lunedì 22 febbraio 2021

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«La Pastorale in chiave missionaria 
esige di abbandonare il comodo criterio 
pastorale del “si è fatto sempre così”.
Invito tutti ad essere audaci e creativi in questo compito,
 di ripensare gli obiettivi, le strutture,
 lo stile e i metodi evangelizzatori delle proprie comunità. 
Una individuazione dei fini senza un’adeguata 
ricerca comunitaria dei mezzi per raggiungerli
 Ã¨ condannata a tradursi in mera fantasia. 
Esorto tutti ad applicare con generosità 
e coraggio gli orientamenti di questo documento,
 senza divieti né paure. 
L’importante è non camminare da soli,
 contare sempre sui fratelli
 e specialmente sulla guida dei Vescovi, 
in un saggio e realistico discernimento pastorale»
(Papa Francesco in Evangelii Gaudium )




"L’IDENTITÀ DELL’OPERATORE PASTORALE"
Nel "qui ed ora".
PREMESSA.

             Conoscere la nostra identità è una condizione indispensabile a tutti per essere più coerenti con le proprie azioni. Avere le idee chiare di noi stessi, infatti, contribuisce in modo estremamente vantaggioso sulla nostra sicurezza personale, su quella degli altri e sui nostri obiettivi. Tutti noi nasciamo con delle capacità, e, spesso, è proprio grazie alle nostre abilità che creiamo la nostra identità. Quando parliamo d’identità ci riferiamo alla concezione che si ha di se stessi (CARATTERE)  nel rapporto con gli altri, nella propria vita e nella società. La percezione della nostra identità però dipende da tutto quello che abbiamo vissuto in passato. Infatti, alcune esperienze vissute in famiglia o a scuola sono molto influenti nella costruzione della propria identità. Questo significa che le persone esterne a noi, in primis quelle significative,  possono influenzare la visione che abbiamo di noi stessi. In realtà, l’identità non è formata soltanto dalle esperienze che abbiamo vissuto ma dall’ interpretazione che di esse ne facciamo. Ogni esperienza (relazionale) dovrebbe considerarsi una risorsa da utilizzare, anche se è stata negativaL’identità personale è tutto ciò che noi siamo diventati (il frutto dell'esperienza), a partire dalle nostre caratteristiche fisiche, psicologiche, culturali, il modo di ragionare, di affrontare e risolvere i problemi, di comunicare con gli altri, gli interessi, le abilità, l’atteggiamento verso il mondo esterno, i rapporti affettivi con le persone o con i luoghi, il modo di porsi nei confronti degli altri e di Dio, i progetti per il futuro ecc ecc.. Tutto questo ci rende unici e inconfondibili  e ci dà un senso di definizione, appartenenza e continuità nel tempo che ci permette di dire ogni giorno: “questo sono io”, riconosco me stesso come lo stesso di sempre anche di fronte a cambiamenti importanti. Uno dei primi teorici della psicologia sociale, George Mead, afferma che l'identità di una persona riflette l'ambiente di appartenenza. L'ambiente nel quale si vive allora è una sorta di specchio su cui ognuno modella il proprio personale modo di stare al mondo.

ANALISI DEL CONTESTO 

La mancanza di un’attenta lettura del contesto, in primis del nostro, quello cioè di appartenenza personale ( SFONDO FAMILIARE  e poi di quello nel quale siamo chiamati ad operare (quello della Chiesa),  conduce al rischio  di non inquadrare bene il SERVIZIO pastorale.  Un buon lavoro di comprensione di una realtà così complessa necessita l'utilizzo di 4 importanti chiavi di lettura : CONTESTO/ CHI/ DOVE/ QUANDO. Da quale contesto di appartenenza siamo stati chiamati? Qual'è il nostro sfondo d'origine? Per fare un buon lavoro di conoscenza dell'identità bisogna sempre iniziare dal CONTESTO da cui proveniamo per POI comprendere CHI ci chiama DOVE siamo chiamati ad esercitare il nostro generoso SERVIZIO ( la CHIESA) e CONTESTUALIZZARLO immancabilmente  nel tempo storico che stiamo vivendo. 

CHI ci chiama?

