lunedì 31 dicembre 2012

Genitori imperfetti? Parliamone.

Genitori imperfetti? Parliamone!
                                                         A cura di Maria Cristina Siino
Psicologo, Psicoterapeuta


Tutti i genitori sono imperfetti, occorre rassegnarsi!
Non esiste la perfezione anche perché non può esistere uno standard valido per chiunque. La ricerca della perfezione può risultare una grossa trappola per entrambi. I genitori e i figli che stanno male, oggi sono in aumento, proprio perchè non si sentono all'altezza del loro ruolo. Assistiamo a fenomeni sconcertanti di ragazzi che vanno in depressione solo per avere ricevuto voti scarsi a scuola, e di genitori che litigano tra di loro tutti i giorni perchè non riescono a trovare un linguaggio comune e un alleanza educativa per affrontare i problemi con i figli. Una domanda nasce spontanea. Come si può essere felici pur accettando consapevolmente le nostre imperfezioni? Attraverso due semplici verità : una, volere bene ai figli così come sono, evitando il sopravvento della rabbia e della stanchezza, la seconda, prettamente di natura educativa comprende il dialogo e l'ascolto.

La buona notizia dunque è che ciascuno di noi dovrebbe tendere ad essere il genitore “giusto” per il proprio figlio, quello a dimensione corretta. Le parole d’ordine allora diventano solo due: amore e rispetto. Senza dimenticare che il gioco tra genitori e figli di ogni età fa sempre bene alla relazione!!!!
C. G. Jung sosteneva che “Ciò che più influisce sui figli è la vita non vissuta dei genitori".
Essere genitori significa realizzare il proprio potenziale, accettare i propri limiti e vivere la propria espressività.

E' luogo comune pensare che con l'arrivo dei figli, i genitori debbano vivere uno stato di totale dedizione rinunciando in gran parte alla realizzazione personale. In realtà tutto questo porta spesso a grandi frustrazioni ed ad un forte senso di inadeguatezza, influendo negativamente nella relazione con i figli.
Chi si sente di dare consigli universali in fatto di educazione dei figli?
Di fronte ai normali problemi di crescita, alle situazioni quotidiane, cerchiamo spesso una guida, un'illuminazione.

Leggiamo tanti manuali, cerchiamo soluzioni a portata di mano. Noi genitori amiamo molto parlare dei problemi che abbiamo con i nostri figli con chi ci sta accanto anche se il più delle volte cerchiamo solo conforto ed empatia.
E come se non bastasse, ci sono le tendenze educative del momento: dall'era dell'autoritarismo dei nostri nonni, in cui i bambini non potevano fiatare, si è passati al permissivismo, semplificando forse anche troppo.

Salvo poi lamentarsi delle nuove generazioni, "i giovani non sono più quelli di una volta", come se fosse un fenomeno nuovo, come se non si dicesse già fin dai tempi di Platone. Ed ecco che ritornano i "no e i limiti", visti come strumenti educativi più che come normali termini di confronto nei rapporti tra esseri umani.
Sarebbe comodo se esistessero ricette preconfezionate, una guida d'uso da cui si impari a diventare un genitore perfetto. E invece non esistono, per fortuna. Più cerchiamo di essere perfetti e più ci accorgiamo di quanto siamo inadeguati.
Allora tanto vale saperlo subito, dichiararlo.
Sbagliamo, accettiamoci e spieghiamolo ai nostri figli.

Una cosa, però, credo di averla capita: non esistono regole uguali per tutti. Ogni famiglia ha le sue regole, le sue abitudini, che se condivise in armonia creano equilibrio. L'autorevolezza, che è tutt’altra cosa rispetto all’autoritarismo, si manifesta e si agisce a tutela di un principio, o di un valore, che è basilare per i genitori.
Occorre cercare di sfuggire dalle facili etichettature "tu che genitore sei? "sei autoritario o permissivo"? "sei una mamma apprensiva o distaccata"? Non lo so che cosa sono.
So soltanto che voglio esserci, essere presente. Voglio essere un genitore autorevole e che sa ascoltare.

Ascoltare un figlio vuol dire anche saper ascoltare noi stessi. Superando il blocco delle nostre emozioni, e ascoltando il bambino che siamo stati, spesso riusciamo a dare un senso ai comportamenti dei nostri figli, a capire perché un suo determinato gesto ci indispone tanto.
Credo, insomma, che crescere un bambino voglia dire anche far crescere noi stessi.
Perché "un bambino non è un vaso da riempire, ma un fuoco da accendere" (Francois Rabelais). 
Questa per me è l'essenza dell'educazione!!! Spazio alle riflessioni!!!!!

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