mercoledì 18 marzo 2015

San Giuseppe Sposo di Maria e Padre di Gesù

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UOMO GIUSTO, UOMO FORTE

Oggi è la Solennità di San Giuseppe, sposo della beata Vergine Maria: uomo giusto, nato dalla stirpe di Davide che fece da padre al Figlio di Dio. La Chiesa, con speciale onore, lo venera come patrono, posto dal Signore a custodia della sua famiglia. 


Nella Sacra Scrittura Giuseppe è chiamato sposo di Maria e Maria sposa di Giuseppe: Mt 1,16.18-20.24; Lc 1,27; 2,5. Per tale motivo Giuseppe è considerato da tutti padre di Gesù: Lc 2,27.33.41.43.48; 3,23; Mt 13,55. Leone XIII dice chiaramente che «intercessit losepho cum Virgine Beatissima maritale vinculum», facendo Giuseppe partecipe della eccelsa dignità di Maria appunto «ipso coniugali foedere» (QP).Già conosciamo il pensiero di sant’Agostino e di san Tommaso su questo matrimonio.  Giovanni Paolo II ne sottolinea il ruolo riguardo alla paternità di Gesù: «Anche per la Chiesa, se è importante professare il concepimento verginale di Gesù, non è meno importante difendere il matrimonio di Maria con Giuseppe, perché giuridicamente è da esso che dipende la paternità di Giuseppe. Di qui si comprende perché le generazioni sono state elencate secondo la genealogia di Giuseppe» (RC, n.7). Lo stesso Pontefice ne espone l’aspetto «sacramentale»: «II matrimonio di Maria e Giuseppe realizza in piena “libertà” il “dono sponsale di sé” nell’accogliere ed esprimere l’amore di Dio per l’umanità mediante il dono del Verbo» (ibidem). Poiché «il Salvatore ha iniziato l’opera della salvezza con questa unione verginale e santa» (ibidem), tale matrimonio fa chiaramente parte dei «misteri» della vita di Cristo.

L’immagine dello sposo



II vero matrimonio di Giuseppe con Maria suppone e richiede l’attribuzione a Giuseppe di una «singolare dignità» quella di SPOSO. Leone XIII, partendo dal fatto che «il matrimonio è la massima società e amicizia, a cui di sua natura va unita la comunione dei beni», deduce che san Giuseppe «ha partecipato, per mezzo del patto coniugale, all’eccelsa grandezza di Maria» e «si è avvicinato quanto mai nessun altro a quell’altissima dignità, per cui la Madre di Dio sovrasta di gran lunga tutte le creature» (QP). San Giuseppe, infatti, non fu dato da Dio a Maria «solo a compagno della vita, testimone della verginità e tutore dell’onestà» (ibidem), ma perché «insieme con Maria — ed anche in relazione a Maria – partecipasse alla fase culminante dell’autorivelazione di Dio in Cristo» (RC, n. 5). San Giuseppe è stato certamente all’altezza della sua chiamata: «Mediante il sacrifìcio totale di sé Giuseppe esprime il suo generoso amore verso la Madre di Dio, facendole “dono sponsale di sé”. Pur deciso a ritirarsi per non ostacolare il piano di Dio che si stava realizzando in lei, egli per espresso ordine angelico la trattiene con sé e ne rispetta l’esclusiva appartenenza a Dio» (n. 20). Giovanni Paolo II mette in particolare rilievo il legame sponsale di Maria e Giuseppe, rivendicando a Giuseppe le «chiare caratteristiche dello sposo»: «prima che cominci a compiersi “il mistero nascosto da secoli” (Ef 5,9), i Vangeli pongono dinanzi a noi l’immagine dello sposo e della sposa» (n. 18). Essi partecipano «insieme» al mistero dell’incarnazione. Giuseppe si trova «insieme con Maria, coinvolto nella realtà dello stesso evento salvifico» (n. 1); a sua volta, «il fatto di essere lei “sposa” a Giuseppe Ã¨ contenuto nel disegno stesso di Dio» (n. 18). Di qui si intuisce l’importanza del ruolo di Giuseppe come “sposo”: «Di questo mistero divino Giuseppe è insieme con Maria il primo depositario»; «La fede di Maria si incontra con la fede di Giuseppe» (n. 4); Giuseppe «Ã¨ il primo a partecipare alla fede della Madre di Dio e, così facendo, sostiene la sua sposa nella fede della divina annunciazione»Come ignorare o dimenticare questo «disegno stesso di Dio» nella teologia dell’Incarnazione?

