Il Papa ha autorizzato il decreto
che riconosce «l'offerta della vita» del brigadiere
che si offrì in cambio di alcuni ostaggi dei nazisti nel 1943.
Il 24 febbraio 2025, dopo essere stato per
alcuni decenni Servo di Dio
è stato dichiarato,
Venerabile da papa Francesco e ne
è in corso il processo di beatificazione
Per essere proclamato beato manca solo il miracolo.
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(15 ottobre 1920 – 23 settembre 1943)
“Se muoio per altri cento, rinasco altre cento volte: Dio è con me e io non ho paura!”
Sono parole pronunciate dall’eroe Salvo D’Acquisto, vice brigadiere dell’Arma dei Carabinieri, insignito di Medaglia d’oro al Valor Militare, che sacrificò la propria vita per salvare un gruppo di civili durante un rastrellamento delle truppe naziste avvenuto il 23 settembre 1943, a Torrimpietra, località a nord di Roma, nella cui Stazione dei Carabinieri, era stato destinato dal dicembre del 1942.Salvo D’Acquisto nasce il 15 ottobre del 1920 a Napoli. Suo padre ha origini palermitane, mentre sua madre è napoletana. È il primo di cinque figli. Salvo cresce seguendo una rigorosa educazione religiosa sin dalla più tenera età: frequenta l’asilo presso l’Istituto salesiano “Figlie di Maria Ausiliatrice” nel quartiere Vomero, la Scuola Elementare “Luigi Vanvitelli”, il Ginnasio presso l’Istituto Salesiano “Sacro Cuore”. I suoi insegnanti lo definiscono riservato, controllato e di poche parole, mentre i compagni lo ricordano altruista, leale e difensore dei più deboli. Nel 1934 prende la decisione di proseguire gli studi da solo e consegue da privatista la licenza liceale.
Nella primavera del 1939 riceve la cartolina militare per il servizio di leva e decide di arruolarsi nell’Arma dei Carabinieri seguendo una tradizione di famiglia: anche il nonno materno, uno zio paterno e due zii materni sono stati carabinieri.
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Dopo aver frequentato la Scuola Allievi Carabinieri di Roma viene promosso carabiniere il 15 gennaio 1940 e inviato alla Legione Territoriale di Roma. Qui rimane per alcuni mesi, prestando servizio presso il Nucleo Fabbricazioni di Guerra. Essere un Carabiniere per Salvo significa realizzare il proprio ideale di dovere come missione a difesa dei più deboli e dei più umili nonché il desiderio di operare per la giustizia. Dopo il ricovero in un ospedale militare in Libia, per una forte febbre malarica, rientra in Italia per frequentare il Corso Allievi Sottufficiali a Firenze. Superati brillantemente gli esami, il 15 dicembre 1942 Salvo viene promosso vice brigadiere ed assegnato alla Stazione dei Carabinieri di Torrimpietra, all’epoca una piccola borgata rurale a una trentina di chilometri da Roma lungo la via Aurelia, vicino a Palidoro.
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A Torrimpietra Salvo D’Acquisto, amato e stimato dagli abitanti del paese, vive gli ultimi nove mesi della sua vita. Da Roma gli giungono le notizie delle tragiche vicende che vive la Nazione: la caduta del regime, l’annuncio radiofonico di Badoglio dell’ 8 settembre che ufficializza la firma dell’armistizio con gli alleati e lo sfacelo generale. In questo contesto pieno di confusione, a seguito dei combattimenti alle porta di Roma, un reparto delle SS si rifugia in una ex caserma della Guardia di Finanza abbandonata, nei pressi della Torre di Palidoro, nel territorio di giurisdizione della stazione dei Carabinieri di Torrimpietra.
È la sera del 22 settembre 1943, durante un’imprudente ispezione alle casse di munizioni abbandonate nei locali della ex caserma, alcuni soldati tedeschi vengono investiti da un’esplosione: due di loro muoiono e due restano feriti.
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La reazione dei tedeschi non si fa attendere: la mattina seguente il comandante del reparto tedesco, si reca nella stazione dei Carabinieri per essere informato sui responsabili dell’accaduto.
Assente il comandante, Salvo D’Acquisto cerca di spiegare ai tedeschi che il fatto è accaduto accidentalmente, che non è stato il gesto dinamitardo di nessuno, pertanto che non esiste un responsabile da punire. Inutilmente perché il militare tedesco non intende capire che si è trattato di un incidente ma interpreta l’episodio fortuito come un attentato da parte degli abitanti del luogo. Quindi non soddisfatto dalle spiegazioni del giovane sottufficiale decide la rappresaglia, ossia l’azione militare punitiva nei confronti della popolazione del luogo. Vengono rastrellati 22 inermi e innocenti cittadini di Torrimpietra e caricati su di un autocarro e trasportati ai piedi della Torre di Palidoro per essere fucilati dopo essere stati obbligati a scavarsi la fossa comune con vanghe, badili o solo con le mani.
Quando è ormai tutto pronto per la fucilazione e i 22 uomini, seppur disperati, si sono rassegnati al terribile destino, il vicebrigadiere tratta con l’ufficiale tedesco e poco dopo vengono tutti rilasciati.
Tutti….tranne lui, Salvo D’Acquisto.
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I 22 uomini, vedendosi improvvisamente liberi e non capendo cosa stia accadendo, si allontanano in tutta fretta per paura di un ripensamento da parte dell’ufficiale tedesco. Solo in seguito capiscono di essere stati rilasciati perchè il vicebrigadiere, autoaccusandosi dell’incidente, ha salvato loro la vita. A Salvo è intimato di entrare nella fossa davanti al plotone di esecuzione. Egli ha modo di gridare per l’ultima volta «Viva l’Italia!», prima di essere raggiunto da una scarica di mitra che lo lascia esanime a terra a pochi giorni dal compimento dei 23 anni. Dal 1986 i suoi resti mortali sono sepolti nella basilica di Santa Chiara a Napoli.
L’eroico gesto, che è valso a Salvo D’Acquisto la Medaglia d’Oro al Valore Militare e l’apertura di un processo di canonizzazione, è un gesto da onorare, rispettare e ricordare.
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