Dite “ti voglio bene”
ai vostri figli !
“Gentile
dott.ssa, le scrivo per manifestarle una mia perplessità riguardo all’espressione
di affetto verso i nostri bambini. Ho 30 anni e nella mia vita non mi sono mai
sentita dire dai miei genitori “ ti voglio bene!” . Per un certo periodo di anni,
fino ai 20, la cosa mi sembrava normale,
visto l’educazione che avevo ricevuto molto controllata sul piano delle
emozioni. Mi avevano insegnato, non solo i miei genitori, ma anche a scuola e
in parrocchia che piangere è sinonimo di debolezza, che non si urla perché ti
prendono per pazza, che non si ride se no ti prendono per sciocca ecc, ecc, .
Per tanto tempo ho per così dire rispettato queste regole, se così si possono
chiamare!!. Poi ad un certo punto della mia vita, quando appunto io divento
mamma cominciai a farmi qualche domanda in merito. Notai che il mio bambino, che adesso ha 5 anni, spesso mi
si avvicina senza un vero motivo e io mi irrigidisco perché da una parte sento
l’impulso di abbracciarlo e gridargli “ ti voglio bene “ dall’altra c’è una
voce dentro di me che mi blocca. Grazie della sua risposta. A.”
I nostri comportamenti, verbali e non verbali sono tutti guidati dalle
emozioni, che sono il motore stesso della nostra vita. Se immaginiamo un
esistenza senza emozioni saremmo come un deserto dove manca tutto. Il nostro
organismo per autoregolarsi ha bisogno di “ricevere” e di “dare”. Le emozioni
sono appunto l’espressione di ciò che abbiamo ricevuto e a sua volta doniamo
agli altri. E’ chiaro che se una persona non ha ricevuto niente a fatica riesce
poi ad aprirsi affettivamente all’altro. Ma non è detto!! C’è sempre una possibilità! Mai dire mai!! La nostra
vita è fatta di varie fasi all’interno delle quali ciascuno fa esperienza
sempre di cose nuove che arricchiscono e fanno crescere. Non sempre le
esperienze sono belle, spesso sono anche dolorose e traumatiche ma sono sempre
costellate da emozioni. Le emozioni ci danno il polso di come viviamo ciascuna
esperienza, ma hanno anche una funzione sociale: comunicano non solo a noi stessi
ma anche all’altro come stiamo e cosa proviamo. Togliere alle emozioni questa
funzione comunicativa così importante significa impedire all’altro di fare
esperienza di una parte di noi molto profonda che nessuno conoscerà mai se non
la tiriamo fuori. E inoltre questa parte è anche humus per ogni tipo di
relazione, cioè esprimere la proprie emozioni intensifica i rapporti tra le
persone, li rende più veri e autentici, in una sola parola più forti. Questa
premessa mi aiuta a rispondere quanto più possibile alla sua perplessità. La
sua storia evolutiva è già essa stessa la traccia sulla quale è possibile fare
molte letture. Una di queste è l’aspetto educativo e il tipo di educazione che lei ha ricevuto da
piccola che, inevitabilmente, ha interiorizzato. Questo aspetto è molto diffuso
e rappresenta uno dei limiti maggiori che ostacolano l’espressione delle
emozioni verso i nostri bambini. Rifletterci sopra ci può aiutare a fare una
differenziazione su ciò che è regola per qualcuno e su ciò che è personale e
soggettivo. Credo che l’amore non è una regola, e si esprime solo attraverso la
spontaneità!! Non ci possono essere modi precostituiti di vivere l’amore, e
neanche teorie che ci impongono se o come esprimerlo. Le emozioni sono
espressione della libertà che ciascuno sente dentro di sé. Più siamo liberi,
più le esprimiamo! Di contro più siamo incatenati e barricati dietro i
costrutti mentali e o educativi più fatica facciamo ad esprimere la gioia agli
altri e ai nostri bambini. Un altro aspetto è il dilemma della società di oggi:
società affettiva o società punitiva? C’è chi è convinto che molti mali di oggi
dipendano dalle troppe coccole che facciamo ai nostri figli. C’è invece chi
dice che l’amore, se espresso con i giusti modi e nei tempi ideali, non può
certamente fare male!! Non demonizziamo
i sentimenti, per favore!! L’unica cosa vera e pulita, spontanea e
nutriente. I nostri bambini, e i nostri ragazzi hanno bisogno di sentirselo dire!! Così come noi
quando siamo stati bambini e ancora oggi, abbiamo bisogno di sentircelo dire!! Perché
accontentarsi di saperlo quando abbiamo una bocca per esprimerlo?! Perché usiamo
le braccia e le mani per tante cose e ci dimentichiamo spesso di quanto è
importante per tutti il contatto corporeo e l’abbraccio?!
Spero tanto che in lei non ci siano più perplessità. Grazie.
Maria Cristina Siino
Psicologo, psicoterapeuta.
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