venerdì 16 agosto 2013

A "tu per tu" ..... lo psicologo risponde.

Dite “ti voglio bene”
ai vostri figli !

“Gentile dott.ssa, le scrivo per manifestarle una mia perplessità riguardo all’espressione di affetto verso i nostri bambini. Ho 30 anni e nella mia vita non mi sono mai sentita dire dai miei genitori “ ti voglio bene!” . Per un certo periodo di anni, fino ai 20, la  cosa mi sembrava normale, visto l’educazione che avevo ricevuto molto controllata sul piano delle emozioni. Mi avevano insegnato, non solo i miei genitori, ma anche a scuola e in parrocchia che piangere è sinonimo di debolezza, che non si urla perché ti prendono per pazza, che non si ride se no ti prendono per sciocca ecc, ecc, . Per tanto tempo ho per così dire rispettato queste regole, se così si possono chiamare!!. Poi ad un certo punto della mia vita, quando appunto io divento mamma cominciai a farmi qualche domanda in merito. Notai che il  mio bambino, che adesso ha 5 anni, spesso mi si avvicina senza un vero motivo e io mi irrigidisco perché da una parte sento l’impulso di abbracciarlo e gridargli “ ti voglio bene “ dall’altra c’è una voce dentro di me che mi blocca. Grazie della sua risposta. A.”
I nostri comportamenti, verbali e non verbali sono tutti guidati dalle emozioni, che sono il motore stesso della nostra vita. Se immaginiamo un esistenza senza emozioni saremmo come un deserto dove manca tutto. Il nostro organismo per autoregolarsi ha bisogno di “ricevere” e di “dare”. Le emozioni sono appunto l’espressione di ciò che abbiamo ricevuto e a sua volta doniamo agli altri. E’ chiaro che se una persona non ha ricevuto niente a fatica riesce poi ad aprirsi affettivamente all’altro. Ma non è detto!!  C’è sempre una possibilità! Mai dire mai!! La nostra vita è fatta di varie fasi all’interno delle quali ciascuno fa esperienza sempre di cose nuove che arricchiscono e fanno crescere. Non sempre le esperienze sono belle, spesso sono anche dolorose e traumatiche ma sono sempre costellate da emozioni. Le emozioni ci danno il polso di come viviamo ciascuna esperienza, ma hanno anche una funzione sociale: comunicano non solo a noi stessi ma anche all’altro come stiamo e cosa proviamo. Togliere alle emozioni questa funzione comunicativa così importante significa impedire all’altro di fare esperienza di una parte di noi molto profonda che nessuno conoscerà mai se non la tiriamo fuori. E inoltre questa parte è anche humus per ogni tipo di relazione, cioè esprimere la proprie emozioni intensifica i rapporti tra le persone, li rende più veri e autentici, in una sola parola più forti. Questa premessa mi aiuta a rispondere quanto più possibile alla sua perplessità. La sua storia evolutiva è già essa stessa la traccia sulla quale è possibile fare molte letture. Una di queste è l’aspetto educativo e il tipo di educazione che lei ha ricevuto da piccola che, inevitabilmente, ha interiorizzato. Questo aspetto è molto diffuso e rappresenta uno dei limiti maggiori che ostacolano l’espressione delle emozioni verso i nostri bambini. Rifletterci sopra ci può aiutare a fare una differenziazione su ciò che è regola per qualcuno e su ciò che è personale e soggettivo. Credo che l’amore non è una regola, e si esprime solo attraverso la spontaneità!! Non ci possono essere modi precostituiti di vivere l’amore, e neanche teorie che ci impongono se o come esprimerlo. Le emozioni sono espressione della libertà che ciascuno sente dentro di sé. Più siamo liberi, più le esprimiamo! Di contro più siamo incatenati e barricati dietro i costrutti mentali e o educativi più fatica facciamo ad esprimere la gioia agli altri e ai nostri bambini. Un altro aspetto è il dilemma della società di oggi: società affettiva o società punitiva? C’è chi è convinto che molti mali di oggi dipendano dalle troppe coccole che facciamo ai nostri figli. C’è invece chi dice che l’amore, se espresso con i giusti modi e nei tempi ideali, non può certamente fare male!! Non demonizziamo i sentimenti, per favore!! L’unica cosa vera e pulita, spontanea e nutriente. I nostri bambini, e i nostri ragazzi hanno bisogno di sentirselo dire!! Così come noi quando siamo stati bambini e ancora oggi, abbiamo bisogno di sentircelo dire!! Perché accontentarsi di saperlo quando abbiamo una bocca per esprimerlo?! Perché usiamo le braccia e le mani per tante cose e ci dimentichiamo spesso di quanto è importante per tutti il contatto corporeo e l’abbraccio?!
Spero tanto che in lei non ci siano più perplessità. Grazie.

                                                                                     Maria Cristina Siino
Psicologo, psicoterapeuta.


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