mercoledì 20 novembre 2013

Cristo Re

«Gesù Nazzareno Re dei Giudei»


Una scritta prima posta sul legno della croce, poi più significativamente nel cuore dei fedeli. La regalità di Cristo trae la sua prima origine dalla stessa incarnazione. Egli è il primogenito del Padre; per mezzo di Lui sono state fatte tutte le cose. Assumendo la nostra natura umana, predica il regno di Dio, lo costruisce con i suoi gesti di amore, diventa il nostro Salvatore con il sacrificio della croce e la potenza della risurrezione e prepara un posto nel suo regno eterno. Il suo trono però dopo la culla di Betlemme, è la croce, quel legno che l'uccide, ma che è la nostra salvezza, che esprime il massimo dell'amore con il dono della vita. Quanto è diversa la regalità di Cristo da quella degli uomini! Sul suo trono viene deriso e oltraggiato: «Il popolo stava a vedere, i capi invece lo schernivano dicendo: «Ha salvato gli altri, salvi se stesso, se è il Cristo di Dio, il suo eletto». Ci resta difficile, se non sorretti dalla fede, comprendere come in quell'apparente immobilismo, in quell'esplicito e volontario rifiuto di usare per sè la potenza che aveva usata a favore di altri, sta la vera grandezza di Gesù, nostro Re. Perché sta compiendo fino in fondo l'opera del Padre suo, perché egli nella sua misericordia può garantire il paradiso al buon ladrone, egli ci rivela la sua vera divina grandezza, la sua Regalità e la sua Signoria. Quell'umile preghiera: «Gesù, ricordati di me quando entrerai nel tuo regno», quella immediata risposta: «In verità ti dico, oggi sarai con me nel paradiso», ci fanno partecipi, grati e devoti, del vero regno di Dio. Quella stessa preghiera con accenti diversi si è ripetuta infinite volte e altrettante sono state le risposte di salvezza. Un re crocifisso è il nostro re, ma sappiamo che poi il crocifisso è risorto, egli è diventato il trionfatore sulla morte, colui che ha cancellato i nostri peccati, colui che ha potuto dire non solo di essere risorto nel mattino di Pasqua, ma di essere egli stesso nella sua persona la Risurrezione e la vita per chi vuole vivere e credere in Lui. Dobbiamo perciò aggiungere al titolo regale quello di redentore, di trionfatore sulla morte e sul peccato, quello di avvocato nostro presso il Padre, di eterno sacerdote che intercede per la nostra personale ed universale salvezza. Per renderci convinti di questa sua divina regalità egli ha voluto rendersi presente e vivo dentro ciascuno di noi, con una comunione che non è soltanto quella della fede, ma del suo corpo e del suo sangue, quella comunione che annulla in noi quella natura corrotta dal peccato per sostituirla con la sua natura santa e perfetta. È questo il dono supremo del nostro Re. Ci diceva Giovanni Paolo II: La contemplazione di Cristo non può fermarsi al crocifisso. E' a Cristo risorto che la Chiesa guarda. Nel volto di Cristo contempla il suo tesoro e la sua gioia. La Chiesa sempre prosegue nel suo cammino, per annunciare Cristo al mondo: Egli "è lo stesso ieri, oggi e sempre". Il nostro programma di vita si incentra in Cristo Gesù, da conoscere, amare, imitare, per vivere in lui la vita trinitaria e trasformare con lui la storia". Gesù si è donato tutto a noi, fin sulla croce, ci ha salvati, ci ha fatti suoi nella libertà dell'amore; noi siamo suoi, io sono suo. Sono suo in ogni momento. E' importante che impari a scegliere di essere di Gesù in ogni momento, in ogni situazione di vita, in ogni ambiente; che io sia annunciatore del suo regno, testimone del suo amore, costruttore di questo regno di amore, di giustizia e di pace, sulla terra, per essere partecipe poi di quello eterno nel cielo.



Nessun commento:

Posta un commento