La Madonna della Mercede
(apparsa per il riscatto degli schiavi cristiani)
La sua storia è legata alla guerra che infuriò per secoli nel Mediterraneo, con corsari cristiani e musulmani che facevano a gara per predare uomini e donne e venderli al mercato degli schiavi. L’Ordine dei Mercedari, fondato nel 1218 a Barcellona di Spagna, aveva come voto la redenzione dei cristiani catturati e, qualora fosse stato necessario, l’impegno a riscattarli rimanendo in prigione al loro posto. I Padri mercedari giunsero a Palermo nel 1463 e nel 1482 costruirono questa chiesa e un convento (il primo in Italia), oggi non più esistente. Il 18 novembre 1590 un gruppo di laici fondò la Compagnia Santa Maria la Mercè, con lo scopo di divulgare il culto e la devozione alla Vergine invocata sotto questo titolo. La preziosa statua che ancora oggi va in processione l’ultima domenica di settembre, accolta dal grido del quartiere: “A regina du Capu è, viva ‘a Madonna Micce”
Per spirito di rivalità la Compagnia della Mercede al Capo commissionò nel 1813 al Bagnasco una statua della Madonna, raccomandandosi che fosse molto più bella di quella già eseguita. La statua, che immediatamente affascinò mercedari e Capioti, venne portata per la prima volta in processione l’ultima settimana del mese di settembre del 1814, anno in cui la Compagnia si elesse in Confraternita dedicandosi alla Madonna nella formula indicata nel frontespizio del capitolo (foto in basso a destra)
Nel 1866, soppressi gli Ordini religiosi, furono distrutti conventi e la chiesa di S. Anna. La chiesa della Mercede fù salvata dalla ferma opposizione dei Confrati e dei Capioti, che nel 1882 , acquisita finalmente la chiesa, vi riportarono la statua della Madonna, custodita a S. Marco. La confraternita arricchitasi nel 1885 del ramo femminile si è dedicata alla cura della Chiesa e della statua della Madonna provvedendo al suo restauro, di cui l’ultimo nel 1997 curato dal Prof. Correnti ci ha restituito l’opera come il Bagnasco la ha realizzata.
Mercedari, ordine fondato nel 1218 da Pietro Nolasco, nella Spagna di Giacomo 1° D’Aragona, avendo come finalità la liberazione ed il riscatto dei prigionieri cristiani in mano degli infedeli, arrivati in Sicilia nel 1463, diffusero da subito il culto della Madonna. A Lei dedicarono la Chiesa che fecero costruire nel quartiere Capo, nella spianata di Piazza Capo. Nel suo nome i mercedari raccoglievano i fondi: "la mercede", necessaria a liberare i cristiani in prigionia. Qui si costituisce un gruppo di preghiera che si organizza in Confraternita nel 1590.
Queste brevi note documentano quanto la devozione dei Capioti per la Madonna della Mercede sia antica. Oggi, essi, sono particolarmente devoti alla immagine della Madonna, come la ha raffigurata Girolamo Bagnsco, che nel 1813 realizzò per la Confraternita una statua che doveva essere più bella di quella che lo stesso artista aveva realizzato per la Confraternita concorrente costituita da Mercedari scalzi, quando questi si divisero dal ceppo originario della Congregazione religiosa per essere più aderenti all'ideale mercedario.
Il momento in cui i Capioti manifestano con più intensità la loro devozione alla Madonna della Mercede è quello in cui la statua viene portata fuori dalla chiesa, nel giorno della solenne Processione per le vie del quartiere, accogliendola con il grido: "A regina du Capu è, viva a madonna micce’". La grande folla, che si accalca all’uscita della Processione attende quello che incosciamente viene vissuto come un miracolo: la Madonna bella e splendente appare ed è insieme a Noi.
Purtroppo chi vive superficialmente questo legame con Maria, unica ed identica per ognuno di noi, si abbandona a stilare assurde classifiche sui primati delle diverse Madonne e relative confraternite. La Madonna, che fino a qualche tempo fa rimaneva celata per tutto l’anno da un quadro, la domenica prima della festa, ultima domenica di settembre, si “affacciava” nel quartiere che la accoglieva con gran devozione e le si presentavano i bambini nati nell’anno.
Quasi a volerLa ben ricevere, per la festa era tradizione far pulizia straordinaria nelle case, mettere abiti nuovi, addobbare i balconi con coperte o lenzuola ricamati. I confrati, che vivono la festa insieme a tanti capioti come il “festino del capo” hanno creato negli anni dei momenti di forte impatto emotivo: “a vulata i l’ancili”, con due bambini vestiti da angioletti che sospesi a delle corde si incontrano sulla testa della Madonna recitando poesie e lanciando petali di fiori.
“A scinnuta ra Maronna”, ideata dal Confrate Leonardo Cicala nel 1924.
La statua vien fatta scendere lungo la stretta scalinata che collega la parte sopraelevata della piazza con il piano stradale. I fedeli, prima seguono con il fiato sospeso la manovra che i confrati fanno con grande perizia sollevando quasi in area la vara, poi applaudono la Madonna che anche per quest’anno è scesa tra noi.
Preghiera a Maria SS. Della Mercede
Salve o Maria,
Madre purissima della Mercede,
fonte perenne da cui derivano a noi le grazie del Signore,
esempio di virtù da cui le nostre anime apprendono la loro perfezione.
Il tuo nome risuona festoso in cielo ed in terra
ed è per tutti luce e splendore che rischiara santamente l’intelletto,
fortezza che rende invincibile il cuore contro gli assalti nemici.
Tu sei rifugio dei cristiani
e sei ancora la padrona dei loro affetti, dei loro pensieri.
Tu per liberare i fedeli dalle catene
dei maomettani discendesti dal cielo.
Per questo tutto il mondo riconoscente
ti acclama sua dolce consolatrice.
O Vergine Santa,
poiché ti sei compiaciuta di unire
alla suprema dignità di Madre di Dio e degli uomini,
il nome e l’ufficio pietoso di Madre e Redentrice degli schiavi,
degnati di stendere il tuo manto benedetto su di noi,
devoti di sì caro nome
e su tutti i cristiani vivi e defunti,
affinché salvati dalla tua materna protezione da quanti mali ci affliggono,
veniamo a rallegrarci con te eternamente nel gaudio del Signore.
Amen.
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