martedì 22 novembre 2022

Santa Cecilia, martire

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VITA DI S. CECILIA

Cecilia, nata da una nobile famiglia a Roma, sposò il nobile Valeriano. Si narra che il giorno delle nozze nella casa di Cecilia risuonassero organi e lieti canti ai quali la vergine, accompagnandosi, cantava nel suo cuore: “conserva o Signore immacolati il mio cuore e il mio corpo, affinché non resti confusa”. Da questo particolare è stato tratto il vanto di protettrice dei musicanti. Confidato allo sposo il suo voto, egli si convertì al Cattolicesimo e nella prima notte di nozze ricevette il Battesimo per mano del Pontefice Urbano I. Tornato nella propria casa, Valeriano vide Cecilia prostrata nella preghiera con l’Angelo che da sempre vegliava su di lei e, ormai credente convinto, pregò che anche il fratello Tiburzio ricevesse la stessa grazia e così fu.

Il giudice Almachio aveva proibito, tra le altre cose, di seppellire i cadaveri dei Cristiani, ma i due fratelli di Cecilia, convertiti alla fede, si dedicavano alla sepoltura di tutti i poveri corpi che incontravano lungo la loro strada. Vennero così arrestati e dopo aver redento l’ufficiale Massimo che aveva il compito di condurli in carcere, sopportarono atroci torture piuttosto che rinnegare Dio e vennero poi decapitati. Cecilia pregò sulla tomba dei fratelli e del marito (tutti e tre Santi venerati il 14 aprile), uccisi perché divenuti cristiani, ma poco dopo venne chiamata davanti al giudice Almachio che ne ordinò la Sua morte per soffocamento nel bagno di casa sua, ma si narra che “la Santa invece di morire cantava lodi al Signore”. Convertita la pena per asfissia in morte per decapitazione, il carnefice vibrò i tre colpi legali (era il “contratto” dei boia per ogni uccisione) e, non ancora sopraggiunta la morte, la lasciò nel suo sangue. Fu Papa Urbano I, sua guida spirituale, a renderle la degna sepoltura nelle catacombe di San Callisto.
Lo stesso Almachio volle impossessarsi dei beni dei due fratelli, mandò a prendere Cecilia, la interrogò e la condannò a morte, facendola immergere in liquidi bollenti, ma la donna ne uscì illesa. Si optò allora per la decapitazione, dopodiché la giovane sopravvisse tre giorni, durante i quali riuscì a donare tutti i suoi beni ai poveri e la sua casa alla Chiesa.
La giovane venne sepolta nelle Catacombe di S. Callisto, in un posto d'onore, accanto alla "Cripta dei Papi". Più tardi il Papa Pasquale I, grande devoto della Santa, ne trasferì il corpo nella cripta della basilica di Trastevere, a lei dedicata.
Alla fine del '500 il sarcofago venne aperto ed il corpo di Santa Cecilia apparve in uno stato di conservazione eccezionale, avvolto in un abito di seta e d'oro. Tornando alla tradizione popolare, si racconta che durante la cerimonia nuziale, mentre risonava la musica, Cecilia in cuor suo cantava la sua preghiera. 
Questo episodio fece sì che la Santa venisse da allora considerata patrona dei musicisti.
“Ti canterò sulla cetra, o santo d’Israele. Cantando le tue lodi, esulteranno le mie labbra e la mia vita, che tu hai riscattato. Anche la mia lingua tutto il giorno proclamerà la tua giustizia”.
RIFLETTIAMO
Oggi , molti cantanti nelle loro canzoni portano messaggi negativi per la società parlando di droga , fumo , alcol ecc. Ma, grazie a Dio ci sono altrettanti musicisti che con la loro musica, si sforzano di annunciare Cristo, la Sua Parola e il suo messaggio. Donare alla società buia un messaggio di speranza attraverso la musica è una missione e , oserei dire, una vocazione meravigliosa. Narrare Dio con la propria bocca ed esprimere nello stesso momento l’esultanza che si prova è rotolare quello pietra del sepolcro che il mondo ha costruito per far stare zitto Dio e gridare che Lui è vivo e operante nella nostra vita e nella storia, proprio come abbiamo cantato nella notte di Pasqua con il Preconio Pasquale :” È veramente cosa buona e giusta esprimere con il canto l’esultanza dello spirito, e inneggiare al Dio invisibile, Padre onnipotente, e al suo unico Figlio, Gesù Cristo nostro Signore”. Cantare a Dio è un continuo diventare specchio delle creature celesti che continuamente in paradiso inneggiano a Dio , davanti al suo volto e una Liturgia senza canto è come quando alle Nozze di Cana è venuto a mancare il vino , la festa non è più completa, perché è il canto che ci avvicina a Dio , che fa parlare quella parte del nostro cuore che spesso non ascoltiamo , ci fa esprimere e parlare con Dio , in modo tutto speciale , carico d’amore , ci fa esprimere l’esultanza di averlo incontrato e nello stesso momento testimoniare agli uomini la bellezza di quest’incontro .Una persona che canta a Dio , raramente è triste e forse , in questi tempi in cui il cristianesimo da molti non è vissuto nella gioia , il canto diventa “il restauro” nella chiesa che risveglia in noi la consapevolezza e l’esultanza dell’incontro con Dio. Il canto avvicina a Dio , ci fa sentire la freschezza del nostro Dio , il suo essere un Dio giovane che porta gioia nel cuore , la quale esce e trabocca come “acqua viva”. Cantare a Dio a tutti coloro che non lo conoscono , renderlo presente nella storia è espressione visibile che Dio è entrato nel cuore , ne ha preso pieno possesso e l’anima trovando la propria completezza desidera gridare al mondo la gioia di aver incontrato il vero senso della vita : questo è il cristianesimo , un continuo cantare Dio negli angoli della storia attraverso la vita come ha fatto Santa Cecilia . Oggi affidiamo  tutti i musicisti e i cantori alla protezione di Santa Cecilia affinché lei possa illuminare la loro missione e ricompensarli del loro lavoro.


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