mercoledì 20 marzo 2013

La Domenica delle Palme


RALLEGRATEVI ED ESULTATE
Nella croce, la salvezza e la vera gioia
Gc 1,2-4
Considerate perfetta letizia, miei fratelli, quando subite ogni sorta di prove, sapendo che la vostra fede, messa alla prova, produce pazienza. E la pazienza completi l’opera sua in voi, perché siate perfetti e integri, senza mancare di nulla." Nel qualificare gli effetti salvifici dell’ottava beatitudine Gesù ci invita a interiorizzare  ciò che avviene nel nostro cuore quando l’accogliamo: «Rallegratevi ed esultate, perché grande è la vostra ricompensa nei cieli».
Riflettiamo insieme!
Non “salario” ma “ricompensa”.
Per essere ben radicati in questa gioia occorre che comprendiamo bene il significato della parola “ricompensa”, da non confondere in nessun modo con “salario”.
1) Gesù, dopo averci ripetuto per otto volte “beati” invitandoci a vivere situazioni assurde per i sapienti del mondo, pone a conclusione di questo codice due verbi che ci dicono che la gioia non è puramente interiore, ma si manifesta anche nel volto e nei gesti della persona che vive le beatitudini. I due verbi sono significativi:
“Rallegratevi”: richiama in modo commovente il saluto che l’arcangelo Gabriele rivolse a Maria: «Rallegrati, o piena di grazia, il Signore è con te» (Lc 1,28);
“Esultate”: ci ricorda la gioia danzante di Giovanni Battista che – dice Luca –nel seno di Elisabetta “danzò di gioia” nell’ incontrare Gesù nel grembo di Maria (Lc 1,44).
2) La gioia esplosiva del cuore ha una motivazione ben chiara e definita. Dice Gesù:  «Perché grande è la vostra ricompensa nei cieli». Gesù parla di ricompensa, non di salario. Il salario all’ operaio non è regalato ma dovuto, sperando che se lo sia guadagnato lavorando onestamente; la ricompensa, invece, è donata e per sua natura non esige il contraccambio. Scrive san Paolo: «Quando uno lavora e riceve un compenso, questo compenso non gli è dato come regalo, ma gli è dovuto. Quando invece uno non compie un lavoro, ma semplicemente crede che Dio accoglie favorevolmente il peccatore, allora per questa sua fede Dio lo considera giusto» (Rm 4,4-5).
Non possiamo far nulla per meritarci la salvezza eterna!!! L’esegesi giudaica metteva alla base del rapporto con Dio il merito da parte dell’uomo e la retribuzione da parte di Dio, come l’operaio che alla fine del mese riceve la retribuzione (= salario), perché se l’è meritata. Paolo, invece, afferma la logica della gratuità come dimensione fondamentale e inalienabile dell’amore. Per sua natura l’amore è gratuito e dona gratuitamente. Perciò nel rapporto con Dio non c’è merito ma fede, non c’è retribuzione o salario ma ricompensa. Il binomio non è “merito-retribuzione”, ma “fede-ricompensa”. La retribuzione è dovuta, perché si è compiuto un lavoro che la richiede;  la ricompensa è donata, perché ha come criterio la giustizia rivelata, quella  nuova “giustizia” che è l’amore, che dona gratuitamente e non esige il contraccambio; proprio per questo fiorisce la generosità della risposta.
In questa visione evangelica occorre evitare l’errore di trasformare la fede in una “prestazione”, da cui dovrebbe derivare una retribuzione. Dio ci liberi da tale mentalità da ragionieri della fede!!!
La gioia è Cristo 
“Rallegratevi ed esultate”: una stupenda frase che qualifica la gioia cristiana. Questa ha il suo fondamento non nelle cose belle o nelle persone simpatiche, ma in una stupenda APPARTENENZA!!!Lo afferma san Paolo nella lettera ai Filippesi: «Rallegratevi! Appartenete al Signore. Ve lo ripeto: RALLEGRATEVI!!» (Fil 4,4). Questa appartenenza è stata siglata per sempre il giorno del nostro Battesimo: Cristo abita in noi !!!Noi apparteniamo a Lui, come Lui appartiene a noi. E' alle porte oramai la domenica delle Palme. In questo giorno la Chiesa ricorda il trionfale ingresso di Gesù a Gerusalemme in sella ad un asino osannto dalla folla che lo salutava agitando rami di palma.  La folla, radunata dalle voci dell'arrivo di Gesù, stese a terra i mantelli, mentre altri tagliavano rami dagli alberi di ulivo e di palma, abbondanti nella regione, e agitandoli festosamente gli rendevano onoreCi stiamo sempre più avvicinando alla Santa Pasqua. In questa solennità facciamo memoria della Liberazione dalla morte grazie a Colui che solo per amore sconfinato ha voluto immolarsi al posto nostro. La Sua morte è vita eterna per ciascuno di noi. Non dimentichiamolo. Se questo Gesto sublime non diventa per noi motivo di gioia allora vano resterebbe il Sacrificio di Dio che immola il Suo Unico Figlio in croce per noi. La tristezza di vedere Gesù morire in croce a causa dei nostri peccati lascia il posto a una gioia senza eguali: quella che ci viene dalla Sua Risurrezione e, di riflesso, dalla nostra liberazione!
Preghiera Spontanea
“Grazie Gesù, per averci tanto amati e per continuare ad amarci nonostante la nostra caparbietà e durezza di cuore. Vogliamo gioire con Te, per Te e condividere la Gioia della Risurrezione con noi stessi e le persone che ogni giorno incontriamo sulla nostra strada.”Amen.
Maria Cristina Siino
20/03/2013

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