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La devozione per San Vito ha origini antichissime e il suo cui culto si estende non solo in Sicilia ma a tutta l’Europa sin dai primi secoli dopo il martirio, durante la grande persecuzione voluta dall’imperatore Diocleziano. San Vito è il patrono e il protettore dei danzatori. Era assai venerato nel Medioevo e fu inserito nel gruppo dei santi ausiliatori, santi verso i quali veniva invocata una intercessione in particolari e gravi circostanze e per ottenere guarigione da malattie particolari.
Biografia.
San Vito nacque a Mazara del Vallo e fin da piccolo, rimasto orfano di madre, fu affidato alle cure di due tutori che lo fecero convertire alla fede cristiana. Su denuncia del padre naturale, che era pagano, venne arrestato e dopo aver subìto atroci torture venne rinchiuso in carcere.
Nonostante questa persecuzione egli non si disperò e non rinnegò la propria fede; anzi venne liberato miracolosamente da un angelo che in barca lo condusse in Lucania, l’odierna Basilicata che a quel tempo si estendeva fino a comprendere la Campania e la Calabria.
La leggenda vuole che durante il viaggio egli fosse nutrito da un’aquila che gli portava cibo e acqua finché non sbarcò sulle coste del Cilento.
Qui Vito acquistò sempre di più fama di guaritore e pur avendo aiutato l’imperatore Diocleziano a liberare il figlio dalle grinfie del demonio, questi lo fece comunque arrestare e torturare finché non morì nel 15 giugno 303. Diverse leggende devozionali lo vedono protagonista in Sicilia, dove diverse località lo hanno eletto come Santo patrono: Mazara del Vallo ovviamente, dove è nato, ma anche nel borgo marinaro di San Vito Lo Capo, dove è stato eretto intorno al Trecento un santuario con una piccola cappella dedicata a San Vito martire. I festeggiamenti iniziano nel pomeriggio con l'antico gioco dell'antenna a mare, che vede i partecipanti alla gara percorrere una trave di legno lunga 10 metri sospesa sul mare e resa scivolosa da uno strato di sapone, con l'obiettivo di afferrare una bandierina posta all'estremità della trave. Segue lo sbarco dei Santi sulla spiaggia di San Vito Lo Capo, durante il quale su una piccola barca giungono dal mare, al tramonto, tre figuranti che rappresentano a sua volta il piccolo Vito, la nutrice Crescenzia e il maestro Modesto, mentre sulla spiaggia i pescatori aspettano l'arrivo dei santi, per accoglierli. Nel frattempo dentro il santuario la statua di San Vito viene rivestita dagli ex voto dei fedeli; quindi viene solennemente presentata ai fedeli e portata a spalla dai devoti nella processione finale che farà il giro del paese. I festeggiamenti terminano con uno spettacolo pirotecnico.
Aveva sette anni, quando cominciò a fare prodigi e quando nel 303 scoppiò in tutto l’impero romano, la persecuzione di Diocleziano contro i cristiani, Vito era già molto noto nella zona di Mazara.
Il padre non riuscendo a farlo abiurare, si crede che fosse ormai un’adolescente, lo denunziò al preside Valeriano, che ordinò di arrestarlo; che un padre convinto pagano, facesse arrestare un suo figlio o figlia divenuto cristiano, pur sapendo delle torture e morte a cui sarebbe andato incontro, è figura molto comune nei Martirologi dell’età delle persecuzioni, che come si sa, sotto vari titoli furono scritti secoli dopo e con l’enfasi della leggenda eroica.
Il preside Valeriano con minacce e lusinghe, tentò di farlo abiurare, anche con l’aiuto degli accorati appelli del padre, ma senza riuscirci; il ragazzo aveva come sostegno, con il loro esempio di coraggio e fedeltà a Cristo, la nutrice Crescenzia e il maestro Modesto, anche loro arrestati.
Visto l’inutilità dell’arresto, il preside lo rimandò a casa, allora il padre tentò di farlo sedurre da alcune donne compiacenti, ma Vito fu incorruttibile e quando Valeriano stava per farlo arrestare di nuovo, un angelo apparve a Modesto, ordinandogli di partire su una barca con il ragazzo e la nutrice.
Durante il viaggio per mare, un’aquila portò loro acqua e cibo, finché sbarcarono alla foce del Sele sulle coste del Cilento, inoltrandosi poi in Lucania (antico nome della Basilicata, ripristinato anche dal 1932 al 1945). Vito è molto venerato non solo dalla Chiesa cattolica, ma anche da quella ortodossa serba e bulgara. Le reliquie di San Vito si trovano a Praga, nella cattedrale a lui intitolata, anche se tanti altri luoghi europei rivendicano il privilegio di conservare alcune reliquie del santo, come Mazara del Vallo. È patrono di lattonieri, birrai, vignaioli, danzatori, ballerini, attori e commedianti. Protegge i cani e per questo motivo viene tradizionalmente raffigurato con accanto uno o due cagnolini; sembra, infatti, che Diocleziano, tra gli altri supplizi, gli abbia lanciato contro un cane “rabbioso” che San Vito guarì.
San Vito viene invocato contro epilessia, isteria, letargia, idrofobia, convulsioni, ossessioni, malattie degli occhi, morsi dei cani rabbiosi e delle bestie velenose. È un aiuto anche per insonni, sordi, muti e “Corea di Sydenham”, denominata “ballo di San Vito”, una malattia neurologica che provoca tic, tremori e rapidi movimenti involontari a scatto degli arti simili a passi di danza. Ecco perché quando una persona si agita di continuo si dice che ha il “ballo di San Vito".
Vito continuò ad operare miracoli tanto da essere considerato un vero e proprio taumaturgo, testimoniando insieme ai due suoi accompagnatori, la sua fede con la parola e con i prodigi, finché non venne rintracciato dai soldati di Diocleziano, che lo condussero a Roma dall’imperatore, il quale saputo della fama di guaritore del ragazzo, l’aveva fatto cercare per mostrargli il figlio coetaneo di Vito, ammalato di epilessia, malattia che all’epoca era molto impressionante, tale da considerare l’ammalato un indemoniato. Vito guarì il ragazzo e come ricompensa Diocleziano ordinò di torturarlo, perché si rifiutò di sacrificare agli dei; qui si inserisce la parte leggendaria della ‘Passio’ che poi non è dissimile nella sostanza, da quelle di altri martiri del tempo.
Venne immerso in un calderone di pece bollente, da cui ne uscì illeso; poi lo gettarono fra i leoni che invece di assalirlo, diventarono improvvisamente mansueti e gli leccarono i piedi. Continua la leggenda, che i torturatori non si arresero e appesero Vito, Modesto e Crescenzia ad un cavalletto, ma mentre le loro ossa venivano straziate, la terra cominciò a tremare e gli idoli caddero a terra; lo stesso Diocleziano fuggì spaventato. Comparvero degli angeli che li liberarono e trasportarono presso il fiume Sele allora in Lucania, oggi dopo le definizioni territoriali successive, scorre in Campania, dove essi ormai sfiniti dalle torture subite, morirono il 15 giugno 303; non si è riusciti a definire bene l’età di Vito quando morì, alcuni studiosi dicono 12 anni, altri 15 e altri 17.
E' poi invocato contro il bisogno eccessivo di sonno e la catalessi, ma anche contro l’insonnia ed i morsi dei cani rabbiosi e l’ossessione demoniaca..
Delle reliquie di san Vito è piena l’Europa; circa 150 cittadine, vantano di possedere sue reliquie o frammenti, compreso Mazara del Vallo, che conserva un braccio, un osso della gamba e altri più piccoli.
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