"Ogni stagione nel mondo
attraversa una notte,
e l’uomo sempre si sente,
smarrito e bambino,
sente bisogno di stelle,
segni d’amore nel cielo,
e il Signore le accende,
nel cielo lassù!"
SANTA RITA
L’uomo
quando arriva il buio della “notte” e con essa lo smarrimento, la paura e
l’angoscia del pericolo della propria vita si sente insicuro e vulnerabile. La
sua insicurezza e fragilità vengono a galla e spesso prendono il sopravvento su
di lui. Questo capita in circostanze tragiche come la guerra, atti gravi di
terrorismo con centinaia di vittime, o quando siamo toccati dalla morte di
qualche nostra persona cara. Ci sentiamo bambini indifesi e fragili, che hanno
bisogno di segni d’amore. Nella notte buia sono la luna e le stelle, doni del
Signore, che possono darci orientamento e coraggio. Nelle crisi della vita un
segno d’amore, tra gli altri, che ci può dare coraggio e forza per
ricominciare, è il ricordo dei santi. Anch’essi doni del Signore, anch’essi
segni visibili del suo amore e della sua sollecitudine per ciascuno di noi.
Questi segni ci sono: spetta a noi ricordarli, invocarli e imitarli.
“Il Signore le accende, nel cielo lassù”: così recita l’inno a Santa
Rita da Cascia citato all’inizio.
Nel firmamento dei santi e delle sante della Chiesa, Rita è certamente una stella di prima grandezza. Vissuta ben sei secoli fa, ma viva ancora oggi, ricordata, invocata, pregata nei casi più disperati da migliaia di devoti non solo in Italia ma in varie parti del mondo.
Nel firmamento dei santi e delle sante della Chiesa, Rita è certamente una stella di prima grandezza. Vissuta ben sei secoli fa, ma viva ancora oggi, ricordata, invocata, pregata nei casi più disperati da migliaia di devoti non solo in Italia ma in varie parti del mondo.
Anni
fa è stato fatto un sondaggio in Italia per sapere chi erano i santi e le sante
più “famosi”. Tra i primi risultarono San Francesco, Sant’Antonio e San
Giovanni Bosco. Tra le colleghe sante invece la prima della lista risultò
proprio santa Rita da Cascia. Come si vede il tempo logora tutto ma non il
ricordo di questa santa italiana. I suoi devoti, meglio sarebbe dire le sue
devote perché sono le donne che sentono una devozione particolare per lei, sono
tra i più attivi e convinti specialmente durante i pellegrinaggi non solo al
santuario di Cascia ma in altri sparsi in Italia e all’estero. A Torino, per
esempio, ce n’è uno, molto bello e molto frequentato.
Un amore più grande di ogni difficoltà...
Non
è facile tracciare un profilo storico di santa Rita. Ci sono molti punti
oscuri, e spesso le notizie di una certa attendibilità si mescolano alle
leggende, che si formarono durante i secoli in diverse stratificazioni. Rita
(Mancini era il suo cognome) nacque a Roccaporena vicino a
Cascia verso il 1381 da genitori ormai anziani e senza figli. Fin da fanciulla
si distinse per la sua bontà, laboriosità e pietà. Arrivata all’adolescenza
Rita voleva farsi monaca, ma i genitori
si opposero e la fecero maritare. Il prescelto si chiamava Paolo di
Ferdinando. Non era proprio farina da fare ostie: impetuoso e aggressivo,
arrogante e senza riguardo per nessuno, era riuscito senza troppi sforzi a
farsi molti nemici. In casa, Rita ne dovette subire subito la violenza e l’aggressività.
Ma lei non si dette mai per vinta, nella speranza di poterlo ammansire e
“convertire” a maniere più gentili, prima o poi. La sua pazienza, bontà, mansuetudine, preghiera ed eroica capacità di
sopportazione alla fine vinsero. Dopo ben 18 lunghi, dolorosi anni. Quando
sembrava tutto impossibile, il possibile divenne realtà. E arrivò la sospiratissima conversione del marito.
Un vero “miracolo” visto il soggetto in questione. Ma la sua conversione non
significava automaticamente anche il perdono da parte dei nemici che lui si era
fatto in quegli anni e la cancellazione dei torti subiti. Questi, una notte, su
una strada buia regolarono il conto finale: lo assalirono e lo uccisero. Rita
dovette così affrontare anche il dolore di questa morte tragica. Lei perdonò
gli assassini del marito, ma non altrettanto fecero i due figli, che ancora
adolescenti giurarono vendetta. Rita insomma non riuscì a convincerli al
perdono. Si narra che pregò Dio di impedire che si macchiassero di questo
delitto rischiando così l’inferno, e se era necessario di toglierli dal
mondo...
Non
si è certi che questa fu la preghiera di Rita nei riguardi dei suoi due figli
smaniosi di vendetta. È certo però che morirono non molto tempo dopo, probabilmente
per qualche malattia. Caso non infrequente allora. Così Rita libera da legami
familiari poteva coronare il sogno di farsi monaca. Ma all’inizio le porte del
monastero di Cascia rimasero chiuse perché non fu accettata.
Durante
questo periodo, ormai vedova e sola in casa, una volta ritornando da una visita
ad una ammalata incontrò sul ciglio della strada una donna sfinita e lacera,
distesa sulla neve. Veniva da Spoleto da dove era fuggita per salvarsi dai maltrattamenti del marito. Era anche
stata aggredita e derubata dai ladri. Rita la portò a casa sua, e le donò
l’unica veste che aveva. La persuase poi a tornare dal marito, di cui le
assicurò la conversione. Questo spiega la particolare devozione che hanno le
donne che patiscono ingiustizie e maltrattamenti di vario genere nell’ambito
familiare, ma non vogliono lo stesso rompere il vincolo matrimoniale. Forse
proprio per la storia personale Santa
Rita è considerata la migliore avvocata e confidente di queste donne in
difficoltà.
