lunedì 14 settembre 2020

Esaltazione della Santa Croce


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Il crocifisso è il più importante simbolo del Cristianesimo. Raffigura una croce con la sagoma di Cristo e ricorda all’umanità non solo il mistero della sua resurrezione, ma anche l’amore incondizionato di Dio, pronto a sacrificare il Suo unico figlio per condurre l’umanità alla salvezza e alla vita eterna. In cima al crocifisso, compare sempre una scritta incisa o dipinta che riporta la parola INRI, acronimo del latino Iesus Nazarenus Rex Iudaeorum (Gesù Nazareno, re dei Giudei). Ãˆ estremamente importante per i Cristiani avere un crocifisso in casa perché può aiutarli a pregare per Gesù Cristo. Moltissimi Santi lo fecero, sia nelle loro preghiere giornaliere che nei momenti di estrema sofferenza. Personaggi molto noti quali Santa Caterina da Siena e Giovanna d’Arco sono profondamente legate all’iconografia del crocifisso: la prima era solita fissarlo per diverse ore al giorno, recitando preghiera; la seconda vi è legata per il momento del suo martirio, in cui chiese di poter fissare un crocifisso, durante i suoi ultimi momenti di vita, prima di bruciare sul rogo. Così come Maria assistette alla morte di suo figlio, il crocifisso presenziò la morte di Santa Giovanna d'Arco.

Per contemplare il Crocifisso è necessario meditare sulla paradossale «parola della croce» (1Cor 1,18), il mistero centrale della nostra fede. In verità, di fronte alla «parola della croce», debolezza di Dio, debolezza del cristiano, debolezza della chiesa, ma pienezza della vita perché «vita in abbondanza» (cf. Gv 10,10), «vita eterna» (cf. Gv 3,15-16.36; 4,14; ecc.), nessuno di noi è all’altezza di definirsi discepolo di Cristo. Se mai, potrà fare sue le parole di Ignazio di Antiochia: «Ora comincio a essere discepolo» (Ai Romani 5,3). D’altra parte, se questa nostra debolezza è assunta consapevolmente, in essa può manifestarsi «Cristo crocifisso, … potenza di Dio» (1Cor 1,23-24), secondo la parola rivolta dal Signore a Paolo: «Ti basta la mia grazia: la mia potenza si manifesta pienamente nella debolezza» (2Cor 12,9). E saranno proprio alcune riflessioni di Paolo nelle sue due lettere alla chiesa di Corinto a costituire la trama della mia meditazione.

Nella Prima lettera ai Corinti, rivolgendosi a una chiesa che a pochi anni dalla sua fondazione appare attraversata da contese, ed è tentata dal culto delle personalità apostoliche (cf. 1Cor 1,12), ma soprattutto di avere ragioni per gloriarsi davanti a Dio (cf. 1Cor 1,27-29) e di fare della fede cristiana una religione capace di convincere quanti cercano miracoli, e un’ideologia per quanti cercano la sapienza, Paolo rinnova l’annuncio del Vangelo. A Corinto è infatti il cuore stesso del Vangelo a essere compromesso: la croce di Cristo rischia di essere svuotata (cf. 1Cor 1,17)! Di fronte a tale depauperamento, l’Apostolo pronuncia parole decisive, frutto di esperienze patite in prima persona: «Io ritenni di non sapere altro in mezzo a voi se non Gesù Cristo, e Cristo crocifisso» (1Cor 2,2). Alla sapienza mondana Paolo oppone «la parola della croce» (1Cor 1,18), non un annuncio fondato su discorsi persuasivi o ragionamenti che hanno la loro forza nella sublimità della parola e della cultura. 

Nella chiesa di Corinto sono già in atto tentativi di trasformare il messaggio del Vangelo in speculazione culturale: ciò si traduce nel rifiuto del volto di Dio manifestatosi nel Figlio Gesù Cristo crocifisso, in un’interpretazione della resurrezione in termini trionfali, nel misconoscimento della debolezza quale cardine della vita cristiana. In reazione a tutto questo, l’Apostolo, che attraverso la sua vicenda personale e con la grazia del Signore ha approfondito la scientia crucis, legge sì la croce come follia perché evento inaudito, fallimento agli occhi del mondo, ma contemporaneamente la predica come «potenza di Dio e sapienza di Dio» (1Cor 1,24), cioè pienezza della vita, possibilità di giungere a quella vita piena che Dio aveva pensato per l’uomo all’atto di crearlo per mezzo e in vista del Figlio (cf. Col 1,16).
Ebbene, sulla croce Gesù è stato l’uomo che si è caricato delle sofferenze dei fratelli, l’uomo che non si è difeso rispondendo con violenza alla violenza che gli veniva inflitta, ma ha speso la vita per gli altri, offrendo se stesso «fino alla morte e alla morte di croce» (Fil 2,8). Proprio in questa morte che agli occhi del mondo è una sconfitta consiste la vittoria dell’amore di Gesù, il Servo del Signore crocifisso, «vincitore perché vittima».

