SANTA
CATERINA VOLPICELLI
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ANIMA CONTEMPLATIVA
E APOSTOLICA
DEL SACRO CUORE DI GESU'
(21/01/1839 - 28/12/1894)
Caterina Volpicelli, nata a Napoli il 21 gennaio 1839 da una famiglia dell’alta borghesia, trascorse un’infanzia felice, ricevendo dai genitori esempi di onestà e generosità ; “Siamo figli di santi” scriverà al fratello, in età matura.
Dopo un’adolescenza, vissuta nell’amore per il teatro, la musica, lo studio delle lettere, in seguito a una forte crisi esistenziale cominciò a prendere coscienza di essere chiamata alla vita religiosa. Ella dapprima ritenne che la sua vocazione fosse per la vita contemplativa, di cui fece esperienza, ma che dovette abbandonare per la sua gracile salute.
Soprattutto P. Ludovico da Casoria l’aiutò a discernere che era chiamata a vivere i consigli evangelici “restando in mezzo alla società ”; le disse: “Il mondo ti attira, ma Dio la vince. Un giorno chiuderai i libri degli uomini e leggerai nel libro del Cuore di Cristo, dove ogni pagina parla di Amore”. Caterina ebbe ancora dubbi e tentennamenti, cadute e riprese, finché sentì un invito misterioso alla sequela di Cristo. Si dedicò allora con alcune collaboratrici alla diffusione dell’Apostolato della preghiera, sorto in Francia.
In casa divenne l’affettuosa confortatrice del padre, gravemente ammalato, maestra di catechismo delle persone di servizio. Si recava frequentemente all’Ospedale degli “Incurabili” in Napoli, portando sollievo agli infermi e preparandoli ai Sacramenti. Visitava i “bassi fondi” della città , privi di aria e di luce, abitati dall’umile gente del popolo; il suo arrivo era come un raggio di sole e una ventata d’aria pura. Dava i suoi beni ai poveri con una generosità tale che ha dell’eroico. Più volte – come testimoniò la sua cameriera – si privò anche degli abiti e delle scarpe dopo aver svuotato il suo borsellino.
Si orientò sempre più verso una vita di piena consacrazione a Dio e di attività apostolica, circondandosi di valide collaboratrici con le quali, condividendo i suoi ideali, istituì una congregazione di Religiose di vita comunitaria con la professione dei voti di povertà , obbedienza e castità , senza alcuna divisa, le Ancelle del S. Cuore, un ramo di anime consacrate, nubili, residenti nelle loro abitazioni, le Piccole Ancelle, con la possibilità di diventare Sorelle esterne dopo dieci anni; le Aggregate, spose e madri, per la santificazione della famiglia e l’evangelizzazione capillare. L’idea fu nuova e sembrò rivoluzionaria, profeticamente anticipatrice.
Molto colta, Caterina organizzò una biblioteca circolante e corsi di cultura per combattere l’ignoranza e il dilagante anticlericalismo. “Andiamo alle famiglie, attraverso l’intelletto (…) salvare la famiglia è salvare la società ” diceva; incominciò, infatti, a interessarsi delle famiglie dei vicoli della città , senza tralasciare l’evangelizzazione di quelle della media e alta borghesia per favorire il risorgere della Chiesa. Istituì l’orfanotrofio delle “Margherite” e fondò l’associazione delle Figlie di Maria e delle Madri cristiane, la cui responsabile a Napoli fu la venerabile Maria Rosa Carafa. Iniziò così il ministero di fondatrice di Caterina Volpicelli, senza strutture e opere particolari per “ricostruire il volto di Cristo nei fratelli”.
Le Ancelle del S. Cuore si dedicarono a catechizzare fanciulli e adulti, a visitare gli infermi, a soccorrere i meno abbienti con il “prestito gratuito” per sottrarli alle grinfie degli usurai, a confezionare gli arredi delle chiese povere, mentre diffondevano l’amore al Cuore di Cristo, in modo particolare, con l’Apostolato della Preghiera come mezzo di santificazione del quotidiano, a vantaggio dell’intera umanità e del corpo mistico della Chiesa. Quando, nel 1884, a Napoli infierì il colera, mietendo migliaia di vittime, le Ancelle offrirono con entusiasmo la loro opera sia con l’assistenza spirituale sia organizzando le cucine gratuite per i poveri. Era l’anno in cui fu consacrato il Santuario diocesano del S. Cuore alla Salute in Napoli, attiguo alla Casa Madre, fortemente voluto e fatto edificare dalla Volpicelli soprattutto per l’adorazione riparatrice e la consacrazione delle famiglie al Sacro Cuore. In esso fece la sua Prima Comunione San Giuseppe Moscati.
