RALLEGRATEVI
ED ESULTATE
Gc 1,2-4
“Considerate
perfetta letizia, miei fratelli, quando subite ogni sorta di prove, sapendo che
la vostra fede, messa alla prova, produce pazienza. E la pazienza completi
l’opera sua in voi, perché siate perfetti e integri, senza mancare di nulla." Nel
qualificare gli effetti salvifici dell’ottava beatitudine Gesù ci invita a
interiorizzare ciò che avviene nel
nostro cuore quando l’accogliamo: «Rallegratevi ed esultate, perché grande è la
vostra ricompensa nei cieli».
Riflettiamo insieme!
Non “salario” ma
“ricompensa”.
Per
essere ben radicati in questa gioia occorre che comprendiamo bene il
significato della parola “ricompensa”, da non confondere in nessun modo con
“salario”.
1)
Gesù, dopo averci ripetuto per otto volte “beati” invitandoci a vivere
situazioni assurde per i sapienti del mondo, pone a conclusione di questo
codice due verbi che ci dicono che la gioia non è puramente interiore, ma si
manifesta anche nel volto e nei gesti della persona che vive le beatitudini. I
due verbi sono significativi:
“Rallegratevi”: richiama in modo
commovente il saluto che l’arcangelo Gabriele rivolse a Maria: «Rallegrati, o
piena di grazia, il Signore è con te» (Lc 1,28);
“Esultate”: ci ricorda la gioia
danzante di Giovanni Battista che – dice Luca –nel seno di Elisabetta “danzò di
gioia” nell’ incontrare Gesù nel grembo di Maria (Lc 1,44).
2)
La gioia esplosiva del cuore ha una motivazione ben chiara e definita. Dice
Gesù: «Perché grande è la vostra
ricompensa nei cieli». Gesù parla di ricompensa, non di salario. Il salario
all’ operaio non è regalato ma dovuto, sperando che se lo sia guadagnato
lavorando onestamente; la ricompensa, invece, è donata e per sua natura non esige il contraccambio. Scrive san
Paolo: «Quando uno lavora e riceve un compenso, questo compenso non gli è dato
come regalo, ma gli è dovuto. Quando invece uno non compie un lavoro, ma semplicemente crede che Dio accoglie
favorevolmente il peccatore, allora per questa sua fede Dio lo considera
giusto» (Rm 4,4-5).
Non possiamo far nulla per
meritarci la salvezza eterna!!! L’esegesi giudaica metteva alla base
del rapporto con Dio il merito da parte dell’uomo e la retribuzione da parte di
Dio, come l’operaio che alla fine del mese riceve la retribuzione (= salario),
perché se l’è meritata. Paolo, invece, afferma la logica della gratuità come dimensione fondamentale e inalienabile
dell’amore. Per sua natura l’amore è
gratuito e dona gratuitamente. Perciò nel rapporto con Dio non c’è merito
ma fede, non c’è retribuzione o salario ma ricompensa. Il binomio non è “merito-retribuzione”, ma “fede-ricompensa”. La retribuzione è dovuta, perché si è compiuto un
lavoro che la richiede; la ricompensa è donata, perché ha come
criterio la giustizia rivelata, quella nuova
“giustizia” che è l’amore, che dona gratuitamente e non esige il
contraccambio; proprio per questo fiorisce la generosità della
risposta.
In
questa visione evangelica occorre evitare
l’errore di trasformare la fede in una “prestazione”, da cui dovrebbe
derivare una retribuzione. Dio ci liberi da tale mentalità da ragionieri
della fede!!!
La gioia è Cristo
“Rallegratevi ed
esultate”: una stupenda frase che qualifica la gioia cristiana. Questa ha il
suo fondamento non nelle cose belle o nelle persone simpatiche, ma in una stupenda APPARTENENZA!!!Lo afferma san
Paolo nella lettera ai Filippesi: «Rallegratevi! Appartenete al Signore. Ve lo
ripeto: RALLEGRATEVI!!» (Fil 4,4).
Questa appartenenza è stata siglata per sempre il giorno del nostro Battesimo: Cristo
abita in noi !!!Noi apparteniamo a Lui, come Lui appartiene a noi. E' alle porte oramai la
domenica delle Palme. In questo giorno la Chiesa ricorda il trionfale ingresso di Gesù a Gerusalemme in sella ad un asino osannto dalla folla che lo salutava agitando rami di palma. La folla, radunata dalle voci dell'arrivo di
Gesù, stese a terra i mantelli, mentre altri tagliavano rami dagli alberi di
ulivo e di palma, abbondanti nella regione, e agitandoli festosamente gli rendevano onore. Ci
stiamo sempre più avvicinando alla Santa Pasqua.
In questa solennità facciamo memoria della Liberazione
dalla morte grazie a Colui che solo per amore sconfinato ha voluto
immolarsi al posto nostro. La Sua morte
è vita eterna per ciascuno di noi. Non dimentichiamolo. Se questo Gesto
sublime non diventa per noi motivo di gioia allora vano resterebbe il
Sacrificio di Dio che immola il Suo Unico Figlio in croce per noi. La tristezza
di vedere Gesù morire in croce a causa dei nostri peccati lascia il posto a una
gioia senza eguali: quella che ci
viene dalla Sua Risurrezione e, di riflesso, dalla nostra liberazione!
Preghiera Spontanea
“Grazie
Gesù, per averci tanto amati e per continuare ad amarci nonostante la nostra
caparbietà e durezza di cuore. Vogliamo gioire con Te, per Te e condividere la
Gioia della Risurrezione con noi stessi e le persone che ogni giorno
incontriamo sulla nostra strada.”Amen.
Maria Cristina Siino
20/03/2013
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