La morte di Cristo non è stata una morte qualsiasi, non è stata neppure rivestita dalla gloria del martirio, come quella del suo maestro Giovanni il Battista, ma è stata una morte vergognosa: «mortem autem crucis» (Fil 2,8). Ebbene, il carattere infamante di tale morte non può essere taciuto né rimosso: questo evento – personalizzato e quasi ipostatizzato nel termine «croce» – era e resta scandalo e follia! Non si dimentichi: al tempo di Gesù la croce era uno strumento di morte terribile, un patibolo turpissimo agli occhi dei romani, un supplizio che, agli occhi dei giudei, rendeva chi vi era appeso un maledetto da Dio e dagli uomini. Eppure Gesù ha trasformato la croce in luogo veramente glorioso, in luogo in cui egli ha amato gli uomini fino all’estremo, in luogo in cui è morto per noi, per donarci la salvezza (cf. 1Ts 5,9-10)!

Nella Seconda lettera ai Corinti Paolo si dedica ampiamente a descrivere la stoltezza della croce e la debolezza, quali si rivelano nella sua vita e nel suo ministero, con affermazioni che non possono non riguardare la vita di ogni cristiano. In questo testo l’Apostolo si propone certamente di difendere il suo ministero di fronte ad avversari provenienti sia dal giudaismo, sia dall’interno della stessa comunità di Corinto; più di ogni altra cosa, però, ciò che gli sta a cuore è la salvaguardia dell’integrità del Vangelo, al cui servizio egli si è totalmente dedicato. Per questo egli afferma innanzitutto la potenza del proprio ministero apostolico (cf. 2Cor 2,14-4,6), ma nel contempo ne sottolinea la debolezza (cf. 2Cor 4,7-5,10). In tal modo, come già a proposito della potente stoltezza della croce, siamo posti di fronte al carattere di paradosso del ministero apostolico e, più in profondità, dell’intera vita cristiana. Sì, la croce è scandalo e follia, ma al cristiano è chiesto solo di non contraddirla, bensì di accettare che, attraverso di essa, la potenza di Dio, la potenza del Crocifisso risorto operi nella sua vita!

Gesù si fidava completamente dei suoi dodici Apostoli e chiese loro di rimanere con lui la notte prima del giorno della sua morte. Mentre gli altri si abbandonarono al sonno, San Giovanni rimase con lui fino alla fine, fin sotto la Croce, insieme alla Beata Vergine Maria. San Giovanni Apostolo non fuggì da quell’orribile situazione e rimase lì vicino a Gesù, in segno di amore e compassione per Cristo. Allo stesso modo, noi cristiani possiamo emulare il comportamento di San Giovanni, affrontando le situazioni più difficili con l’aiuto di un crocifisso.

“Ti benediciamo, Signore, Padre santo, perché nella ricchezza del tuo amore, dall’albero che aveva portato all’uomo morte e rovina, hai fatto scaturire la medicina di salvezza e di vita. Il Signore Gesù, sacerdote, maestro e re, venuta l’ora della sua Pasqua, salì volontariamente su quel legno e ne fece l’altare del sacrificio, la cattedra di verità, il trono della sua gloria. Innalzato da terra trionfò sull’antico avversario e avvolto nella porpora del suo sangue con amore misericordioso attirò tutti a sé; aperte le braccia sulla croce offrì a te, o Padre, il sacrificio della vita e infuse la sua forza redentrice nei sacramenti della nuova alleanza; morendo rivelò ai discepoli il senso misterioso di quella sua parola: il chicco di grano che muore nei solchi della terra produce una messe abbondante. Ora ti preghiamo, Dio onnipotente, fa’ che i tuoi figli adorando la Croce del Redentore, attingano i frutti della salvezza che egli ha meritato con la sua passione; su questo legno glorioso inchiodino i propri peccati, infrangano la loro superbia, guariscano l’infermità della condizione umana; traggano conforto nella prova, sicurezza nel pericolo, e forti della sua protezione percorrano incolumi le strade del mondo, fino a quando tu, o Padre, li accoglierai nella tua casa. Per Cristo nostro Signore. Amen”.


