venerdì 13 settembre 2019

San Giovanni Crisostomo


Per me il vivere è Cristo e il morire un guadagno
Dalle «Omelie» di san Giovanni Crisostomo, vescovo


                         "Molte mareggiate e minacciose tempeste ci sovrastano, ma non abbiamo paura di essere sommersi, perché siamo fondati sulla roccia. Infuri pure il mare, non potrà sgretolare la roccia. S'innalzino pure le onde, non potranno affondare la navicella di Gesù. Cosa, dunque, dovremmo temere? La morte? «Per me il vivere è Cristo e il morire un guadagno» (Fil 1, 21). Allora l'esilio? «Del Signore è la terra e quanto contiene» (Sal 23, 1). La confisca de beni? «Non abbiamo portato nulla in questo mondo e nulla possiamo portarne via» (1 Tm 6, 7). Disprezzo le potenze di questo mondo e i suoi beni mi fanno ridere. Non temo la povertà, non bramo ricchezze non temo la morte, né desidero vivere, se non per il vostro bene. È per questo motivo che ricordo le vicende attuali e vi prego di non perdere la fiducia.
Non senti il Signore che dice: «Dove sono due o tre riuniti nel mio nome, io sono in mezzo a loro»? (Mt 18, 20). E non sarà presente là dove si trova un popolo così numeroso, unito dai vincoli della carità? Mi appoggio forse sulle mie forze? No, perché ho il suo pegno, ho con me la sua parola: questa è il mio bastone, la mia sicurezza, il mio porto tranquillo. Anche se tutto il mondo è sconvolto, ho tra le mani la sua Scrittura, leggo la sua parola. Essa è la mia sicurezza e la mia difesa. Egli dice: «Io sono con voi tutti i giorni fino alla fine del mondo» (Mt 28, 20).
Cristo è con me, di chi avrò paura? Anche se si alzano contro di me i cavalloni di tutti i mari o il furore dei prìncipi, tutto questo per me vale di meno di semplici ragnatele. Se la vostra carità non mi avesse trattenuto, non avrei indugiato un istante a partire per altra destinazione oggi stesso. Ripeto sempre: «Signore, sia fatta la tua volontà» (Mt 26, 42). Farò quello che vuoi tu, non quello che vuole il tale o il tal altro. Questa è la mia torre, questa la pietra inamovibile, il bastone del mio sicuro appoggio. Se Dio vuole questo, bene! Se vuole ch'io rimanga, lo ringrazio. Dovunque mi vorrà, gli rendo grazie.
Dove sono io, là ci siete anche voi. Dove siete voi, ci sono anch'io. Noi siamo un solo corpo e non si separa il capo dal corpo, né il corpo dal capo. Anche se siamo distanti, siamo uniti dalla carità; anzi neppure la morte ci può separare. Il corpo morrà, l'anima tuttavia vivrà e si ricorderà del popolo. Voi siete i miei concittadini, i miei genitori, i miei fratelli, i miei figli, le mie membra, il mio corpo, la mia luce, più amabile della luce del giorno. Il raggio solare può recarmi qualcosa di più giocondo della vostra carità? Il raggio mi è utile nella vita presente, ma la vostra carità mi intreccia la corona per la vita futura."



Vita in breve di San Giovanni Crisostomo 
("bocca d'oro")
Giovanni nacque nel 349 ad Antiochia. Suo padre Secondo, cristiano, era un generale dell’esercito romano di stanza in Asia Minore. Qui conobbe Antusa, una ragazza bella, intelligente e cristiana. Non ci pensò due volte a sposarla. La gioia della nascita di Giovanni fu però oscurata dalla improvvisa morte di Secondo. E così la bella Antusa, appena ventenne, rimase vedova con un bambino da allevare.
Invece di risposarsi, e i “partiti” non le mancavano, si consacrò al Signore, come vedova, e si dedicò completamente al suo bambino. Il quale da grande sarà sempre orgoglioso della madre, della sua scelta eroica e coraggiosa e del suo entusiasmo. Tutti elementi che daranno a Giovanni un duraturo rispetto per le donne.
Il ragazzo poi era così intelligente che all’età di 18 anni aveva già completato gli studi classici, e, con disappunto della madre, invece che prepararsi al battesimo, si concesse “alle sollecitudini del mondo e alle chimere della giovinezza”. Non progettava niente di male: sentiva semplicemente il bisogno di provare a se stesso e agli altri la propria forza oratoria, e assaggiare un po’ di libertà giovanile. Nessuna devianza dalla legalità.
Arrivato a vent’anni chiese il battesimo, seriamente. Voleva essere un cristiano tutto intero e quindi, pensava lui, la scelta migliore era farsi monaco. La madre saggiamente gli sconsigliò la seconda scelta. Motivo semplice: il rigore della vita ascetica non era fatto per lui, fisicamente fragile.
Giovanni pensò bene di non rompere con sua madre su questo, ma realizzò parzialmente il suo sogno frequentando il famoso Asceterio di Antiochia, diretto da Diodoro, uomo santo ed erudito nelle Scritture.
Con tale maestro Giovanni progrediva nella via evangelica e nella conoscenza sempre più approfondita della Scrittura. Finché il vescovo Melezio gli propose di ordinarlo prete. Non era quello il suo ideale, ma accettò alla fine di diventare... lettore, e quindi a dedicarsi all’istruzione dei catecumeni.
Morta la madre nel 372 Giovanni credette giunto il momento di realizzare il suo sogno: farsi monaco. Lo fu per alcuni anni, e dopo scelse la via eremitica, molto più impegnativa della prima. Si rintanò in una caverna per due anni, conducendo una vita estremamente dura dal lato ascetico, ma disastrosa dal lato fisico. Il suo organismo infatti ne uscì rovinato. Era questo che voleva il Signore?
Gli tornò in mente la sua saggia madre: aveva ragione lei. Era meglio santificarsi aiutando gli altri a convertirsi, che marcire in una spelonca, pensando solo alla propria santificazione. Grande verità. Capì che ci poteva essere una via alla santificazione personale insieme agli altri e per gli altri, cioè nell’azione, non solo nella preghiera e nella contemplazione solitaria in una caverna. Aveva capito e aveva scelto la propria vocazione. Malato, depresso e deluso dall’esperienza tornò ad Antiochia in aiuto del suo vescovo Melezio.
Questi lo ordinò diacono e lo portò con sé al Concilio Ecumenico di Costantinopoli del 381. Qui fu colpito dallo spettacolo poco esaltante di alcuni vescovi, spesso più impegnati ad affermare la supremazia della propria chiesa sulle altre che di testimoniare il Vangelo.
Giovanni non era né un politico che vive di compromessi e di diplomazia (che spesso è ipocrisia), né uomo di mondo che si nutre di feste, di lusso e di vita comoda.
Cominciò subito un programma di riforme, cominciando dal proprio palazzo: disse un addio senza rimpianti ai ricevimenti sfarzosi per i signori della corte e delle loro dame di compagnia, ridusse i propri beni e riuscì anche ad eliminare le spese inutili della diocesi. Risultato? Più mezzi per assistere maggiormente i poveri, erigere nuove chiese, progettare ospedali efficienti, nei quali pose non solo il personale medico, ma anche cuochi e cappellani.

1 commento:

  1. In questo giorno dove non posso fare a meno di ricordare la mia ordinazione diaconale, la figura di San Giovanni Crisostomo mi aiuta a comprendere l'urgenza di fare pulizia nella mia vita, uscire dalla caverna, per testimoniare Dio al mondo. "Dove sono io, là ci siete anche voi"

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