giovedì 1 agosto 2013

Sant'Alfonso Maria de Liquori

                                                   Oh quanti uomini vivono gonfi di se stessi per sapere di matematica, di belle lettere, 
 di lingue straniere e di certe notizie di antichità,  
che niente conducono al bene della religione e
 niente giovano al profitto spirituale!
 Ma a che servirà la scienza di queste cose a  
molti che sanno tante belle cose,
 e poi non sanno amare 
Dio e praticar la virtu?
(Sant'Alfonso Maria de Liguori). 



Nasce a Napoli il 27 settembre 1696 da genitori appartenenti alla nobiltà cittadina. Quando si nasce in una famiglia nobile come i de’ Liguori, in una grande città come Napoli in un secolo importante come quello dei Lumi e si è il primo di otto figli, si è senz’altro destinati a fare qualcosa di importante. Così, come buon augurio, i genitori battezzano il loro primogenito Alfonso, che significa, appunto, valoroso e nobile. E nessuno più di lui sarà all’altezza del suo nome. Affidato ai migliori precettori che ci fossero in circolazione, Alfonso dà immediatamente prova delle sue qualità straordinarie: a 12 anni sostiene in maniera eccellente l’esame di ammissione all’università, facoltà di legge, davanti al filosofo Giambattista Vico, e a 16 anni esercita già da avvocato. Diventa in breve tempo il migliore della città, con la meritata fama di non perdere neppure una causa. Ma il Signore avrà altri piani per lui, che è nato in una famiglia particolarmente toccata dalla grazia: tra gli otto figli, infatti, oltre lui, due saranno monache, uno benedettino e un altro ancora sacerdote secolare. Non è il contesto nobiliare da cui proviene, infatti, quello in cui Lui lo chiama a vivere. Già durante il lavoro da avvocato Alfonso fa quello che oggi chiamiamo “volontariato”, in particolare presso l’ospedale di Napoli dove visita i malati. Pian piano questa vita lo attrae sempre di più, così decide di lasciare la legge e dedicarsi al Signore. Nel 1726 diventa sacerdote e dedica tutto il suo ministero ai più poveri, che nella Napoli settecentesca sono davvero tanti. Intensa è la sua attività di predicatore e di confessore, e coltiva anche il sogno di partire in missione per l’Oriente. Nel 1730, durante un riposo forzato sulle montagne sopra Amalfi, Alfonso si trova a discorrere con alcuni pastori e si rende conto di quanto grave sia il loro abbandono umano, culturale e religioso. Questa scoperta lo turba a tal punto che decide di lasciare Napoli per ritirarsi presso l’eremo benedettino di Villa degli Schiavi, vicino Caserta, dove fonda la Congregazione del Santissimo Salvatore, che verrà approvata da Benedetto XIV nel 1749 e prenderà poi il nome attuale di Congregazione del Santissimo Redentore. La loro missione consisterà nella predicazione improntata alla semplicità apostolica e nell’educazione degli umili. Alfonso prende spunto dalle Cappelle serotine, cioè gruppi guidati da collaboratori del Santo, sia laici che seminaristi, dediti all’evangelizzazione dei ragazzi di strada: un’esperienza che a Napoli aveva avuto immediato successo tanto da raggiungere la quota di 30mila iscritti da educare. In seguito, ai sacerdoti Redentoristi si aggiungeranno anche le monache Redentoriste: il ramo femminile della Congregazione sarà fondato proprio ad Amalfi. Alfonso ama insegnare e predicare e utilizza anche metodi innovativi come la musica che aveva studiato da ragazzo: sua, ad esempio, è la composizione della celebre “Tu scendi dalle stelle”, immancabile in ogni celebrazione del Santo Natale. È, inoltre, molto impegnato nelle questioni di morale: tra le molte opere che scrive la più importante è certamente la “Teologia morale” in diversi volumi – ancora oggi studiata – in cui si affrontano questioni come la verginità di Maria e l’infallibilità del Papa molto prima che la Chiesa li fissi come dogmi. Nel 1762, alla venerabile età di 66 anni, Alfonso viene anche nominato vescovo di Sant’Agata dei Goti, nel Beneventano, incarico che lascerà 15 anni dopo per i problemi di salute che lo porteranno alla morte nel 1787. Canonizzato nel 1839, Sant’Alfonso Maria de’ Liguori viene proclamato Dottore della Chiesa da Pio IX nel 1871, mentre nel 1950 Pio XII gli conferisce il titolo di “celeste Patrono di tutti i confessori e i moralisti”.
IL MESSAGGIO MARIANO DI SANT'ALFONSO
 "NELLE GLORIE DI MARIA"
"Dio vuole che
 tutte le grazie che noi 
riceviamo passino 
per le mani di Maria"