Chi ci ha chiamati a svolgere un servizio ecclesiale in parrocchia? Ci ha chiamati il Signore quando, mediante il Sacramento del Battesimo e della Cresima, ci ha resi partecipi del Suo ministero profetico, sacerdotale e regale. Il parroco, chiedendo la nostra collaborazione, non fa altro che “regolare”( da bravo arbitro!!! ) lo svolgimento del nostro servizio. 
NON C'E' CHIAMATA SENZA CHIESA!!! Assistiamo sovente a molti servizi "fuori dalla Chiesa" effettuati senza autorizzazioni e in maniera arbitraria (ubbidienza???). Ricordiamo che al parroco è affidata, prima da Dio e poi dal Vescovo, la cura della pastoralità tutta. Un servizio non autorizzato dal Parroco, rappresentante del Pastore supremo qual'è Dio, non può essere considerato PASTORALE perchè manca l'assenso/consenso del Pastore, e il nostro Pastore è solo GESU' che si esprime nella figura del sacerdote !!! La chiamata a partecipare attivamente alla vita della Chiesa dipende interamente dalla nostra appartenenza e relativa coabitazione nella comunità ecclesiale. Diversamente parliamo d'altro ( sentimentalismi???) !!!

DOVE ( dentro la Chiesa )

Dio concede a tutti i battezzati, dei doni spirituali (carismi) che, ognuno, dietro un attento discernimento, può utilizzare per dare un  servizio motivato dall’amore, per il bene comune della chiesa e dell’umanità, DENTRO UNO SPAZIO INFINITO CHIAMATO CHIESA!!! Dio elargisce i doni spirituali per il beneficio dell’intero corpo, e non semplicemente per gli individui che li ricevono. 
Donati dallo Spirito Santo, che li distribuisce «a ciascuno in particolare come egli vuole».
Mediante questi doni Dio ci ha abilitati a cooperare nell’edificazione della Chiesa ( incarico che non ha eguali!!!)  e nella sua missione evangelizzatrice. Pertanto il nostro coinvolgimento attivo ed efficace nella vita e nella missione della Chiesa deve essere attuato come RISPOSTA ad una CHIAMATA che ci vede corresponsabili, insieme a MARIA CORREDENTRICE, nell’edificazione di una Chiesa missionaria che ha fondamentalmente uno scopo di evangelizzazione nella società.

TEMPO

Relativamente al TEMPO in cui viviamo oggi ( Pandemia in corso) ci viene in aiuto la Parola di Isaia quando, in un versetto, ci esorta tutti con queste parole:  "Irrobustite le mani fiacche, rendete salde le ginocchia vacillanti. Dite agli smarriti di cuore: “Coraggio, non temete!” (CAP.35,3-4). Un messaggio quanto mai attuale, che sembra scritto apposta per noi! È da mesi ormai che ci ritroviamo tutti, operatori e non, con le mani fiacche e le ginocchia vacillanti. Sono immagini eloquenti che descrivono molto bene il nostro stato di sofferenza, nei suoi innumerevoli risvolti: la malattia, la mancanza di un lavoro, l’instabilità economica, lo smarrimento, la solitudine, i limiti imposti alle relazioni sociali, la complicata gestione della scuola, specie per i più piccoli, i disagi nella vita di molti anziani. La lista che concretizza le nostre mani fiacche e ginocchia vacillanti potrebbe continuare, ma Dio, attraverso le parole di Isaia, ci invita chiaramente ad irrobustirci ( ecco come giunge a noi l'invito alla FORMAZIONE), ad essere saldi, a riprendere coraggio nello smarrimento, a confidare in Lui ..... altrimenti difficilmente potremmo esercitare la nostra pastoralità!!! Ricordiamo innanzitutto che lidentità non è un’entità data per sempre, fissa ed immutabile, bensì una realtà in divenireche si evolve continuamente. Come? Attraverso le esperienze  che facciamo (anche formative), le persone che incontriamo, le relazioni che viviamo e il tempo storico, che è sempre diverso da quello che abbiamo vissuto. Per questa ragione è necessario AGGIORNARSI COSTANTEMENTE per non correre il rischio di offrire un servizio oramai inadatto o poco funzionale!!!


