“Il bambino dice no?? Fa i capricci??
L’ interiorizzazzione delle regole e il ruolo dei genitori
(età: dai 3 agli 8/9 anni)”
Maria Cristina Siino, psicologo psicoterapeuta
E’certamente uno dei temi più
difficili da trattare coi genitori, non tanto per i contenuti in sé, ma, quanto
per il coinvolgimento emotivo e affettivo che, generalmente, questo quesito
pone a ciascuno di noi e in modo diverso da papà a mamma!!!
Quando il bambino esce dalla
“nicchia” per andare a scuola, porta con sé un bagaglio, seppur piccolo, di cose che ha visto fare e dire dai
genitori,o dai fratelli, di cose che ha
imparato a fare con loro,e di cose
di cui ha difficoltà, per svariati motivi!!!
Diciamo che:
·
la sua identità è in divenire e si forma dall’esperienza;
·
Il contesto dell’esperienza è lo sfondo nel quale avviene ogni
apprendimento;
·
ogni vissuto esperienziale nasce da una relazione e da lei, e dal
contesto, prende forma!!!
La comparsa del “no” a livello
evolutivo, nel bambino, avviene, di norma, tra la fine del secondo anno e l‘inizio
dei 3 anni.
E’ chiaro che ci possono essere
delle eccezioni rispetto ai tempi ma, questi, in genere, non si
distanziano di molto.
Cosa, questa comparsa, determina nei
genitori, non può essere generalizzata, in quanto ci sono delle variabili da
tenere in considerazione tra risposta e risposta!!!
Una di queste è, ad esempio, l’esperienza dell’educazione ricevuta in genere mai
uguale tra mamma e papà. Questa è, certamente, quella costante di cui, il
bambino, molto precocemente fa esperienza e dalla quale, quando siamo ad una
co-genitorialità matura e responsabile, prende spunto, nel tempo (attraverso il
processo d’identificazione), la sua
individualità.
Questo è vero nella misura in cui
leggiamo lo sviluppo del bambino attraverso un ottica relazionale, superando la concezione unilaterale,
intrapsichica, che vede il problema solo dal punto di vista del bambino,
escludendo l’ambiente.
Nella fattispecie dell’argomento
spinoso, che ci accingiamo ad affrontare insieme, iniziamo col dire che,
quando il bambino comincia a dire no, sembra non esserne pienamente consapevole, ma,
a fare emergere gradualmente la consapevolezza siamo noi adulti ogni qualvolta facciamo una semplice cosa: lo ascoltiamo.
Il bambino, quando dice no, lo dice ad
una PERSONA, o a più persone, (altrimenti
è come se parlasse a se stesso!!) come a dire che il NO,
quello sano è proteso sempre verso l’autonomia
e l’individuazione, ha un volto, un nome e una identità.
Ma è anche vero che, quando il NO non trova
accoglienza, rischia di diventare insistente!!! E noi ne sappiamo qualcosa!!!!
Quando il NO rimane non accolto, osteggiato,
senza nome e senza nessuno che
risponde adeguatamente a questo appello,
a farne le spese è la relazione tra il bambino e l’adulto.
Questa, subisce bruscamente delle
interruzioni o blocchi che, a lungo andare portano ad incomprensioni e stili
educativi rigidi e poco protesi al dialogo.
Facciamo un esempio: un bambino rifiuta
categoricamente di eseguire un compito x,
richiesto da uno o entrambi i genitori. Di fronte a questo problema i genitori reagiscono con
l’imposizione e il bambino si mette a strillare!!! Domanda: cosa non ha
funzionato? Dove sta l’inghippo?
L’intenzionalità dei genitori è quella
di trasmettere una regola? O è quella di impartire al bambino semplicemente un “tu devi?”
Nella nostra quotidianità spesso
viviamo in prima persona esperienze simili con i nostri figli e il vissuto che
abbiamo dentro e/o esprimiamo, ha quasi sempre i contorni della rabbia e della frustrazione.
E’ come se tra le varie competenze che
il bambino acquisisce grazie alla famiglia quella SOCIALE si rivela più
difficile. Diciamo che spesso i problemi
nascono quando tra l’intenzionalità di base ( il
genitore voleva in realtà insegnare al figlio l’ubbidienza o la collaborazione)
e la modalità di trasmissione della
stessa, non c’è coerenza.
Più volte durante questo stesso percorso
di crescita si è sottolineata l’importanza educativa della RELAZIONE tra
genitori e figli fondata sulla RECIPROCITA’ e sulla COERENZA.
Il volere trasmettere una educazione
sana e fondata sul rispetto di sé stessi e dell’altro non vuol dire imporre
delle regole predefinite e standardizzate ma stare – con il bisogno mio e il bisogno dell’altro nella
consapevolezza dei ruoli tra chi è
chiamato a dare e chi a ricevere!!!!
Una regola è sempre una regola, non
si mette minimamente in dubbio!!! A fare la differenza è il modo con cui questa è trasmessa e il tempo.
Nasce qui tutto quel discorso che ci
vede spesso divisi tra due fazioni: i tradizionalisti e i permessivisti! Il conflitto, che genera dal
confronto, quanto è costruttivo e orientato alla crescita è sinonimo di
maturità e responsabilità.
Il NO è anche espressione di aggressività o di energia che, se
adeguatamente riconosciuta e canalizzata, può trasformarsi in competenze diverse anche artistiche.
Spesso, invece, attraverso il nostro
modo frettoloso di “spegnere i dardi”,
blocchiamo, nel bambino, quella vivacità e quella spontaneità che, agli esordi,
erano l’espressione di una personalità che aveva voglia di nascere e di
definirsi in maniera originale. Allora, considerando tutto ciò, fermiamoci e
riflettiamo insieme!!!
Grazie!!!
Nessun commento:
Posta un commento