CONSACRAZIONE 
 al SS. Crocifisso

Gesù Crocifisso, da Te riconosciamo
 il grande dono della Redenzione e, per essa, il diritto al Paradiso. Come atto di riconoscenza per tanti benefici, 
Ti intronizziamo solennemente nella nostra famiglia,
 perché Tu ne sia il dolce Sovrano e Maestro Divino.

La tua parola sia luce nella nostra vita:
 la tua morale, regola sicura di tutte le nostre azioni. 
Conserva e rinvigorisci lo spirito cristiano perché ci mantenga 
fedeli alle promesse del Battesimo e ci preservi 
dal materialismo, rovina spirituale di tante famiglie.

Concedi ai genitori fede viva nella Divina Provvidenza 
e virtù eroica per essere esempio di vita cristiana ai figli;
 alla gioventù di essere forte e generosa nell’osservare i 
tuoi comandamenti; ai piccoli di crescere nella innocenza 
e bontà, secondo il tuo Cuore divino. 

Questo omaggio alla tua Croce sia anche atto
 di riparazione per l’ingratitudine di quelle famiglie cristiane 
che Ti hanno rinnegato. Ascolta, o Gesù, la nostra preghiera
 per l’amore che ci porta la tua SS. Madre; 
e per i dolori da Lei sofferti ai piedi della Croce, 
benedici la nostra famiglia perché, vivendo nel tuo 
amore oggi, possa goderti nell’eternità. 
Così sia!

INNO

Ecco il vessillo di un Re crocifisso,
mistero di morte e di gloria:
il Signore del mondo
si spegne su un patibolo.

Straziato nelle carni,
atrocemente inchiodato,
si immola il Figlio di Dio,
vittima pura del nostro riscatto.

Colpo di lancia crudele
squarcia il tuo cuore; fluisce
sangue ed acqua: è la fonte
che ogni peccato lava.

Sangue regale imporpora
lo squallore del legno:
risplende la croce e Cristo
regna da questo trono.

Salve, croce adorabile!
Su questo altare muore
la Vita e morendo ridona
agli uomini la vita.

Salve, croce adorabile,
sola nostra speranza!
Concedi perdono ai colpevoli,
accresci nei giusti la grazia.

O Trinità beata unico Dio,
a te si elevi la lode;
custodisci nei secoli
chi dalla croce è rinato. Amen.

PROMESSE di nostro Signore a coloro che onorano e venerano il Santo Crocifisso

Il Signore nel 1960 avrebbe fatto queste promesse ad una sua umile serva:

1) Quelli che espongono il Crocifisso nelle loro case o posti di lavoro e lo decorano con fiori, raccoglieranno molte benedizioni e ricco frutto nel loro lavoro e nelle loro iniziative, insieme ad un immediato aiuto e conforto nei loro problemi e sofferenze.

2) Coloro i quali guardano al Crocifisso anche soltanto pochi minuti, quando saranno tentati o sono nella battaglia e nello sforzo, soprattutto quando saranno tentati dalla collera, padroneggeranno subito se stessi, la tentazione e il peccato.

3) Quelli che mediteranno ogni giorno, per 15 minuti, sulla Mia Agonia sulla Croce, sosteranno di sicuro le loro sofferenze e i loro fastidi, prima con pazienza più tardi con gioia.

4) Quelli che molto spesso meditano sulle Mie ferite sulla Croce, con profondo dolore per i loro peccati e le loro colpe, acquisteranno presto un profondo odio al peccato.

5) Coloro i quali spesso e almeno due volte al giorno offriranno al Padre celeste le mie tre ore di Agonia sulla Croce per tutte le negligenze, le indifferenze e le mancanze nel seguire le buone ispirazioni ne abbrevieranno la punizione o ne saranno completamente risparmiati.

6) Quelli che volentieri recitano giornalmente il Rosario delle Sante Piaghe, con devozione e grande fiducia mentre meditano sulla Mia Agonia sulla Croce, otterranno la grazia di adempiere bene i loro doveri e con il loro esempio indurranno gli altri a fare altrettanto.

7) Coloro i quali ispireranno ad altri ad onorare il Crocifisso, il Mio preziosissimo Sangue e le Mie Piaghe e che inoltre faranno conoscere il Mio Rosario delle S. Piaghe otterranno presto risposta a tutte le loro preghiere.

8) Coloro i quali fanno la Via Crucis giornalmente per un certo periodo di tempo e la offrono per la conversione dei peccatori possono salvare un’intera Parrocchia.

9) Coloro i quali per 3 volte consecutive (non nello stesso giorno) visitano un immagine di Me Crocifisso, la onorano e offrono al Padre Celeste la Mia Agonia e Morte, il Mio preziosissimo Sangue e le Mie Piaghe per i loro peccati avranno una bella morte e moriranno senza agonia e paura.