Sant'Alfonso nei suoi scritti ha lasciato un altro messaggio di rilevante importanza alla Chiesa: il significato di Maria nella storia della salvezza. Lasciò questo messaggio soprattutto nel libro Le glorie di Maria, che pubblicò nel 1750, dopo molti anni di studio e di riflessione. Iniziò la ricerca nel 1734, e ci lavorò a lungo e con grande impegno perché voleva fare un'opera degna di Maria. In realtà per sedici anni ascoltò e scrutò il ricco patrimonio della tradizione in tutte le sue componenti: padri e teologi, liturgia e preghiere, scrittori spirituali e popolo di Dio, antichità, medioevo e tempi moderni, con l'interesse di uno storico, con la serietà di un teologo, con la sapienza di un santo.  Grande devozione di Alfonso e un segno di riconoscenza a Maria per l'aiuto da lei ricevuto in tutto il corso della sua vita, come risulta dalla dichiarazione che si trova nella Supplica dell'autore, posta all'inizio del libro: " A te poi mi rivolgo, o mia dolcissima Signora e Madre Maria; tu ben sai che dopo Gesù in te ho posto tutta la speranza della mia eterna salvezza; poiché tutto il mio bene, la mia conversione, la mia vocazione a lasciare il mondo, e tutte le altre grazie che ho ricevute da Dio, tutte riconosco che mi sono state date per mezzo tuo".La pubblicazione de Le glorie di Maria, secondo Giuseppe De Luca, grande studioso della storia della spiritualità, fu un evento, " una delle date più importanti nella storia del culto di Maria Santissima... [Le glorie di Maria] è l'ultimo grande libro europeo scritto in gloria di Maria".  Sant'Alfonso ha saputo penetrare in profondità negli aspetti devozionali dei misteri del Cuore di Maria Santissima, nelle sue gioie, nei suoi dolori, nelle sue glorie. E come uno sguardo che l'autore riesce a gettare nell'anima della Vergine, leggendo i suoi sentimenti e indovinando i suoi pensieri". Naturalmente il libro risente del tempo in cui fu scritto, perché, come ogni grande scrittore, Alfonso fu uomo della sua epoca, e venne condizionato dalla situazione culturale e religiosa del Settecento. E nel Settecento il culto di Maria era in crisi, contestato da alcuni scrittori cattolici, come Ludovico Antonio Muratori  Perciò la devozione verso Maria deve essere " regolata ", controllata dalla ragione, moderata nelle manifestazioni. Il Liguori rifacendosi alla tradizione della Chiesa e all'insegnamento dei teologi, reagì con lucidità e con coraggio a tali correnti di pensiero, e si impegnò a presentare il mistero di Maria nella sua verità, sviluppando fino alle ultime conseguenze il privilegio della maternità divina. C'era in lui lo spirito dei santi padri, i quali si avvicinavano alla rivelazione con rispetto e con riverenza, ma anche con confidenza e familiarità sorprendenti. Questo atteggiamento è stato sottolineato da Giuseppe De Luca: " Protestanti e giansenisti ci avevano istillato mille scrupoli e mille esitazioni che, nostro malgrado, non riuscivamo a vincere. Non si poteva più tornare al candore miracoloso con cui si era amata la Madonna nei secoli antecedenti. Si aveva come un ritegno, una cautela, una paura. Sant'Alfonso con la sua dottrina di teologo e di formidabile teologo; con la sua fiammante e ardente anima di devoto incomparabile; col suo genio di scrittore popolare, ha spazzato via gran parte di quelle esitazioni, ha ricondotto l'anima cristiana dinanzi a Maria, a quella felice libertà d'amore, che ebbero i nostri fratelli di fede nel Medioevo". Fu questo l'impegno costante del Liguori nello studio del mistero di Maria: non chiudersi nei limiti della ragione, ma aprirsi nella fede all'onnipotenza e all'amore di Dio. Si può vedere un esempio di tale apertura in quello che egli chiama " il mio sentimento ", così formulato: " Quando un'opinione onora in qualche modo la santa Vergine, ha un certo fondamento e non ha nulla di contrario né alla fede né ai decreti della Chiesa, né alla verità, il non accettarla e il contraddirla perché anche l'opinione opposta potrebbe essere vera, denota poca devozione verso la Madre di Dio. Io non vorrei essere annoverato tra questi spiriti poco devoti né vorrei che lo fosse il mio lettore" Sant'Alfonso ebbe "molta devozione ", che espresse in una mariologia nuova e insieme fedele alla tradizione, pervasa dalla gioia della redenzione, in cui mise in giusto risalto " le cose grandi fatte dall'Onnipotente nella sua Madre " (Lc 1,48). Anche il titolo del libro, Le glorie di Maria, in dica una presa di posizione contro i protestanti;; nello stesso tempo manifesta una visione giusta e liberante della storia della salvezza, come affermazione della gloria di Dio che opera la redenzione nell'umanità per mezzo di Maria.
1° Agosto 2023

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