Il Santo Padre Benedetto XVI, il 26 aprile 2009, l'ha proclamato Santa. E’ la seconda religiosa napoletana dichiarata santa dalla Chiesa cattolica, dopo S. Maria Francesca delle Cinque piaghe. Entrambe si sono dedicate all’assistenza dei bisognosi traendo sempre la loro forza nella Fede e nell’amore per Cristo. Già durante la sua esistenza terrena Caterina veniva definita "Santa" dai suoi contemporanei, che avevano imparato ad apprezzare le sue qualità e riconosciuto la sua instancabile opera di sostegno ai più poveri, poveri dal punto di vista economico ma anche tanti "poveri" nello spirito, bisognosi della luce della Fede. Il Papa, durante la sua omelia, l’ha definita: "Modello dell'impegno cristiano per costruire una società aperta alla giustizia e alla solidarietà , superando quello squilibrio economico e culturale che continua a sussistere in gran parte del nostro pianeta". Il primo dei miracoli in base ai quali è stata canonizzata è avvenuto nel 1946, e riguardava un bimbo di 14 mesi di Minturno, in provincia di Latina: ridotto in fin di vita, la madre pregò Caterina Volpicelli perché ottenesse dal Signore la sua guarigione, e inspiegabilmente il bambino si riprese perfettamente. Il secondo miracolo è del 2002, quando un’anziana donna di Meta di Sorrento, affetta da una grave forma di diabete, che l’avrebbe portata all’amputazione di un piede, dopo aver pregato incessantemente la già Beata Caterina Volpicelli di intercedere presso il Signore affinché ciò non accadesse, venne esaudita. Le piaghe scomparvero del tutto senza alcun intervento medico. La testimonianza di questa santa spinge a riflettere sull’universalità della chiamata alla santità : Dio non chiama solo i cosiddetti "poveri" - se per poveri intendiamo quelli sprovvisti del necessario - ma tutti, anche i "benestanti"… Caterina infatti era l’ultima figlia di una famiglia appartenente all’alta borghesia, che di certo non aveva problemi economici… Ma ciò che conta dinanzi a Dio è la "povertà di spirito", come ci ricorda Gesù nel discorso della montagna, e sia Caterina Volpicelli, come S. Giuseppe Moscati, ne sono un valido esempio: anche il Prof. Moscati, in qualità di medico, non era certamente "bisognoso" economicamente… Tante testimonianze attendibili riferiscono come Moscati poco si occupasse di se stesso, per devolvere tutto ai "suoi" poveri, coadiuvato dalla sorella Nina, anche lei di elevata tempra spirituale. Infatti, nella sala d’attesa del suo studio medico, molti erano coloro che non erano in grado di pagare l’onorario, e spesso anzi lo stesso Prof. Moscati dava loro una congrua offerta per procurarsi le medicine… In circostanze diverse, Caterina fece lo stesso, arrivando a vestirsi sempre in modo molto semplice quando andava a visitare chi si trovava in cattive condizioni, sia di salute che economiche, per meglio "conformarsi" a loro, arrivando perfino a rinunciare alla propria biancheria, pur di donare tutto di sé stessa al prossimo… In virtù della differenza di "missione" che il Signore ci affida, non deve meravigliarci che possa santificarsi anche qualcuno con "nobili" origini, oltretutto ricordando che la vera nobiltà è quella dell’anima, e Caterina fu definita in tal modo proprio dal Padre Ludovico da Casoria, che bene la conosceva: "nobile, ricca, vergine, santa, amabile", non sicuramente per il suo "status" nella società , bensì per le sue qualità umane. Caterina era cresciuta tra ideali cattolici, educata ai principi cristiani da entrambi i genitori, ai quali attribuì il merito di averle insegnato da bambina "a credere e venerare i principali misteri della nostra Santa Fede", come scrisse in una lettera rivolta al fratello Vincenzo. Fino all’età di 17 anni Caterina visse un’infanzia come tutte le ragazzine benestanti della sua epoca, tra giochi, studio e divertimenti. Aveva un carattere molto forte, amava curare molto il suo aspetto con attenzione e premura, arrivando spesso ad entrare in competizione con le sorelle pur di "primeggiare". La sua vita era piena di interessi, come la musica, il teatro, la lingua francese, la danza classica, ed uno dei suoi più grandi sogni era – come era normale alla sua età - quello di sposarsi, formarsi una famiglia, avere dei figli… Tutti i suoi progetti di studio e di arricchimento culturale, avevano come meta il matrimonio e l’educazione della prole, a cui si voleva dedicare "con il cuore insieme e con la mente", progetto educativo che realizzerà , ma non con figli propri. Non coinvolse solo le "Ancelle del Sacro Cuore" – da lei fondate - nell’opera di apostolato, ma riuscì ad essere madre spirituale per tanti bambini ai quali si dedicava totalmente, nonostante la precarietà della sua salute, che non le rendeva facile visitarli in luoghi tanto spesso umidi e privi di luce. Presso il suo Istituto lo stesso S. Giuseppe Moscati ricevette la preparazione al sacramento dell’Eucaristia e poi la Prima Comunione. Nello stesso luogo Caterina aveva ospitato, convertito e guarito con la sua preghiera, il