mercoledì 25 novembre 2020

Giornata internazionale CONTRO la VIOLENZA sulle DONNE



UNA PANDEMIA INVISIBILE

Quando parliamo di violenza contro le donne non intendiamo solo la violenza fisica e sessuale: un qualunque comportamento che limiti le libertà di un’altra persona è considerabile come violenza.
Esiste la violenza psicologica, caratterizzata da continue svalutazioni e denigrazioni; la violenza economica, tipica di situazioni di fragilità finanziaria nelle quali l’uso del denaro è ad unica discrezione del partner; lo stalking, quando si è vittima di atti persecutori, ossia ci sono una serie di molestie e atti lesivi continuativi che provocano disagio psichico, fisico e senso di timore e paura. Esperienze di bullismo, di svalutazioni vissute in tempo adolescenziale e protratte nelle mura domestiche istigano l'autolesionismo e il suicidio. 
La giornata internazionale contro la violenza sulle donne è una data che non deve passare inosservata e va spiegata anche ai più piccoli poiché crediamo che il rispetto verso la figura femminile se appreso fin dall’infanzia rimane un concetto forte anche durante l’età adulta. Ricordiamoci tutti ogni giorno che i bambini assorbono e apprendono ciò che vedono e vivono. Imparano dai gesti, dai nostri rapporti interpersonali e sociali, dal nostro modo di accogliere l’altra e l’altro. E' un dovere di tutti  trasmettere questo concetto fondamentale per permettere ai giovani che crescono di diventare adulti sensibili e non indifferenti, in grado di amare e non di minacciare.

Giornata contro la violenza sulle donne: perché si celebra il 25 novembre.

È stata l’assemblea dell'Onu nel 1999 a scegliere questa data in ricordo del sacrificio delle sorelle Patria, Minerva e Maria Teresa Mirabal, uccise dagli agenti del dittatore Rafael Leonidas Trujillo in Repubblica Dominicana.Il 25 novembre si celebra in tutto il mondo la Giornata Mondiale contro la violenza sulle donne. Ma da dove ha origine questa ricorrenza?


La storia delle sorelle Mirabal

Per scoprirlo, serve tornare indietro al 1960. Il 25 novembre di quell'anno, infatti, tre sorelle furono uccise dagli agenti del dittatore Rafael Leonidas Trujillo, a Santo Domingo, nella Repubblica Dominicana. Dopo essere state fermate per strada mentre si recavano in carcere a far visita ai mariti, furono picchiate con dei bastoni e gettate in un burrone dai loro carnefici, che cercarono di far passare quella brutale violenza per un incidente. All’opinione pubblica fu subito chiaro che le tre donne erano state assassinate. Patria, Minerva e María Teresa Mirabal — questi i loro nomi — erano, infatti, conosciute come attiviste del gruppo clandestino Movimento 14 giugno, inviso al governo. A causa della loro militanza, nel gennaio del 1960, furono anche arrestate e incarcerate per alcuni mesi.

La lotta alla dittatura

Le tre sorelle sono passate alla storia anche con il nome di Las Mariposas (le farfalle), per il coraggio dimostrato nell’opporsi alla dittatura, lottando in prima persona per i diritti delle donne. Il 3 agosto 1960, in seguito alle pressioni dell’opinione pubblica e alle accuse di «violazione dei diritti umani» formulate dall’Organizzazione degli Stati Americani contro il regime, il presidente Héctor Bienvenido rassegnò le dimissioni a favore del vicepresidente Joaquín Balaguer, mentre Trujillo venne assassinato il 30 maggio 1961. Le tre sorelle sono state ricordate nel 1995 dalla scrittrice dominicana Julia Alvarez ne «Il tempo delle farfalle», libro dal quale è stato anche tratti il film In the Time of the Butterflies con Salma Hayek nel ruolo di Minerva

L'istituzione della Giornata

Il 25 novembre del 1981 avvenne il primo «Incontro Internazionale Femminista delle donne latinoamericane e caraibiche» e da quel momento il 25 novembre è stato riconosciuto come data simbolo. Un ulteriore passo in avanti è stato fatto con il riconoscimento della violenza sulle donne come fenomeno sociale da combattere, grazie alla Dichiarazione di Vienna del 1993.

