mercoledì 17 agosto 2022

Santa Chiara della Croce da Montefalco

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Santa Chiara della Croce da Montefalco 
(Perugia)
 Badessa agostiniana
                                                                                                                       .. . A Montefalco,
castello del Ducato di Spoleto,
visse una purissima vergine,
Chiara di nome e per la bellezza fisica,
ma chiarissima per la vita virtuosa e per la scienza . . .

Il 17 Agosto la Chiesa celebra la Sua festa
"Io cerco un luogo forte, nel quale poter piantare la croce", le disse nostro Signore

“La vita dell’anima è l’amore di Dio” diceva Santa Chiara da Montefalco, che a 6 anni si immerge in questo amore nel reclusorio retto dalla sorella. La sua spiritualità è incentrata sulla Passione di Cristo. Muore il 17 agosto 1308.

Chiara nasce in Umbria, a Montefalco, nel 1268 e all’età di 4 anni manifesta già una profonda inclinazione verso la preghiera e la contemplazione. Secondogenita di Damiano e Giacoma, ha soltanto 6 anni quando decide di seguire le orme della sorella Giovanna ritiratasi a vivere di preghiera e penitenza in un reclusorio costruito dal padre in un terreno di proprietà della famiglia. Chiara si immerge totalmente nello stile di vita del romitorio e orazioni, penitenze, sacrifici e mortificazioni diventano per lei il cammino per conformarsi alla Passione di Cristo. Dopo l’ingresso di Chiara, crescendo il numero delle postulanti, Giovanna, superiora della piccola casa, decide di dar vita ad un reclusorio più grande. La sostiene ancora il padre e nel 1290 ottiene dal vescovo di Spoleto Gerardo Artesino il permesso per erigerlo a monastero. Viene chiamato “Monastero della Croce” e alle religiose viene assegnata l’osservanza della Regola di Sant’Agostino. L’anno successivo Giovanna muore e a succederle è designata Chiara, allora ventitreenne.
Chiara accetta a malincuore l’incarico di badessa, ritenendosi indegna, ma tuttavia organizza meglio la vita comune, impone a tutte le sorelle il lavoro manuale, ma lascia ampia libertà a quelle più inclini alla preghiera, si prende cura di tutte amorevolmente, istruendole, correggendole e avendo attenzione ai bisogni di ciascuna. Emerge così come donna di illuminata fermezza. Alla sua grata si accostano poveri e bisognosi, ai quali è sempre pronta a donare qualcosa da mangiare o una parola di conforto, e per uomini dotti, sacerdoti e alto clero diviene saggia consigliera, capace com’è di leggere il cuore altrui e di prevedere gli eventi. Tutto ciò nonostante una dura prova di aridità spirituale che la accompagna per 11 anni. Già prima della morte della sorella sperimenta infatti uno stato interiore di deserto e il silenzio di Dio. Ne soffrirà fino al 1299. A causa delle ristrettezze finanziarie, per qualche tempo durante i lavori Chiara fu incaricata anche di andare alla questua: scalza, il volto velato, uscì una decina di volte, accompagnata da una sorella, senza mai varcare la soglia di una casa, sempre ringraziando con un profondo inchino sia quando riceveva l'elemosina sia quando riceveva un rifiuto o un insulto. Chiara fu grande penitente, servendo Dio con digiuni e preghiere. Chiara era anche tutta per i poveri, per i bisognosi nel corpo e nell'anima, per i perseguitati, per i giovani sbandati. Si adoperò, sia con la preghiera sia con interventi vari, per la pace spesso violata sia in Umbria che in Toscana.
Chiara aveva molti doni straordinari ma specialmente durante la prova, imparò l'umiltà dalle cose che patì e quindi portò la sua croce dietro a Gesù senza mai voltarsi indietro, senza più bisogno di conforti umani. Ma le sue penitenze erano esclusivamente motivate dalla sua continua comunione col Cristo della via crucis, fino a sentirla fisicamente, fino ad applicarla in tutte le sue esperienze anche fisiche. Essa si era formata sull'ammonimento della sorella Giovanna, la quale, all'inizio della loro esperienza comune nel reclusorio, ammoniva Chiara che tenesse sempre la mente in Dio e nella passione di Cristo.