1° Domanda: Chi sono ( io Operatore Pastorale) ? Sono, in primis, un uomo o una donna che risponde ad una Vocazione (non a "fare" ma ad "essere").
Ogni uomo si interroga sempre sulla finalità della sua esistenza. Chi sono io? La vita è un grande dono che il Signore ci fa per arrivare a realizzare noi stessi. Visto che Lui ci ha creati e ci conosce per nome, chi meglio del Signore sa cosa è buono per noi e per la nostra vita? La Vocazione al Sevizio è il progetto che Dio ha pensato perché ognuno di noi arrivasse alla sua pienezza. Solo nel rapporto con Dio possiamo scoprirla ( se non cè un rapporto con Lui difficilmente noi scopriamo di averla ricevuta!!!) perché in gran parte dipende da Lui che ce la rivela, prima di tutto con la CHIAMATA, che è Sua iniziativa (non del parroco!!!), poi dotandoci di QUALITA’ per realizzare la missione specifica che ci affida. A noi resta solo la RISPOSTA, che dipende totalmente dalla nostra libertà e generosità e dal nostro personale background cioè da ciò che abbiamo appreso dalle esperienze.
La vocazione al Servizio è, prima di tutto, un dono di Dio: non si tratta di scegliere, ma di essere scelti. Non è per i più bravi e nemmeno per i più capaci!!!Ma è per tutti!!!Se noi aspettiamo di essere perfetti non ci muoveremo mai, e non comprenderemo mai questo tipo di invito!!! E' una risposta a un amore che precede e accompagna. Per chi diventa docile alla volontà del Signore, la vita diventa un bene ricevuto che tende, per natura, a trasformarsi in OFFERTA e DONO. Domanda. Rispondiamo generosamente e con gioia  (i presupposti sono la CARITA' e la LETIZIA) alla chiamata di Dio, con la certezza (FEDE) che Lui desidera realizzare in noi un progetto moooooltooooo più grande di quello di cui pensiamo di essere capaci??? Nella misura in cui ascoltiamo CON L'ORECCHIO DEL CUORE la voce che chiama, capiremo il grande piano che Dio ha per ciascuno di noi  nella nostra storiaQuesta prima consapevolezza ci introduce  nella prima parte del lavoro riguardante l’identità personale da cogliere sotto 2 aspetti prioritari
  • come conoscenza che ognuno di noi ha di sé stessi (accettazione della propria storia,  delle proprie forze e limiti, dei propri ideali e progettualità);
  • come questa tappa della conoscenza di sè dovrebbe rispecchiarsi in una identità fortemente centrata sul contesto/chiesa e sulla Parola di Dio, presupposti cardine su cui si fonda la chiamata al servizio nella vigna del Signore .
2 Domanda: dove sono ( sia mentalmente e concretamente) ? 

Ricordiamo quella domanda di Dio stesso fece ad Adamo nel giardino dell'Eden: “Adamo, dove sei?”. E Adamo risponde: “Mi sono nascosto … ero nudo e mi sono nascosto …”. Ecco, questa è la domanda che ci fa mettere in movimento, perché se noi non abbiamo il coraggio di rispondere a questa domanda che Dio ogni giorno ci fa -“dove sei?” - e se noi non abbiamo neanche l'umiltà di dire “mi sto un po' nascondendo nelle mie abitudini, nelle mie comodità …”, allora non ci metteremo mai in cammino e non potremo mai accompagnare qualcuno ed essere a sua volta accompagnati (operatore AUTENTICO). Il primo passo per uscire da noi stessi, dal nostro personale modo di pensare, dalle nostre rassicuranti routine, dai nostri spazi ben presidiati con le porte belle chiuse Ã¨ RISPONDERE a sè stessi con profonda onestà a questa domanda: dove sono.....??? Essere sinceri fino in fondo ci da la garanzia di diventare (attraverso un cammino interminabile) un OPERATORE AUTENTICO. Giù le maschere dell'ipocrisia, facciamo spazio all'autenticità!!!



