme al presentatore Carlo Conti - assieme alla Comunità di Sant’Egidio e alla cooperativa Auxilium e coordinato da padre Enzo Fortunato e ad Aldo Cagnoli, che accompagnano i vari momenti artistici e di testimonianza del pomeriggio. 

“Dio vuole questo, tutto ciò che non è nuovo passa. Dio è novità. Sempre il Signore ci dà la novità. Gesù vi vuole bene”, ricorda ancora il Papa, invitando i bambini ad andare avanti con gioia, perché “la gioia è salute per l’anima”. Il pensiero di Francesco va anche agli anziani, sollecitato dalla domanda di Iolanda. “Viva i nonni”, chiede di urlare ai bambini dell’Olimpico, dopo aver ricordato l’importanza di vistarli e di andare a trovarli, perché “sono dei grandi”, hanno dato la vita per la loro famiglia e trasmettono la storia. 

Da sottolineare, per spessore e contenuti, il monologo di Benigni: "Prendete la vostra vita e fatene un capolavoro"!!! L'attore premio Oscar spazia dalle filastrocche di Gianni Rodari al bisogno di pace, dai sogni alla ricerca della felicità, alle vocazioni ("In mezzo a voi magari c'è il prossimo papa"). E bacia il Pontefice: "Ho voglia di fare solo quello"
Come sempre, nel suo stile inconfondibile, Roberto Benigni vola alto nel suo monologo – preparatissimo, eppure con l’idea di essere improvvisato al momento. 
L’attore  esordisce salutando “tutti i bambini, ai malati, le mamme, i babbi, i nonni, gli accompagnatori, i cardinali, le persone importanti, il sindaco di Roma, il signor presidente del Consiglio Giorgia Meloni”. Poi, scherzando sul non aver nominato il “padrone di casa”, Benigni aggiunge: “Ho salutato quelli importanti... non manca nessuno... C'è qualcun altro da salutare?”.

Il bacio al Papa
Poi, rivolgendosi al Papa: “Santità! Ma lei è qui, a portata di mano e di cuore, vorrei stringerla, baciarla, non so come dimostrarle affetto, amore, potrei ballare un tango qua davanti. Ma prima di entrare due guardie svizzere mi hanno detto: lei può fare qualsiasi cosa qui, solo una cosa non può fare, toccare il Papa. Ma da quando me l'hanno detto, ho voglia di fare solo quello” aggiunge sorridendo e svelando le sue intenzioni. “Un bacio però glielo posso dare, a che servono i baci se non si danno? È un bacio che arriva da tutti loro, che ne vale centomila” aggiunge prima di avvicinarsi al Pontefice e di baciarlo.

Da piccolo volevo fare il Papa
“Pieno di gioia come un cocomero”, si definisce così, Roberto Benigni, precisando di trovarsi a suo agio in Vaticano, “lo Stato più piccolo del mondo dove c'è l'ultimo più grande del mondo, incredibile”. E spiega che da piccolo, quando gli chiedevano cosa volesse fare da grande, rispondeva “serio serio: il Papa. E tutti a sbellicarsi dalle risate. Allora decisi di fare il comico, se si fossero inginocchiati avrei fatto il Papa”.
In mezzo a voi magari c’è il nuovo Papa." I bambini – sottolinea ancora il premio Oscar – sono il nostro futuro, la gioia di domani, una cosa meravigliosa. Magari in mezzo a voi c'è il nuovo Michelangelo, il nuovo Galileo, la nuova Rita Levi Montalcini. O magari c'è il nuovo Papa, non si sa mai. Questa è la città del Signore, il Regno di Dio, tutto è possibile, anche che uno di voi diventi Papa, magari il primo africano o asiatico della storia, o di Testaccio, e una donna, il primo Papa donna della storia, pensate che roba”.

“Insieme a voi - dice Benigni - siamo tornati tutti bambini, e il più piccolo è papa Francesco, che ha tre anni e tanti giorni, è un bambino, è puro, ha la purezza, se venite a mezzanotte ha un'aura luminosa intorno perché è puro, come Campanellino di Peter Pan, ha la polvere di Papa”.
Prendete in mano la vostra vita e fatene un capolavoro
“Prendete il volo, prendete in mano la vostra vita e fatene un capolavoro, costruite un mondo migliore, noi non ci siamo riusciti. Rendete il mondo più bello: il mondo ne ha bisogno, e voi lo potete fare” esorta Roberto Benigni nel suo monologo, che incanta piazza San Pietro. “Cercate di fare le cose belle, rendete gli altri felici, e per farlo bisogna essere felici. Siate felici, diventate l'adulto che avreste voluto accanto quando eravate bambini”.

“Il mondo è governato da persone che non sanno cosa sia la misericordia, l'amore. E così commettono il più stupido dei peccati, la guerra: una parola brutta, che sporca tutto. Dobbiamo porre fine a questa cosa. Perché quando i bambini giocano, appena uno si fa male, si fermano, fine del gioco, e invece quelli che fanno la guerra non si fermano al primo bambino che si fa male? La guerra deve finire” incalza Benigni.
Troviamo la parola giusta per fermare la guerra. La cosa più sensata l’ha detta Gesù
“Dobbiamo trovare le parole giuste, cha facciano diventare le cose vere, nessuno ha trovato la parola giusta per fermare la guerra: ‘guerra fermati’, un po' come ‘apriti sesamo’. Eppure sono convinto che in mezzo a voi ci sia chi troverà la parola per fermare la guerra, dobbiamo cercarla insieme”.
"Prendetevi voi cura del mondo, amate chiunque sia a portata di mano, siate buoni, amate, se non lo sapete voi cos'è l'amore, voi che lo siete, siete amore diventato visibile, ma chi lo sa?” esorta ancora Benigni, rivolto alle migliaia di bambini in piazza San Pietro. “L'unica cosa sensata l'ho sentita dire da Gesù, nel Discorso della montagna: siate profondamente buoni, questo ha detto. È l'unica buona idea nella storia dell'umanità: la vita è amore, conoscenza, compassione infinita per il dolore che attraversa l'umanità”.

Sognate che è la cosa più bella del mondo. Amate qualsiasi cosa facciate
E ancora: “Non abbiate paura, non esiste inferno, purgatorio ma esiste solo il paradiso, quello in cui siete adesso: il mondo dell'infanzia, sognate che è la cosa più bella del mondo. Per sognare non bisogna chiudere gli occhi, bisogna aprirli”.
“Ognuno di voi è un eroe, protagonista di una storia che non si ripeterà mai più: siete gli eroi della vostra vita, fate le cose difficili, più difficili sono e meglio è. E se sbagliate non vi preoccupate, riprovate, gli errori sono necessari, utili e qualche volta anche belli” dice l’attore.

“Divertitevi - aggiunge - e qualsiasi cosa facciate, amatela, non accontentatevi di fare un buon lavoro, fatelo al meglio, amate ciò che fate”. “Vi dicono di andare avanti sicuri? Io dico l'opposto: dovete essere insicuri, più siete incerti, indecisi, scettici, dubbiosi e meglio è. L'incertezza è più bella. Chiedete aiuto e non abbiate paura, come diceva papa Wojtyla, perché siamo tutti insieme”.
G R A Z I E  ! ! !