Le
sue preghiere incessanti alla fine vinsero e Rita entrò nel monastero di Cascia, intitolato
a Santa Maddalena (che oggi si chiama di Santa Rita). “Nel monastero visse per
quarant’anni alternando la preghiera e la
contemplazione a visite a malati e lebbrosi, e cercando spesso di pacificare le fazioni che si combattevano
nella cittadina umbra. Ma il cuore della sua giornata erano la preghiera e la meditazione della Passione
di Cristo. Finché un giorno, mentre era in contemplazione estatica davanti
al Crocefisso, sentì una spina della corona del Cristo conficcarsi nella fronte e produrle una profonda piaga purulenta e fetida, costringendola ad una
perenne segregazione: era il 1432. Soltanto in occasione di un pellegrinaggio a
Roma per perorare la causa di canonizzazione di san Nicola da Tolentino ottenne
che la ferita si rimarginasse temporaneamente. Ormai l’immedesimazione alla
Croce di Cristo era totale, e in croce visse gli ultimi quindici anni, logorata
dalle fatiche e dalle sofferenze, ma anche dai digiuni e dalla pratica dei
flagelli...”
Alla
santa di Cascia viene associato un fiore in particolare: la rosa. È il simbolo della devozione
a lei. Perché? Si narra che una cugina le fece visita, e Rita, ormai morente,
espresse un ultimo desiderio: una rosa dal giardino che aveva lasciato. Si era
d’inverno. La parente ubbidì, andò e trovò nell’orto coperto di neve una rosa
fiorita. Gliela portò e Rita tutta felice la regalò al suo Crocefisso.
Quando
morì, il 22 maggio 1447, ci fu un scampanio “spontaneo” cioè miracoloso di
tutte le campane del paese. Cominciava così dal cielo l’attività taumaturgica
di santa Rita.
Venne
dichiarata santa da Leone XIII nel 1900, prima donna ad essere dichiarata tale
nel Grande Giubileo di inizio del ventesimo secolo.
Nel
primo centenario di questa canonizzazione, durante il Giubileo del 2000 davanti
ad una grande folla di devoti della santa in Piazza San Pietro Giovanni Paolo
II si chiedeva: “Ma quale è il messaggio che questa santa ci lascia? È un
messaggio che emerge dalla sua vita: umiltà e obbedienza sono state la via
sulla quale Rita ha camminato verso un’assimilazione sempre più perfetta al
Crocefisso. La stigmate che brilla sulla
sua fronte è l’autenticazione della sua maturità cristiana. Sulla Croce con
Gesù, ella si è in un certo senso laureata
in quell’amore, che aveva già conosciuto ed espresso in modo eroico tra le
mura di casa e nella partecipazione alle vicende della sua città” cioè cercando
di portare pace fra le varie fazioni contrapposte e in lotta fra loro.
Giovanni
Paolo II disse ancora: “La santa di Cascia appartiene alla grande schiera delle
donne cristiane che «hanno avuto significativa incidenza sulla vita della
Chiesa, come anche su quella della società». Rita ha bene interpretato il «genio femminile»: l’ha vissuto
intensamente sia nella maternità fisica
che in quella spirituale”. Forse la migliore definizione della santità di
Rita da Cascia la troviamo nella iscrizione che è stata posta sull’urna
contenente i suoi resti mortali: “Si diede tutta a Lui” cioè a Cristo, anche nel momento della crocifissione, che è la
cosa più difficile.
PATRONA DEI CASI IMPOSSIBILI E DISPERATI
O Cara Santa Rita,
nostra Patrona nei casi impossibili e Avvocata nei casi disperati,
fate che Dio mi liberi dalla mia presente afflizione.......,
e allontani l'ansietà, che preme così forte sopra il mio cuore.
Per l'angoscia, che voi sperimentaste in tante simili occasioni,
abbiate compassione della mia persona a voi devota,
che confidentemente domanda il vostro intervento
presso il Divin Cuore del nostro Gesù Crocifisso.
O cara Santa Rita,
guidate le mie intenzioni
in queste mie umili preghiere e ferventi desideri.
Ricordando la mia passata vita peccatrice
e ottenendo il perdono di tutti i miei peccati,
ho la dolce speranza di godere un giorno
Dio in paradiso insieme con voi per tutta l'eternità.
Così sia
Santa Rita, Patrona dei casi disperati, pregate per noi
Santa Rita, Avvocata dei casi impossibili, intercedete per noi.
3 Pater, Ave e Gloria.
O Cara Santa Rita,
nostra Patrona nei casi impossibili e Avvocata nei casi disperati,
fate che Dio mi liberi dalla mia presente afflizione.......,
e allontani l'ansietà, che preme così forte sopra il mio cuore.
Per l'angoscia, che voi sperimentaste in tante simili occasioni,
abbiate compassione della mia persona a voi devota,
che confidentemente domanda il vostro intervento
presso il Divin Cuore del nostro Gesù Crocifisso.
O cara Santa Rita,
guidate le mie intenzioni
in queste mie umili preghiere e ferventi desideri.
Ricordando la mia passata vita peccatrice
e ottenendo il perdono di tutti i miei peccati,
ho la dolce speranza di godere un giorno
Dio in paradiso insieme con voi per tutta l'eternità.
Così sia
Santa Rita, Patrona dei casi disperati, pregate per noi
Santa Rita, Avvocata dei casi impossibili, intercedete per noi.
3 Pater, Ave e Gloria.
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