3 Domanda: dove voglio andare ( in che modo voglio rispondere alla chiamata al Servizio?)
Per rispondere a questa domanda seguiamo il suggerimento di papa Francesco nella sua ultima enciclica "Fratelli tutti". La parabola del Buon Samaritano è quella che meglio si offre per comprendere l'identità di cui ci stiamo occupando in questa sede. Il Buon Samaritano che lascia il suo cammino per soccorrere l’uomo ammalato (cfr. Lc 10, 30-37) è l’immagine di Gesù Cristo che incontra l’uomo bisognoso di salvezza e si prende cura delle sue ferite e del suo dolore con l’olio della consolazione ( senza lo Spirito Santo non può esserci consolazione) e il vino della speranza ( il vino è il simbolo della RELAZIONE gioiosa, dello stare insieme), nonchè la FIGURA SIMBOLO DELL'OPERATORE PASTORALE.  I gesti della compassione vera, della prossimità che fa bene, sanno miscelare con sapienza olio e vino, e sanno usarli al momento giusto. 
SENZA LO SPIRITO SANTO NON POSSIAMO OPERARE SECONDO DIO, ma ogni cosa che facciamo è frutto delle nostre povere capacità. Senza di Lui NON POSSIAMO FAR NULLA!!! E se facciamo qualcosa la facciamo male, rischiamo di fare danni!!!!E’ a questo equilibrio, a questa saggezza che dobbiamo educarci, ma soprattutto è questo che dobbiamo chiedere insistentemente a Cristo, buon Samaritano. Magari anche il Samaritano aveva tante cose importanti da fare come il sacerdote e il levita che non hanno potuto fermarsi. Io (Operatore Pastorale) però, come il Samaritano, decido d’interrompere i miei affari, di inchinarmi sul malcapitato, di sollevarlo, di caricarmelo sulla spalla...??? Il Buon Samaritano non solo si fa prossimo, ma si fa carico di quell’uomo che vede mezzo morto sul ciglio della strada. Investe su di lui, non soltanto i soldi che ha, ma anche quelli che non ha e che spera di guadagnare a Gerico, promettendo che pagherà al suo ritorno. Così Cristo invita ogni Operatore Pastorale a porre fiducia nella sua invisibile grazia e spinge alla generosità basata sulla carità soprannaturale, identificandosi con ogni persona bisognosa d'aiuto: «Ogni volta che avete fatto queste cose a uno solo di questi miei fratelli più piccoli, l’avete fatto a me» (Mt 25, 40). Si presume che l'uomo della Parabola di cui ci parla Gesù abbia fatto un profondo lavoro su sè stesso per essere arrivato a fare quello che ha fatto!! E io?

L'UMILTA' DI RICONOSCERCI PICCOLI E BISOGNOSI 
(Come la Madonna, piccola Serva del Signore)




Dio, per salvare l'uomo, sceglie la VIA DELL'UMILTA fin dall’inizio. Si mette nelle mani di una giovane appena 12enne, si affida a Lei, che collabora così tanto alla Sua opera da dire semplicemente: “Eccomi, sono la serva del Signore”. Di sé Maria dice questo: sono la serva del Signore. E qui c’è tutto, c’è tutta la storia della salvezza che l’ha preceduta e che la seguirà, perché il compimento della bellezza di ogni vita umana ( e quindi della mia e della tua) è entrare nella scoperta/consapevolezza di essere servi del Signore!!! Cosi' come ha fatto Lei!!! Con noi è recidivo!!! La vita con il  Signore è per noi una provocazione e certamente ci mostra sempre una distanza: più ci confrontiamo con Lui più ci sentiamo inadatti, impreparati, problematici. È giusto vedere questo, fa parte della nostra capacità di riconoscerlo sentire la distanza tra quello che noi siamo e quello che Lui è, come con onestà ha attestato Pietro: «Al vedere questo, Simon Pietro si gettò alle ginocchia di Gesù, dicendo: “Signore, allontànati da me, perché sono un peccatore”». Ma questo, se vogliamo essere onesti, non basta: una volta affermata la distanza, il Signore ci chiede di colmarla, ci chiede di assimilarci a Lui, di abilitarci attraverso un avvicinamento a Lui: «Venite a me, voi tutti che siete stanchi e oppressi, e io vi darò ristoro. Prendete il mio giogo sopra di voi e imparate da me, che sono mite e umile di cuore, e troverete ristoro per la vostra vita. Il mio giogo infatti è dolce e il mio peso leggero». L’invito del Signore è quindi quello di imparare, di abilitarci, di formarci per colmare le distanze!! , Il presupposto per mettersi in movimento è riconoscere che tutti noi, nessuno escluso, abbiamo bisogno di essere accompagnati!!! Tutti abbiamo  bisogno di metterci in cammino. Inoltre,  «Nessuno che mette mano all'aratro e poi si volge indietro, è adatto per il regno di Dio». Che significa? Attenzione al passato che ingombra il presente, a non farci risucchiare da esso attraverso il dubbio o il ripensamento!!! Gesù ha bisogno di gente rivolta al futuro, che non ha rimpianti e non vive ripiegata sul passato. Il Signore non vuole che siamo inchiodati alla miseria del nostro passato, alle fatiche della nostra infanzia, alle ferite del vissuto. Il Signore guarda sempre e solo avanti: chiunque può essere un Operatore a Suo Servizio, non importa il suo passato, i suoi problemi. Il Signore ci dice che noi non siamo un problema. Abbiamo dei problemi si certo, ma non siamo un problema. Che bello! Questo è “Vangelo”,  questa è la buona notizia!!!

