martedì 25 luglio 2017

San Giacomo apostolo

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San Giacomo Apostolo
 
S. Giacomo il Maggiore fu uno dei dodici Apostoli, il primo dei Dodici a rendere testimonianza a Cristo con il martirio. Al suo nome è legato il «Cammino di Santiago», che ha riacquistato popolarità nel XX secolo anche grazie a uno straordinario discorso di Giovanni Paolo II sulla natura del pellegrinaggio e sul bisogno per l'Europa di ritrovare la sua identità cristiana per riscoprire «tutto ciò che costituisce la sua gloria»
Nacque in Galilea circa dodici anni prima di Gesù. Era fratello di S. Giovanni, figlio di Zebedeo pescatore in Betsaida, sul lago di Tiberiade e di Salome, discepola di Gesù. L'appellativo « maggiore » gli venne dal fatto che la sua chiamata fu antecedente a quella dell'altro S. Giacomo, figlio di Alfeo, che fu detto perciò « minore ». Figlio di Zebedeo e Salome, una delle pie donne che seguirono Nostro Signore sul Calvario, era il fratello di san Giovanni Evangelista. E con lui ricevette da Gesù il soprannome aramaico di Boanèrghes, «cioè figli del tuono» (Mc 3, 17). Dopo che un villaggio samaritano si era rifiutato di accogliere Gesù, i due figli di Zebedeo proposero una soluzione drastica «Signore, vuoi che diciamo che scenda un fuoco dal cielo e li consumi?»; Lc 9-51-56), ricevendo il rimprovero del Maestro. Ma il carattere ardente di Giacomo, che nonostante i limiti umani era ricco di slanci d’amore, piaceva al Signore. Proprio lui, insieme al fratello e a Pietro, faceva parte della cerchia più intima di Gesù, che lo volle testimone di alcuni dei più grandi prodigi e misteri della sua vita in terra, sia gloriosi che dolorosi (la risurrezione della figlia di Giairo, la trasfigurazione sul Tabor, la preghiera e l’agonia nel Getsemani).

Chiamato all'apostolato da Gesù stesso, lo segui generosamente, abbandonando le reti e la barca del padre. Questa generosità gli fruttò una speciale benevolenza da parte del Divin Maestro sì da aver parte alle più intime confidenze di Lui: assistette con S. Pietro e S. Giovanni alla risurrezione della figlia di Giàiro, alla tua Trasfigurazione, partecipando pure molto da vicino all'agonia di Gesù nell'orto del Getsemani.
Essendo anch'egli uomo soggetto alle miserie, con S. Giovanni, come narra il Vangelo, consigliò sua madre Salome di domandare a Gesù che essi potessero entrare nel suo regno, e sedere alla destra e alla sinistra di Lui. Ed il Divin Maestro volto a loro disse: « Potete voi bere il calice che sto per bere, ed essere battezzati col battesimo col quale io sarò battezzato? ».
« Si, lo possiamo », risposero in fretta i due Apostoli. Ma Gesù replicò che in effetti essi avrebbero bevuto il suo calice, ma quanto all'essere collocati nei primi posti nel regno dei cieli era cosa spettante al Padre suo.
Disceso lo Spirito Santo nella Pentecoste, S. Giacomo fu uno dei più zelanti predicatori del Vangelo tanto da spingersi fino in Spagna. 
Dalla Spagna tornato in Gerusalemme verso il 43, per ordine del re Erode Agrippa che voleva rendersi grato ai Giudei, fu fatto incarcerare e poi decapitare. L'eroica confessione della sua fede convertì il soldato che l'aveva condotto ai giudici, il quale perciò ebbe anch'egli la grazia di morire martire. Il suo corpo, mèta di continui pellegrinaggi, riposa nella basilica di Compostela in Spagna. San Giacomo è il protettore dei pellegrini, dei cavalieri, dei soldati e dei malati di malattie reumatiche. Il nome Giacomo deriva dall'ebraico e significa “che segue Dio”. Noi "chi" seguiamo ? I suoi simboli sono: il cappello da pellegrino, la conchiglia e lo stendardo.

Cristo ci parla attraverso San Giacomo .....

Dalla Lettera di san Giacomo apostolo
Gc 5, 9-12

Non lamentatevi, fratelli, gli uni degli altri, per non essere giudicati; ecco, il giudice è alle porte. Fratelli, prendete a modello di sopportazione e di costanza i profeti che hanno parlato nel nome del Signore. Ecco, noi chiamiamo beati quelli che sono stati pazienti. Avete udito parlare della pazienza di Giobbe e conoscete la sorte finale che gli riserbò il Signore, perché il Signore è ricco di misericordia e di compassione. Soprattutto, fratelli miei, non giurate né per il cielo, né per la terra e non fate alcun altro giuramento. Ma il vostro «sì» sia sì, e il vostro «no» no, per non incorrere nella condanna.

Meditazione
Sopportazione, costanza, pazienza, compassione, misericordia, fermezza, sincerità. In poche righe Giacomo richiama tante virtù. Ma cosa dovrebbe convincere un cristiano a metterle in campo? Il timore del giudizio divino? O forse la conquista del paradiso? È stato detto questo per così tanto tempo che ancora oggi risuona a livello culturale la visione di un Dio giudice, con in mano il registro su cui segnarsi i voti di ciascuno, pronti ad essere esibiti nel giorno della dipartita da questo mondo. Purtroppo in tanti  si sono allontanati e ripudiano la Chiesa convinti che questo sia il messaggio, la verità proposta dalla fede, che si porta appresso un peso insostenibile. «Prendete a modello i profeti», dice Giacomo: allora pensiamo alle persone di cui si è circondato Gesù nel suo cammino o che ha chiamato a evangelizzare il mondo: San Pietro, San Paolo, grandissimi santi e uomini non certo da 110 e lode. Ciò che colpisce delle loro vite è piuttosto la loro capacità di convertirsi, di buttarsi con fiducia verso orizzonti e prove che sembrano impossibili, come gettare per l’ennesima volta una rete per raccogliere pesci dopo una notte di svariati tentativi a vuoto o passare dalla parte di quelli che fino a ieri perseguitavi. Si pensi allo stesso calvario di Cristo, venuto nel mondo ad annunciare il vangelo, capito da nessuno e condannato da tutti quelli che era venuto per salvare e che ha salvato dalla morte attraversandola, dimostrandoci liberi di non soccombere alla sua paura che ci imprigiona e ci conduce l’uno contro l’altro, nella lotta per la sopravvivenza. Il Dio che sconfigge la paura di certo non può avere lo stesso volto del giudice che mette timore con in mano il registro: Egli non sta lì a guardarci sopravvivere al peccato ma ci chiama a vivere con pienezza, ad attraversare l’uomo, la storia, facendo esperienza e tesoro di tutto quello che viviamo. Lo sguardo di Dio è compassione e misericordia, non egocentrico ma rivolto e aperto all’altro, ne accoglie la sofferenza e l’errore, frutto di quella paura che Lui stesso ha già sconfitto e che affidandosi a Lui possiamo superare anche noi. Preghiamo allora lo Spirito, che venga a risollevarci quando siamo sfiniti e sfiduciati, che tenga accesa la speranza di chi soffre. Il messaggio di Giacomo si ripercuote su tutti noi oggi: la fede separata dall'etica, le parole non seguite da fatti concreti, sono inutili. La Parola di Dio non va solo ascoltata, ma messa in pratica. La fede non va soltanto dichiarata, ma vissuta.

25 Luglio 2023

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