10) Quelli che ogni venerdì, alle tre del pomeriggio, meditano sulla Mia Passione e Morte per 15 minuti, offrendole insieme al Mio Preziosissimo Sangue e alle Mie S. Piaghe per se stessi e per i morenti della settimana, otterranno un alto livello di amore e di perfezione e possono star sicuri che il diavolo non potrà causare loro ulteriori danni spirituali e fisici.

INDULGENZE 
legate all’uso del Crocifisso

In articulo mortis ( al momento della morte)
Al fedele in pericolo di morte, che non possa essere assistito da un sacerdote che gli amministri i sacramenti e gli impartisca la benedizione apostolica con l’annessa indulgenza plenaria, la santa Madre Chiesa concede ugualmente l’indulgenza plenaria in punto di morte, purché sia debitamente disposto e abbia recitato abitualmente durante a vita qualche preghiera. Per l’acquisto di tale indulgenza è raccomandabile l’uso del crocifisso o della croce. La condizione “purché abbia recitato abitualmente durante la vita qualche preghiera” supplisce in questo caso le tre solite condizioni richieste per l’acquisto dell’indulgenza plenaria. Questa indulgenza plenaria in punto di morte può essere lucrata dal fedele che, nello stesso giorno abbia già acquistato un’altra indulgenza plenaria.

Obiectorum pietatis usus (Uso degli oggetti di pietà)
Il fedele che devotamente usa un oggetto di pietà (crocifisso o croce, corona, scapolare, medaglia), benedette da un sacerdote qualsiasi, può lucrare una indulgenza parziale. Se poi tale oggetto religioso è benedetto dal Sommo Pontefice o da un Vescovo, il fedele, che devotamente lo usa, può acquistare anche l’indulgenza plenaria nella festa dei santi Apostoli Pietro e Paolo, aggiungendo però la professione di fede con qualsiasi legittima formula.

I SANTI e il CROCIFISSO

San Francesco dìAssisi
È naturale che subito richiami alla mente, soprattutto nella spiritualità francescana, l’episodio del giovane Francesco, orante, davanti a quello di San Damiano. È noto che da quell’incontro con il Cristo sofferente, con il Cristo in Croce, da quell’intimo dialogo, nasca poi tutto il cammino di San Francesco. Dal “Va e ripara la mia casa”, davanti a quell’ “immagine”, la Storia della Chiesa non fu più la stessa.
Santa Rita da Cascia.
Basta solamente pensare all’iconografia popolare della Santa. Le immagini parlano chiaro. Dalle immaginette sacre ai quadri, passando per i “medaglioni” (quasi sempre incorniciati di oro splendente), l’effige di Santa Rita vede coinvolto un piccolo crocifisso ligneo, posto sempre nelle sue mani. È stretto nelle sue mani. Così come si tiene stretto l’amato/a. In questo caso, è l’Amato, con la “a” maiuscola. Quel crocifisso è il ricordo delle stimmate ricevute nel 1432. Bisogna dire, però, che l’immagine non è “propriamente” vera.
Fu rivelato a S. Margherita Alacoque, apostola del S. Cuore” Nostro Signore sarà propizio in punto di morte a tutti coloro che di venerdì lo adoreranno 33 volte sulla croce, trono della sua Misericordia ( scritti n. 45).
A suor Antonietta Prevedello il divino Maestro disse: “ ogni volta che un’anima bacia le ferite del crocifisso merita che Io le baci le piaghe della sua miseria e dei suoi peccati… io ricompenso con 7 doni mistici, quelli dello Spirito Santo, atti a distruggere i 7 peccati capitali, quelli che baciano per adorazione le piaghe sanguinanti del mio Corpo.”
A suor Marta Chambon, suora della visitazione di Chambery, fu rivelato da Gesù:” Le anime che pregano con umiltà e meditano la mia dolorosa Passione, avranno un giorno una partecipazione alla gloria delle mie Piaghe, contemplami sulla croce.. stringiti al mio cuore, vi scoprirai tutta la bontà di cui è colmo.. vieni figlia mia e gettati qui dentro. Se volete entrare nella luce del Signore bisogna nascondersi nel mio Costato. Se volete conoscere l’intimità delle viscere della Misericordia di Colui che vi ama tanto, dovete avvicinare le labbra con rispetto ed umiltà all’apertura del mio Sacro Cuore. L’anima che spirerà nelle mie piaghe non si dannerà.”

Gesù ha rivelato a S. Geltrude: “Ti confido che mi torna assai gradito vedere lo strumento del mio supplizio circondato d’amore e di rispetto”.


    14 Settembre 2023

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