giovedì 19 settembre 2019

San Gennaro


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San Gennaro è il santo patrono di Napoli, eletto dopo aver salvato la città da pestilenze e dalle eruzioni del Vesuvio. È uno dei santi più amati dell’antichità non solo oggi, ma anche nel passato, sia dai cristiani che dai pagani.
Vescovo di Benevento, fu martirizzato sotto Diocleziano, oggi è conosciuto in particolare per il miracolo della liquefazione del sangue, che avviene tre volte l’anno. I suoi tributi iconografici sono la palma, simbolo del martirio, e il bastone pastorale. Gennaro nacque nella seconda metà del III secolo a Napoli, e fu eletto vescovo di Benevento, città in cui svolse il suo apostolato. Era una figura piuttosto amata dai fedeli cristiani ma anche dalla comunità pagana. La storia del suo martirio si sviluppa nel periodo delle persecuzioni cristiane per mano di Diocleziano.

Gennaro era molto amico del diacono Sosso, che guidava con amore la comunità cristiana di Miseno e che fu incarcerato dal proconsole della Campania, il giudice Dragonio. Quando venne a sapere dell’arresto di Sosso, Gennaro decise di andare a trovarlo in carcere insieme a due compagni, Festo e Desiderio, per portargli il suo conforto. Dragonio venne a sapere della presenza e dell’intromissione di Gennaro, così decise di arrestare anche loro tre, generando così le proteste di Procolo, diacono di Pozzuoli e di Eutiche e Acuzio, due fedeli cristiani della stessa città. Così anche loro tre furono arrestati e condannati a morte presso l’anfiteatro, sbranati dagli orsi.

Durante i preparativi, il proconsole Dragonio si accorse che il popolo dimostrava simpatia verso i prigionieri e così, per paura dei disordini durante i “giochi”, cambiò idea e il 19 settembre 305 fece decapitare i prigionieri.

Tutto ha inizio durante il trasporto delle reliquie del santo a Napoli quando, Eusebia o un’altra donna, consegnò al vescovo due ampolline che contenevano il sangue del martire. Per ricordare le tappe di questa solenne traslazione, vennero elette due cappelle, una è quella di San Gennariello al Vomero e l’altra è quella di San Gennaro ad Antignano.

Lo spirito di devozione nei confronti del santo era così forte da resistere nel tempo e arrivare fino ai giorni nostri. Sempre più cristiani si appassionarono al culto del santo tanto che si rese necessario l’ampliamento della catacomba per contenere un numero sempre più esiguo di fedeli.

Il culto del martire era già diffuso a partire dal V secolo, come dimostrano i numerosi dipinti, gli affreschi, i mosaici e le iscrizioni ritrovati nel cimitero sotterraneo. Molti cristiani volevano essere seppelliti accanto a lui e le loro tombe venivano ornate di dipinti e immagini che rappresentavano il santo.

Questo evento ci permette di capire come, già a partire dal V secolo, il martire Gennaro fosse considerato un santo secondo un’antica usanza ecclesiastica. La canonizzazione fu poi confermata da Papa Sisto V nel 1586.

La tomba divenne meta di pellegrinaggio grazie ai prodigi che venivano attribuiti al santo. Ad esempio, nel 476, in occasione di una violenta eruzione del Vesuvio, i napoletani si recarono in massa alla catacomba del santo per chiedere una sua intercessione e salvare la città. Da quel momento iniziò la tradizione di invocare San Gennaro per ricevere la grazia e far cessare terremoti ed eruzioni. Così il culto per il santo continuò a crescere mentre diminuiva quello per San Agrippino, fino a quel momento patrono della città. A partire dal 472 San Gennaro iniziò ad assumere il titolo di patrono principale della città.

Il miracolo del sangue e la storia delle reliquie

Per comprendere il valore delle reliquie di San Gennaro dobbiamo raccontare di una seconda eruzione, avvenuta nel 512. In quell’occasione fu il vescovo di Napoli Stefano I a iniziare le preghiere propiziatorie. In seguito fece costruire in suo onore, vicino alla basilica costantiniana di Santa Restituta, la prima cattedrale di Napoli, una chiesa chiamata Stefania, sulla quale venne eretto il Duomo alla fine del secolo XIII. 
All’interno della cripta venne riposto il cranio e la teca con le ampolle del sangue.

