venerdì 5 dicembre 2014

Verso Dio: un cammino lungo una vita!!!


DALL'EGITTO AL SINAI
UN POPOLO IN CAMMINO
Seconda parte
I'fuochi' del libro dell'Esodo, come dicevamo nella prima parte, sono due: accanto al passaggio del mare, l'alleanza del Sinai. Prima di arrivare al Sinai, però, viene narrata la marcia nel deserto. La libertà è guadagnata, ma il cammino nella libertà, cioè nel deserto non è facile; si sperimenta la fame, la sete, ci si scontra con i nemici (Amalek), ci si deve organizzare.
Nel deserto Israele impara ad affrontare le sfide tutt'altro che semplici dell'esistenza. Attraverso questo cammino, al terzo mese dall'uscita degli Israeliti dall'Egitto, nello stesso giorno, essi arrivarono al deserto del Sinai. Qui il Signore, attraverso Mosè, pone davanti a Israele l'Alleanza: "Questo dirai alla casa di Giacobbe e annuncerai agli Israeliti. Voi stessi avete visto ciò che io ho fatto all'Egitto e come ho condotto voi su ali di aquile e vi ho fatti venire fino a me. Ora, se darete ascolto alla mia voce e custodirete la mia alleanza, voi sarete per me una proprietà particolare tra tutti i popoli; mia, infatti, è tutta la terra! Voi sarete per me un regno di sacerdoti e una nazione santa. Queste parole dirai agli Israeliti." È una proposta che fa appello alla libertà e alla responsabilità degli Israeliti. Nell'alleanza Dio prende Israele come sua proprietà particolare e fa di Israele una nazione santa; ma Israele deve prendere il Signore come suo Dio e quindi accettare di vivere come "popolo di Dio", con tutte le responsabilità che questo fatto comporta. Il popolo di Dio deve esprimere nel suo modo di vivere la santità di Dio, quella santità che si riflette nei comandamenti: 
"Io sono il Signore tuo Dio, che ti ho fatto uscire dalla terra d'Egitto, dalla condizione servile. Non avrai altri dei di fronte a me. Non ti farai idolo … non ucciderai, non commetterai adulterio …" Tutta una serie di comportamenti che debbono regolare l'esistenza del popolo. Un popolo di idolatri o di ladri o di menzogneri non potrebbe certo essere popolo di Dio!!
 Solo quando Israele prende veramente coscienza degli obblighi che l'identità di popolo di Dio comporta, può esprimere la sua adesione all'alleanza, e, questo lo ritroviamo  nel cap. 24 il libro dell’Esodo in cui si racconta la stipulazione dell'alleanza con un doppio rito: il rito del sangue che, asperso sull'altare e sul popolo, unisce Dio e popolo in un legame di sangue; e quello del banchetto sacro che Dio imbandisce ai rappresentanti del popolo come esperienza di comunione con Lui.
A questo punto, il dramma potrebbe sembrare completo. 
Ma non è così: sono compiuti i gesti di salvezza di Dio che hanno portato Israele a diventare prima popolo libero e poi popolo del Signore. Ma adesso deve cominciare la esperienza di comunione tra Dio e Israele. Per questo viene edificato il 'tabernacolo' cioè la tenda di Dio che sarà piantata accanto a tutte le tende dell'accampamento di Israele. Naturalmente la tenda di Dio non può essere un progetto pensato ed eseguito dall'uomo. Sentiamo allora che "la gloria del Signore venne a dimorare sul monte Sinai e la nube lo coprì per sei giorni. Al settimo giorno il Signore chiamò Mosè dalla nube … Mosè entrò dunque in mezzo alla nube e salì sul monte. Mosè rimase sul monte quaranta giorni e quaranta notti." Nei capitoli dal 25 al 31 il Signore dà a Mosè le indicazioni dettagliate su come dovrà essere il Tabernacolo, la sua abitazione in mezzo agli Israeliti. Ci vorranno "oro, argento e bronzo, tessuti di porpora viola e rossa, di scarlatto, di bisso e di pelo di capra, pelle di montone tinta di rosso, pelle di tasso e legno di acacia, olio per l'illuminazione e balsami per l'olio dell'unzione, incenso aromatico, pietre di onice e pietre da incastonare nell'efod." Il tabernacolo sarà un microcosmo, cioè una costruzione piccola ma che condensa in sé la bellezza dell'universo: metalli e legni, pelli e pietre preziose, colori e profumi. Dio abita al di sopra di tutti i cieli eppure dice: "Essi mi faranno un santuario e io abiterò in mezzo a loro."
    Quando però Mosè scende dal monte con le istruzioni da eseguire, si trova davanti lo spettacolo del popolo che fa festa attorno al vitello d'oro.
Il popolo non è stato capace di credere nella presenza invisibile di Dio e si è fatto una scultura che rappresenti il Dio della liberazione. I capp. 32-34 descrivono questo dramma che si ripete da sempre nella storia del popolo di Dio. Dio è al di sopra (al di là) del mondo; il mondo è invece una presenza che s'impone con durezza. Fare del mondo il proprio Dio sarà una tentazione continua. Ma se il mondo diventa il dio dell'uomo, il destino dell'uomo non può che essere la morte; il mondo, infatti, può garantire solo beni effimeri, un attimo di godimento per poi fare precipitare verso la morte. Questa è il salario che l'uomo si guadagna con l'idolatria. L'intercessione di Mosè e la misericordia di Dio finiscono per procurare il perdono; Dio si rivela come "misericordioso e pietoso, lento all'ira e ricco di amore e di fedeltà." L'alleanza può quindi essere rinnovata e Mosè scende dal monte con le due tavole della Testimonianza (il decalogo). Tutto quanto l'Esodo ha narrato si è compiuto nella Pasqua di Gesù, il suo passaggio attraverso la morte per giungere alla comunione col Padre; la nuova alleanza stipulata non nel sangue di capri e di vitelli ma nel sacrificio della vita di Gesù. Non c'è nulla che possa accostarci al mistero della Pasqua di Gesù come il libro della memoria d'Israele, il libro dell'Esodo. Vivremo il passaggio del mare in riferimento al battesimo – anch'esso immersione nel mistero dell'acqua per risalire liberi come nuove creature. Vivremo l'alleanza del Sinai nell'eucaristia: "è il calice del mio sangue, della nuova ed eterna alleanza". Saremo umiliati dalla prova del deserto quando ci troveremo a mormorare come se Dio ci avesse dimenticato e, di fronte all'esperienza del peccato, dovremo appellarci all'intercessione di Gesù e alla misericordia infinita del Padre. Facendo tutto questo cammino arriveremo a renderci conto che nel mistero della Chiesa Dio ha posto la sua tenda in mezzo a noi, cammina con noi e ci fa intravedere lo splendore della sua gloria: "Io sono il Signore che vi santifico, che vi ho fatto uscire dalla terra d'Egitto per essere vostro Dio. Io sono il Signore."


    

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