All’inizio del 1294, nel giardino del monastero, le appare Cristo, pellegrino e sofferente con la croce, che si rivolge a lei con tali parole: “Io cerco un luogo forte, nel quale possa piantare la croce, e qui trovo il luogo adatto per piantarla”. È il cuore di Chiara, che da allora ripeterà spesso: “Ho Gesù mio dentro il mio cuore”. La tradizione narra che Cristo viandante le avrebbe donato il proprio bastone e che, avendolo piantato, ne sarebbe poi nato un albero, ancora oggi florido. È il Melia Azedarach, originario dell’Himalaya o “albero di Santa Chiara”, i cui acini legnosi, da secoli, vengono utilizzati per realizzare rosari. All’inizio del 1300 Chiara si ammala e nel luglio del 1308 è costretta a letto. Trascorre le giornate assorta e in contemplazione. Raccomanda alle monache di essere umili, obbedienti, pazienti, unite nella carità e si prepara all’incontro con Dio. Il 17 agosto chiede di essere portata nella chiesa che aveva voluto per il monastero e lì esala l’ultimo respiro. Aveva 40 anni. Le consorelle decidono di conservare il suo corpo così le vengono estratti gli organi e con grande sorpresa nel suo cuore vengono scoperti i segni della Passione di Cristo. Berengario di Donadio da Sant’Africano, biografo di Chiara, scrive: “C’erano … dentro il cuore … in forma di duri nervi di carne da una parte la croce, tre chiodi, la spugna e la canna; e dall’altra parte la colonna, la frusta … e la corona … Nel sacchetto del fiele … vi si trovavano tre pietre rotonde, in tutto uguali … che rappresentavano verosimilmente la Trinità”. La fama di santità di Chiara si diffonde molto presto e vengono documentati diversi miracoli con la sua intercessione. Il suo corpo incorrotto e le reliquie sono ancora oggi a Montefalco, nella nuova chiesa a fianco del monastero agostiniano. A ricordarne la storia sono gli splendidi affreschi della Cappella di Santa Croce, la primitiva chiesetta della comunità religiosa dove Chiara ha trascorso le ultime ore della sua vita terrena.

Alla morte di Giovanna, Chiara eletta badessa, dimostra una non comune capacità di “leggere nel cuore” dei suoi interlocutori; anche per questo esercitò una grande influenza su alcuni distinti cittadini di Montefalco e della Valle Spoletana, diventandone consigliera ascoltata in materia religiosa. Difese con illuminata fermezza la fede in un tempo in cui la setta dello “Spirito di libertà” andava diffondendo i suoi errori: i suoi adepti ritenevano l’uomo un essere perfetto, superiore al peccato e alla legge e quindi non bisognoso della grazia. Fu inoltre gratificata da numerose visioni comprendenti immagini della Passione, oggetto della sua costante meditazione che le provocava continue lacrime e le impediva di cibarsi e di dormire normalmente. Durante le estasi che, a dire delle compagne, si protraevano per giorni interi, Chiara perdeva ogni rapporto con la realtà, divenendo anche fisicamente insensibile. Un giorno riferì alle consorelle di portare la croce di Cristo nel cuore. Quando morì, il 17 agosto 1308, una delle monache, Francesca Armandi, incaricata di prepararne il cadavere per la sepoltura, le aprì il petto e riconobbe effigiati nel cuore della defunta – grosso come la testa di un bambino - gli strumenti della Passione (chiodi, corona di spine, flagello, lancia, croce, ecc.). La notizia dell’avvenimento si diffuse ben presto, attirando l’attenzione del vicario del vescovo di Spoleto. Costui, all’inizio piuttosto scettico, si convinse della verità del prodigio. Ma il processo di canonizzazione incontrò ugualmente difficoltà: iniziato nel 1317, soltanto nel 1742 approdò alla beatificazione, mentre nel 1881 si ebbe la canonizzazione. Negli atti per la canonizzazione si sottolinea che Chiara, seppur considerata “illicterata”, (riuscisse a leggere il breviario e ad insegnare a leggere alle sue compagne), aveva una straordinaria capacità di interpretare le Sacre Scritture. Tanta era la fama di sé e delle sue virtù suscitata in vita da Chiara che subito dopo la morte, fu venerata come santa.

Preghiera
Santa Chiara, Sorella e Madre, 
che ci accompagni nei sentieri di Dio 
nella ricerca della Bellezza e nell’Amore, 
che sempre è possibile quando il cuore è il centro dell’interiorità.

 Insegnaci a fare di questo nostro cuore la Dimora del Signore 
dove possa poggiare la sua Croce, perché la nostra vita 
sia un Dono per tutti e per la Chiesa, 

che tu hai amato e servito nella preghiera che 
trasforma a immagine di Gesù Cristo 
e intercede presso il Padre. Annunzieremo con te, di buon mattino,
 con timore e gioia grande, che è Bella la vita del Cielo! 
 Che è Bello quanto il Signore ci dona! 
 Che è Bello lodare il Signore! 
Amen.

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