CHI E' L'OPERATORE PASTORALE? 
E' colui che è chiamato a vivere le dimensioni costitutive della INTERIORITA', della FRATENITA', della RESPONSABILITA' e della ECCLESIALITA'(consapevole cioè di appartenere al Corpo di Cristo che è la Chiesa dentro la quale svolgere il proprio servizio) nella consapevolezza di essere inserito in un mondo che cambia costantemente e trova nel Corpo di Cristo ( Eucarestia ) il suo immancabile nutrimento, alimento di cambiamento concreto della propria vita e del mondo. 

IL PROFILO DELL'OPERATORE PASTORALE 
  1. E' una persona che ha la propria storia illuminata ( CHI SONO IO?).
  2. Ha elaborato ed accettato la sua fragilità trasformandola in risorsa ( rottura col passato, apertura al presente verso il futuro).
  3. Ha capito che ha ricevuto un privilegio ( LA CHIAMATA A SERVIRE).
  4. E' capace di far convergere il "posto" da cui il Signore l'ha chiamato ( i propri comodi, la propria famiglia, il proprio lavoro, interessi ecc.) con il Sevizio offertogli da Dio.
  5. Modella ogni giorno la propria vita sull'esempio del Buon Samaritano.
  6. E' un uomo o una donna guidato dallo Spirito Santo.
  7. E' consapevole di avere accanto SEMPRE,  nel suo operare, la MADONNA.
  8. E' aperto all'incontro con il diverso da sè, senza il quale non c' è servizio.
  9. Pone attenzione e cura alla RELAZIONE segno tangibile dell'Amore che si dona.
  10. Mostra nei gesti e nelle parole la passione educativa necessaria per svolgere qualsiasi servizio.
  11. Contestualizza il suo "esserci" attraverso un "fare" consono ai tempi che stiamo vivendo.
  12. Sa di essere una persona amata dal Signore che ha fatto pace con la sua umanità fino ad arrivare ad essere espressione piena di Cristo che si china sulla sofferenza.
  13. Coltiva prima personalmente, poi in modo comunitario una “fede adulta” (pregando incessantemente e partecipando con costanza alla vita sacramentale).
  14. È un uomo che lavora su sè stesso  SEMPRE per migliorarsi. 
  15. E' gioioso, perché porta con se la speranza.
  16. E' coraggioso!!!
  17. E' consapevole di essere semplicemente uno strumento  (a muovere il suo operare non è lui con le sue capacità ma lo Spirito Santo!!!)
  18. Si allena ogni giorno nella palestra della Chiesa (cura più il suo aspetto spirituale!!!)  attraverso la dinamica del Suo metodo: Preghiera - Parola - Vita donata agli altri. Quando la Parola incontra la vita della persona, risuona un appello di conversione!!!. 
.....e tanto tanto tanto ancora!!!
Frutto di questo lavoro
 Ã¨  l'espressione di una fede che spinge al rischio!!! 
Maria Cristina Siino, operatore pastorale e psicologo/psicoterapeuta.

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