In attesa della ripresa degli incontri con i
genitori del catechismo, leggo articoli di catechesi e pastorale che riguardano
il rapporto tra giovani e adulti, tra genitori e figli, nonni e nipoti, ma che
trattano anche dei legami educativi tra bambini/giovani e adulti, i quali si
mettono in relazione con loro per accompagnarli nella crescita.
Non trovo opportuno in questa pagina riportare con
precisione i contenuti delle pagine lette ma piuttosto raccontare suggestioni,
riflessioni, interrogativi che nascono dentro di me. Non mi piace pensare che
il catechismo sia così simile alla scuola nei tempi e negli spazi, mentre
l’esperienza di un cammino di fede è legata alla vita e la vita non ha
interruzioni, anche se vi sono rallentamenti.
In questi mesi estivi la presenza a messa dei
bambini e ragazzi del catechismo si è rarefatta; qualcuno li ha chiamati
“bambini senza domenica” per sottolineare che non si tratta di nuove abitudini,
né di una presenza meno attenta dei genitori, ma piuttosto del fatto che per i
nostri bambini di oggi la domenica è priva di quei segni tradizionali che
aiutavano noi, adulti e anziani di oggi, a individuare la domenica come giorno
diverso dagli altri: il vestito buono, il lavoro sospeso, i negozi chiusi, il
dolce a tavola, la partita di calcio…
Non voglio con questo dire che le esperienze del
passato devono essere ripetute anche oggi (magari con accenti di rimpianto e di
nostalgia), anzi credo che il cambiamento sia connotato di elementi positivi;
forse dobbiamo in questi nostri tempi aver cura della domenica facendola
diventare un giorno speciale rispetto agli altri giorni della settimana; non
solo il giorno che si pone alla fine di una settimana, per il riposo, ma anche
il giorno di inizio della settimana: perché è un giorno dedicato allo “stare
insieme” senza fretta e senza assilli, in cui vivere con maggior cura il “mangiare
insieme” e preoccuparci del reciproco “star bene insieme”; a cercare i motivi
per essere grati per i tanti momenti belli che viviamo, ad esprimere con gesti
e parole questa gratitudine alle persone che ci sono vicine.
Aver cura così della domenica aiuta anche a vivere
la domenica come giorno del Signore: trovarsi insieme, nutrirci della Parola e
di Cristo, attingere la forza e l’entusiasmo per vivere bene la settimana che
comincia, attenti perché la vita degli altri sia bella e degna di essere vissuta.
È vero che si cresce guardando gli adulti e che gli adulti hanno il compito di
testimoniare che vale la pena di vivere la vita e che possiamo amarla,
consapevoli, da adulti, che è possibile anche perché ha limiti e fine.
Oggi però sembra che il diventare adulti non sia
così importante: bisogna rimanere giovani, aperti a tante possibilità,
desiderosi di avere tutto e subito, allontanando dalla vita fatiche, dolori,
grandi progetti e impegni continuativi, ponendo come fine la salute e lo star
bene. Chi si assume più responsabilità? Chi ha il coraggio di fare progetti in
un mondo che sembra strutturato per togliere sicurezza e futuro?
Lina Losso
(articolo tratto da L'Azione, settimanale della Diocesi di Vittorio
Veneto)
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