Si tratta di una decisione provvidenziale, perchè in questo modo si riuscirono a preservare le reliquie dal furto per mano dal longobardo Sicone che, durante l’assedio di Napoli nell’831, saccheggiò le catacombe presenti al di fuori della cinta muraria della città, e asportando le restanti ossa del santo che furono portate nella sede del ducato longobardo a Benevento.

Rimasero qui fino al 1156, fino a quando vennero spostate nel santuario di Montevergine dove rimasero per circa tre secoli. Per un momento se ne persero le tracce, vennero ritrovate soltanto in seguito ad alcuni scavi effettuati nel 1480, che le riportarono casualmente alla luce sotto l’altare maggiore, ben contrassegnate da una lamina di piombo con il nome del santo.

Dopo numerose discussioni e trattative, il 13 gennaio 1492 le ossa furono riportate a Napoli nel succorpo del Duomo e congiunte finalmente al capo e alle ampolle. In tutto questo tempo il cranio era stato sistemato in un preziosissimo busto d’argento, realizzato da tre orafi provenzali e donato al Duomo di Napoli da Carlo II d’Angiò nel 1305.

Nel 1646, il busto d’argento con il cranio e le ampolline col sangue, furono riposizionate nella nuova Cappella del Tesoro, decorata con capolavori d’arte d’ogni genere. Le ampolle sono state incastonate all’interno di una teca preziosa fatta realizzare da Roberto d’Angiò durante il suo lungo regno. Solo nel XVII secolo la teca assunse la forma che conosciamo noi oggi: due vetri circolari di circa dodici centimetri di diametro che racchiudono le due ampolline, una di forma ellittica schiacciata e ripiena per circa il 60% di sangue e l’altra più piccola cilindrica con poche macchie rosso-brunastre sulle pareti.

Il miracolo della liquefazione del sangue avviene solo in quella più grande. Le altre reliquie sono posizionate all’interno di un’antica anfora sono rimaste nella cripta del Duomo, al di sotto dell’abside e dell’altare maggiore della grande Cattedrale.

Che significato religioso ha il miracolo di San Gennaro?

Secondo un antichissimo documento, il miracolo di San Gennaro è avvenuto per la prima volta il 17 agosto 1389. Si tratta della prima volta in cui è stato documentato per cui è probabile che sia avvenuto anche in prima di questa data.

Da quel momento, ogni anno per tre volte avviene il miracolo. Il primo sabato di maggio, quando le reliquie e le ampolline vengono portati in processione in ricordo della prima traslazione da Pozzuoli a Napoli, una volta raggiunta la Basilica di Santa Chiara e dopo i rituali e le preghiere avviene la liquefazione del sangue raggrumato.

La seconda avviene il 19 settembre, in occasione delle ricorrenza della decapitazione del santo. Anche in questa circostanza, dopo i rituali e le preghiere, davanti al cardinale arcivescovo, alle autorità e ai fedeli, avviene il miracolo.

La terza avviene il 16 dicembre, festa del patrocinio di San Gennaro, in memoria dell’eruzione del Vesuvio nel 1631 arrestatasi grazie all’intercessione del santo.

Come ha confermato don Nicola Bux, teologo della Diocesi di Bari e consultore alle Congregazioni delle Cause dei Santi, i miracoli sono uno strumento per richiamare l’uomo a principi più alti. Il miracolo della liquefazione del sangue è comune anche ad altri santi, vicini a San Gennaro. Stiamo parlando di San Pantaleone a Ravello e San Lorenzo ad Amaseno, in provincia di Frosinone. In passato era molto frequente il recupero del sangue di chi era stato ucciso in nome di Cristo da conservare nelle ampolle.

Ricordiamo che il sangue dei martiri ha una virtù preziosa: è il seme di nuovi cristiani.

PREGHIERA

O glorioso Martire San Gennaro, 
che, con l’esercizio continuo
di tutte le virtù cristiane, 
attendeste alla santificazione del gregge 
affidato al vostro zelo pastorale 
e di quanti vi conobbero; voi, c
he suggellaste, col vostro sangue generoso, 
la fede di Gesù Cristo su questo colle, 
dove ogni anno vive il segno prodigioso 
del vostro martirio e del vostro valido 
patrocinio; otteneteci 
la grazia di praticare
 fedelmente i nostri doveri cristiani, 
di confessare generosamente la verità,
 di amare sempre Gesù, 
per assicurarci con la vostra protezione, 
la gloria eterna del Paradiso. 
Amen.

3 Pater, Ave e Gloria

19 Settembre 2023

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