Il simbolo delle scarpe rosse

Uno dei simboli più usati per denunciare la violenza sulle donne e sensibilizzare l’opinione pubblica sul tema sono le scarpe rosse, «abbandonate» in tante piazze. Un simbolo ideato nel 2009 dall’artista messicana Elina Chauvet con l’opera Zapatos Rojas. L’installazione è apparsa per la prima volta davanti al consolato messicano di El Paso, in Texas, per ricordare le centinaia di donne rapite, stuprate e uccise a Ciudad Juarez. Con la sua arte Chauvet porta avanti anche una battaglia personale: ricordare, ogni giorno, sua sorella minore, uccisa dal compagno quando aveva 22 anni. La violenza rappresenta comunque un jolly, una strategia che l’uomo può giocarsi in qualsiasi momento e in qualsiasi luogo si trovi ad essere la donna. La violenza in ambito domestico, soprattutto da parte del partner, dell’ex partner o dal marito, ovvero persone che dicevano di amarla, è l’evento più frequente. Nella quasi totalità dei casi le violenze non sono denunciate, continuando così a rimanere un fenomeno sommerso. Gli abusi e le violenze, specie se in atto da un lungo periodo, determinano in chi ne è vittima un’alterata percezione di sé, delle proprie personali risorse, un senso di fallimento e di isolamento, un’incapacità di immaginare un’autonomia economica o psicologica dal partner, in poche parole una lenta e sistematica erosione dell’identità.
Questo in parte spiega il motivo per cui una donna “accetta” la violenza e non si ribella.



La violenza contro le donne e la pandemia Covid-19

Laddove le famiglie sono più a stretto contatto e trascorrono più tempo assieme, come avvenuto durante l’attuale pandemia, aumenta il rischio che le donne e i figli siano esposti alla violenza soprattutto se in famiglia vi sono gravi perdite economiche o di lavoro. Man mano che le risorse economiche diventano più scarse, possono aumentare anche forme di abuso, di potere e di controllo da parte del partner. I dati Istat t indicano che le chiamate al numero antiviolenza 1522 nel periodo 1 marzo-16 aprile 2020 sono state 5.031, il 75% in più rispetto al medesimo periodo del 2019.Con l'espressione violenza di genere si indicano tutte quelle forme di violenza da quella psicologica e fisica a quella sessuale, dagli atti persecutori del cosiddetto stalking allo stupro, fino al femminicidio, che riguardano un vasto numero di persone discriminate in base al sesso.
Nel Periodo compreso tra marzo e giugno 2020 il numero delle chiamate sia telefoniche sia via chat al numero antiviolenza 1522 secondo i dati Istat è più che raddoppiato rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente (+119,6%), passando da 6.956 a 15.280. 



Femminicidio è un termine che tristemente e prepotentemente è entrato nella nostra quotidianità. I dati in Italia sono infatti impietosi perché ogni anno quasi duecento donne vengono uccise, una ogni tre giorni. Perché la violenza sulle donne non è un’emergenza, né un problema di sicurezza e non è un problema solo delle donne. Non è un una questione privata, ma è un fatto sociale perché è violazione dei diritti umani universalmente riconosciuti: diritto alla vita ,all’integrità fisica e psicofisica e, quindi, diritto ad una vita libera ed autodeterminata. Tanto più in questo tempo della pandemia, in cui le misure di restrizioni anti contagio hanno segnato una recrudescenza di violenza domestica con conseguenze tragiche per tutte quelle donne costrette, inevitabilmente e per legge, a restare in casa con il proprio aguzzino. Oggi più che mai, nel contesto di emergenza sanitaria ed economica, la violenza diventa l’esito estremo di diseguaglianze e di discriminazioni di genere che il Covid può alimentare. Serve quindi rafforzare l’impegno per la difesa dei diritti, per la promozione della parità e per combattere ogni rischio di arretramento culturale e serve mettere in campo azioni decisive contro un fenomeno che non è solo contro le donne, ma contro l’umanità e l’uguaglianza, quindi contro noi tutti al di là del genere.

Nella donna vittima di violenza è possibile riconoscere i seguenti sintomi:

Psicologici: paura, confusione, stati d’ansia, stress, attacchi di panico, depressione, insonnia, perdita di autostima, agitazione, auto colpevolizzazione.
Comportamentali: ritardi o assenze dal lavoro, agitazione in caso di assenza da casa, racconti incongruenti relativi a lividi o ferite, chiusura, isolamento sociale.
Fisici: contusioni, bruciature, lividi, fratture, danni permanenti, aborti spontanei, disordini alimentari.

La violenza sulle donne avviene ogni giorno, dentro e fuori le mura domestiche in maniera trasversale, in ogni classe sociale, età o cultura: può riguardare tutte noi e a tutte può appartenere un comune sentimento di vergogna che ci blocca e non ci permette di chiedere aiuto per fermare la situazione. Nel denunciare alle istituzioni competenti segue la massima cura e riservatezza nel trattare situazioni delicate e la garanzia della tutela dell’anonimato nonchè la sicurezza nel trattamento dei dati personali.


Maria Cristina Siino, psicoterapeuta

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