futuro Beato Bartolo Longo, che poco dopo partì dalla sua casa per cominciare la grande opera del Santuario di Pompei. Ma la vocazione di Caterina ad offrirsi totalmente a Dio, consacrandogli la propria verginità , non giunse precocemente, né senza sofferenze: ella dovette superare un grande combattimento interiore, come ci danno testimonianza le Memorie da lei scritte, nel 1864, su consiglio del Padre Matera, che all’epoca era la sua guida spirituale. Sentiva il peso di una "divisione" interiore, era preda di sentimenti contrastanti: da un lato c’era tutto il suo interesse e la sua attrazione per i beni mondani, per i divertimenti, dall’altro nutriva una grande esigenza di purificazione e di avvicinamento a Dio. Lei stessa definisce terribile lo stato della sua anima di quel periodo. Dovette comunque trascorrere molto tempo perché Caterina accettasse totalmente la volontà di Dio, e intanto il tormento interiore la portò finanche a desiderare di morire, come attesta nei suoi scritti: "Presto morire per liberarsi da tante angosce interiori". Eppure furono proprio tali tormenti a preparare la strada per il suo incontro mistico con il Sacro Cuore di Gesù, al quale si accostò grazie ai gesuiti di Napoli. Decisivo per aiutarla nel suo discernimento spirituale fu l’incontro con il Beato Ludovico da Casoria, che nel 1855, intuendo quale fosse il destino di questa donna, la invitò ad entrare nel Terz’Ordine Francescano, comprendendo anche che la sua vocazione non fosse per la vita claustrale. Infatti, a causa anche delle sue condizioni di salute, Caterina dovette uscire dopo poco tempo dal Monastero delle Adoratrici Perpetue, le Sacramentine, nella cui chiesa S. Giuseppe Moscati, dinanzi all’effige della Madonna del Buon Consiglio, avrebbe pronunziato il suo voto di castità rinunziando "agli affetti impuri e terreni".
Le consacrate, non indossando l'abito religioso, hanno il fine di rivivere i misteri dell'umiltà incondizionata di Gesù che nell'Eucarestia "si fa tutto a tutti". Sono divise in tre rami: le Ancelle, che emettono i voti vivendo poi in comunità ; le Piccole Ancelle, che sono consacrate a Dio, ma continuano a vivere nel mondo, e le Aggregate, che possono essere anche sposate ed avere una propria famiglia. Tutte si impegnano a servire Dio e la Chiesa "completandosi" a vicenda, estendendo la loro azione ad ogni tipo di vita. E’ palese l’ispirazione di S. Ignazio di Loyola, l’essere cioè "contemplativi nell'azione", come la certezza che il donarsi per amore di Cristo non sia esclusivo di chi fa una scelta di vita claustrale. L’Apostolato della Preghiera deve tanto a S. Caterina Volpicelli: il suo zelo la portò persino a girare per le vie della città con un "carrettino" pieno di libri che potessero diffondere il messaggio evangelico. Fino ad allora l’Apostolato della Preghiera aveva visto la sua diffusione solo in Francia, tramite il P. Enrico Ramière. A lui scrisse Caterina, e P. Ramière ebbe modo di conoscerla per corrispondenza. Prima di incontrare personalmente Caterina, in occasione di un suo viaggio in Italia, le inviò il primo diploma di "zelatrice" dell’AdP (Apostolato della Preghiera) in Italia. Il fine di quest'opera apostolica, che i gesuiti continuano ai giorni nostri, è sempre irradiare il culto al Sacro Cuore, in riparazione delle offese a Lui fatte, offrendo a Gesù ogni giorno il proprio agire. E’ un modo di riaffermare, sulla scorta del Vangelo, dell’insegnamento della Chiesa, della testimonianza dei Santi, che non esistono vite prive di utilità , non esistono azioni "sterili": anche quelle più banali possono acquisire un valore infinito e divino… E in questo modo si restituisce anche valore alla sofferenza: se offerta al Signore con amore non è mai fine a se stessa…
Il 28 dicembre 1894 Caterina Volpicelli morì in fama di santità , fu dichiarata Venerabile il 25 marzo 1945 da Papa Pio XII, beatificata il 29 aprile 2001 e canonizzata il 26 aprile 2009 da Benedetto XVI. L’originalità carismatica fondazionale “incarnare Cristo amore” nelle tre dimensioni di “sacrificio, immolazione e riparazione”, è stata portata dalle sue Figlie in diverse città italiane e all’estero, Panama, Brasile e Indonesia.
La festa liturgica di Santa Caterina Volpicelli ricorre il 22 gennaio.
PREGHIERA DI INTERCESSIONE
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"Santissima Trinità ,
Ti ringraziamo per i doni spirituali
concessi a santa Caterina Volpicelli.
concessi a santa Caterina Volpicelli.
Donaci di vivere in santità come lei,
di imitarne le virtù e di avere a cuore i suoi amori:
Gesù Eucaristia, Maria Santissima e la Salvezza delle Anime.
di imitarne le virtù e di avere a cuore i suoi amori:
Gesù Eucaristia, Maria Santissima e la Salvezza delle Anime.
Ti preghiamo, per sua intercessione,
di concederci la grazia che Ti domandiamo … "
di concederci la grazia che Ti domandiamo … "
Gloria al Padre (3 volte)
Santa Caterina Volpicelli
Prega per noi
Amen
Amen
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