Non ridurre la vita ad una fermata
La vita è cammino
Settembre: la vita con tutti i suoi impegni riprende dopo la pausa estiva, anche se gli eventi incalzano e la storia, che non va mai in vacanza, ci chiede di essere svegli e di restare sempre “in cammino”.
La vita è cammino! Fin dai tempi
più remoti l’uomo ha sentito l’irrefrenabile desiderio di viaggiare, di partire
verso altre terre, alla scoperta di nuovi mondi, spinto dal bisogno e dal
desiderio di scoprire e imparare cose nuove.
Ma per molti viaggiare non è un lusso, è una necessità di sopravvivenza.
E’ impressionante nel mondo, il numero di persone che ogni giorno, affrontando
rischi incredibili, tenta di fuggire da situazioni disumane di guerra, di
ingiustizia, di povertà, intraprendendo viaggi che spesso finiscono in
tragedia, nella speranza di trovare una possibilità di sopravvivenza.
Il tema del viaggio condensa una molteplicità di significati. Ha a che
vedere con il senso stesso dell’esistenza, in perenne ricerca di una pienezza
di vita che ancora non ha, di una felicità come sogno che arde sempre nel
cuore, anche quando sembra sepolto sotto le macerie.
L’impulso a viaggiare dice che la vita non è "status", ma
processo; non è sosta, ma un andare; che è più partenza che arrivo. Il termine
"esistere", dal latino, significa proprio passare da un luogo a un
altro, da una situazione a un'altra, cioè camminare. Chi non fa della vita un
cammino, cessa di esistere, nel senso più vero ed esistenziale del termine.
L’uomo è per natura un viandante perché ha bisogno di trovare altrove
la sua completezza, al di fuori e al di sopra di sé, nell’incontro con gli
altri e con l’Altro, l’Assoluto suo Creatore.
Tutto questo può sembrare scontato, in realtà oggi non lo è. Un
esasperato individualismo rischia di uccidere il viandante facendo dell’uomo un
vagabondo senza meta, se non quella di se stesso, riducendo la vita, che è
cammino, ad una fermata. Un infelice vagabondo che non sa più da dove viene e
non sa dove andare perché, tutto concentrato su di sé, non ha più un sogno che
lo porti lontano, così come ben delinea lo psichiatra V. Andreoli:
«Concentrati su un qui e ora
puramente corporei, abbiamo ucciso tutti gli dei e reso la bellezza l'unica
nostra religione. Non abbiamo più sogni, non coltiviamo progetti, non
sopportiamo il silenzio, facciamo rumore per vincere la solitudine, sradicati
come siamo dalle nostre origini, incapaci di amare, di insegnare ai nostri
figli e di imparare dai nostri padri. E siamo pieni di paura».
E’ una realtà che sfida i cristiani, discepoli di Gesù, chiamati a
seguire Uno che, lasciando la sua condizione divina, si è fatto Lui stesso
viandante per amore, per incontrare noi uomini e aiutarci a recuperare quella
dimensione umana che da soli siamo così incapaci di vivere. Ma, al di là di
ogni credo, è una sfida per tutti, uomini e donne che hanno la volontà e la
decisione di “essere e rimanere umani”, in un mondo in cui l’”umanità”, sembra,
la si voglia distruggere.
In mezzo alle tante oscurità del nostro tempo, una luce di speranza
continua a brillare finché esistono persone che, uscendo da se stesse,
continuano a viaggiare verso l’altro, amando davvero. La salvezza per questo
nostro mondo così martoriato, sta proprio in questa direzione. Ci auguriamo che
siano sempre di più coloro che, aprendo gli occhi sulla realtà e scrollandosi
di dosso il senso di indifferenza e di apatia, siano decisi a perseguirla.
Anna Maria Menin
Istituto Secolare Missionarie Comboniane
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