BUON NATALE 2016
Questi
giorni siamo haimè tutti presi dal frastuono del Natale. 
Frastuono, sì, perché ci
ritroviamo tutti bombardati dal rumore. Rumore della pubblicità, perché
dobbiamo acquistare e spendere (quest’anno ce lo dicono perfino gli uomini di
governo!), rumore delle luci, perché, chi sa, forse tante luci in più
servono per coprire l’oscurità del disorientamento in cui la vita di molti si
trova a camminare. Rumore dei regali che ‘bisogna’ fare: e allora non
sai cosa prendere, ti chiedi cosa hai regalato l’anno scorso, e sei
ossessionato dal timore di non essere all’altezza delle aspettative.
Perché
queste riflessioni? Perché i miei occhi, gli occhi di uno psicologo, hanno
dovuto imparare a guardare oltre il luccichio delle apparenze: me l’hanno
insegnato le persone che ho incontrato in tutti questi anni, che sono venute da
me per portare un po’ del carico di sofferenza che le accompagnava in certi
momenti, nel corso della vita. Che vengono per trovare una mano che possa
aiutare a reggere, insieme, il peso del dolore.Ma proprio a
Natale questi pensieri? Sì, proprio a Natale, perché questo è uno di quei
periodi dell’anno in cui ci ritroviamo più soli. Strano, no? In questi
giorni le famiglie si riuniscono, ci ritroviamo con i parenti, feste con gli
amici… eppure siamo soli.
Il frastuono
intorno a noi ci offre un’immagine di festa, tutti con il sorriso stampato sul
volto, pieni di allegria. Ma tutti sono gli altri. Perché noi,
appena ci fermiamo un momento, siamo colti dall’agitazione, dall’ansia. Allora
evitiamo di fermarci, entriamo nel frastuono, e noi stessi diventiamo, per gli
altri, un’immagine (falsa) di festa.
Chi vive in
famiglia si ritrova
a dover litigare con  i parenti per le futili ragioni della scelta con chi trascorrere la festa.....
E chi
vive da solo e non ha una famiglia? Questi sono i giorni più tristi 
dell’anno. I suoi occhi vedono che tutti gli altri sono in famiglia, con i loro
affetti, stanno insieme e si vogliono bene. Chi è solo è solo e i suoi occhi vedono solo solitudine. Non c’è un abbraccio, un sorriso, una parola che possa dare
conforto al suo cuore. E allora i giorni di festa - festa per gli altri,
s’intende - diventano giorni di tristezza. Quasi giorni di lutto.
E il Natale
cristiano cosa dice a noi, uomini del nostro tempo, immersi in questo mare di
contraddizioni? Ma esiste ancora un Natale cristiano? Perché il Natale è la
nascita di Gesù di Nazareth. Gesù? Chi era costui? Un poverello senza dimora. Dio che nella Sua grandezza ha voluto scegliere di nascere POVERO.
Ma noi lo abbiamo capito veramente perchè???
Ma forse
tutto questo può diventare una buona occasione per ritrovare nella nostra vita il
senso di una festa così "fraintesa". E magari provare ad uscirne. 
Uscire
da una festa tutta esteriorità, che non sa più ritrovare una dimensione
nell’interiorità dell’anima.
Nel Vangelo
è raccontato, con un’immagine molto suggestiva, che gli angeli, i
messaggeri del Buon Dio, ci dicono che Gesù nasce povero si, ma anche  per portare ‘pace
agli uomini’ perché ‘Dio ama gli uomini’. Per noi cristiani questo è
il giorno più ‘incomprensibile’ della storia. Gesù di Nazareth è Dio con noi!
Dio che, rendendosi conto che per noi è così difficile avvicinarci a Lui,
decide di venire lui da noi e presentarsi nella nostra umanità. Ci abbiamo riflettuto abbastanza sul vero e profondo valore che ha avuto per noi il Giubileo della Misericordia che si è appena concluso?
Tutti,
comunque, cristiani o non cristiani, se vogliamo ‘liberarci’ dalle costrizioni
di un Natale "apparente", abbiamo bisogno di ritrovare un po’ di silenzio
con noi stessi.
Proviamo ad  a regalarci un’ora di tempo
(anche frazionata: qualche minuto al giorno, per qualche giorno…). Spegniamo la
televisione, spegniamo internet, lo stereo, il telefonino. Chiediamo ai nostri
familiari di non chiamarci in quei pochi minuti, di lasciarci da soli. Restiamo
lì, ascoltando i nostri pensieri, provando a sentire che stiamo nuotando nel
fiume della Vita (che possiamo chiamare anche Dio, al di là di
qualunque religione), che siamo fra le Sue braccia. 
Sarebbe proprio un bel
regalo di Natale che ci facciamo!
Nel silenzio
potremo riscoprire il senso della festa e il dono della pace. La
pace del cuore. Quella pace che ci viene dalla pace ritrovata: con
chi può averci fatto del male, con coloro cui noi possiamo aver fatto del male,
magari anche senza rendercene conto. Pace ritrovata, infine, con noi stessi.
Con le contraddizioni che accompagnano la nostra vita di ogni giorno, con i
nostri limiti, le nostre deficienze. Con il fatto che non siamo sempre
all’altezza dei nostri compiti.
In un giorno
di pace, allora davvero possiamo dirci BUON Natale,  prima però a noi stessi e poi agli altri!!!



 
 
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