martedì 26 marzo 2019

A " tu per tu" lo psicologo risponde


Corpo, dieta e identità

Mi chiamo C. ho 27 anni, non so se ho problemi o meno...volevo parlargliene. Brevemente...ero una ragazza brillante a scuola, con ottimi risultati, facevo danza ad un livello abbastanza alto,ci tenevo molto al mio fisico ecc. Mi sono iscritta all'università, studiavo molto e correvo nel tempo libero per tenermi in forma. Mi sono laureata nei tempi previsti con il massimo dei voti. Poi mi sono lasciata col mio ragazzo dopo 5 anni. Da allora ho smesso di fare sport. E' stata una separazione dolorosa, inoltre verso la fine del nostro rapporto ho iniziato in maniera più o meno incontrollata a tirarmi tutti i capelli...ho fatto qualche mese di psicoterapia perchè volevo continuare a studiare, ma stavo diventando calva...non ho proseguito con la psicoterapia per non gravare sui miei familiari economicamente. Dopodichè ho iniziato a curare molto di piu' la mia immagine, ad uscire e rilassarmi di piu'.Ho imparato che tutti abbiamo bisogno di relax e di dormire...di prendeci cura di noi....tutto positivo insomma. Adesso credo di avere il problema opposto...sono iscritta alla specialistica ma non studio mai...praticamente nell'ultimo anno non ho fatto quasi niente principalmente perchè quando studio troppo ingrasso e per tenere il peso che voglio spesso sono costretta a non fare niente se non aspettare l'ora della mia "misera cena"... Vede ....ci tengo troppo alla mia magrezza...mi piace sentirmi bella e non riesco a prescindere da questa cosa.....è diventato il mio chiodo fisso. Non riesco più a vedere il mio futuro, cosa che prima invece perseguivo con tanto impegno.  E' strano perchè prima accettavo il fatto di mettere qualche chilo sotto esame, che tendevo a eliminare subito dopo l'esame con digiuni e digiuni, adesso non sono piu' disposta,vedo tutto inutile...che fare?

Cara C.,
della sua lettera mi colpiscono in particolare due aspetti. Sembra che lei abbia la sensazione di essere diventata un’altra persona, il fatto che usi il tempo al passato per descriversi fino a un certo punto della lettera e poi cominci a usare il presente facendo un continuo raffronto fra prima e dopo. L’altra cosa è che leggendo la sua lettera sembra che in un certo senso il suo approccio alla vita sia sempre stato eccessivamente aggressivo, la sensazione che passa è quella di una persona che rincorre un obbiettivo come se il suo tempo fosse poco. Ma forse è solo una sensazione. Per molti anni ha tentato di costruirsi un futuro di successo, illudendosi che se fosse stata bella e determinata tutto il resto sarebbe andato al suo posto. Mi pare di leggere tra le righe che ogni suo difetto è vissuto come uno scoglio da superare, un problema da risolvere. Per fare ciò è necessario avere un fortissimo controllo sulla propria vita (corpo compreso), l’eccessiva attenzione sul cibo e sul proprio aspetto è solo una conseguenza di un approccio alla vita eccessivamente focalizzato al risultato e meno all’esperienza. Tutto sembra essere cominciato dal momento in cui ha sofferto per la fine del rapporto con il suo ragazzo, un’esperienza, quella di non essere amati dalla persona che amiamo, sempre dolorosa e difficile, ma anche piuttosto comune. Lei però sembra aver perso in quella occasione le sue certezze su di sé. Oggi differentemente da quanto riusciva a fare nel passato, sembra proprio costretta in una condizione di pochissima libertà di espressione di sé in un atteggiamento marcatamente rinunciatario che le fa sentire “tutto inutile”. Mi pare che per troppo tempo si sia concentrata eccessivamente sul costruire sé stessa e meno sul vivere la sua vita per quello che è. Con ciò non intendo dire che non dobbiamo pensare a porre le basi per realizzare qualcosa nel futuro, intendo invece affermare che quando ci concentriamo solo sul nostro futuro perdiamo di vista il nostro presente e non ci ritroviamo più. C., sei una giovane che ha troppo da perdere e troppo poco da guadagnare a ritirarsi nel suo dolore. Dici che ti piace sentirti bella, questa è un’ottima cosa, poi aggiungi che non puoi fare a meno di sentirti bella e questo sa di costrizione; un conto è compiacersi della propria bellezza, altro è “essere a servizio della propria bellezza”. Si ricordi che sono i nostri piccoli difetti a renderci speciali. Cara C., a un certo punto della tua lettera dici di aver interrotto un lavoro psicoterapico per non gravare troppo sui tuoi familiari, prova a riconsiderare questa scelta. Metta le sue esigenze davanti a quelle degli altri, sia più egoista e si faccia aiutare, la necessità di mantenere questo falso “equilibrio” le sta chiedendo un pochino troppo in cambio, la sua vita è solo all’inizio di una storia tutta da scrivere e vivere, se lo conceda.

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