La paternità di San Giuseppe


Gesù è stato concepito per opera dello Spirito Santo (Mt 1,18-25; Lc 1, 35).Giuseppe ha il diritto di imporre il nome al bambino (Mt 1,21.25) e di dirigere la famiglia in qualità di capo (Mt2,l5s. 19ss.; Lc 2,51); Gesù è ritenuto figlio di Giuseppe (Lc 3,23; 4,22; Mt 13,55;  Gv 6,42).


Giovanni Paolo II considera la paternità di Giuseppe come «una conseguenza dell’unione ipostatica». Poiché la Famiglia di Nazaret è «inserita direttamente nel mistero dell’incarnazione», appartiene ad esso anche la «vera paternità». Nella «forma umana della famiglia del Figlio di Dio Giuseppe è il padre: non è la sua una paternità derivante dalla generazione; eppure, essa non è “apparente”, o soltanto “sostitutiva”, ma possiede in pieno l’autenticità della paternità umana, della missione paterna nella famiglia» (RC, n. 21). «Giuseppe fu, secondo lo spirito, una incarnazione perfetta della paternità nella famiglia umana ed insieme sacra» (Allocuzione, 19 marzo 1980). C’è, indubbiamente, in san Giuseppe una vera relazione di paternità verso Gesù, che si estende dal piano giuridico, in ragione del suo «singolare» matrimonio, a quello affettivo, per il «cuore paterno» che ebbe verso il Figlio, e a quello psicologico e sociale, per gli influssi e i condizionamenti che derivarono dalla lunga e stretta comunanza di vita e di lavoro.

Paternità giuridica

II fondamento giuridico della paternità è costituito dal contratto matrimoniale di Giuseppe e Maria congiunto alla nascita di Gesù in quel matrimonio, benché non da quel matrimonio (cf. San Tommaso, IV Sent., dist. 30, a. 9 ad 3). Già Estio aveva affermato che «Giuseppe era vero padre in ordine al matrimonio», benché «soltanto putativo in ordine alla generazione corporale» (IV Sent., dist. 30, par. 11).


San Tommaso espone chiaramente il principio che «proles non dicitur bonum matrimonii solum in quantum per matrimonium generatur, sed in quantum in matrimonio suscipitur et educatur» per poi concludere che «hoc matrimonium (di Giuseppe con Maria) fuit ad hoc ordinatum specialiter, quod proles illa  susciperetur in eo et educaretur» (IV Sent., dist. 30, q. 2, a. 2 ad 4). Ancora: «Giuseppe è detto padre di Cristo allo stesso modo con cui viene anche inteso sposo di Maria, senza l’unione della carne, ma per il vincolo stesso del matrimonio: evidentemente molto più stretto parente, che se fosse adottato dal di fuori» (Summa Theologica, III, q. 28, a. 1 ad 1). Né a Giuseppe, padre, né a Gesù, figlio, si addice, dunque, il termine “adottivo”, come verrà ampiamente spiegato in seguito. E’ chiaro che Gesù non nacque nel matrimonio di Giuseppe e di Maria per caso, ma in quanto «quel» matrimonioche non avrebbe mai dovuto essere consumato – era stato decretato da Dio in ordine alla nascita «onorata e conveniente» di Gesù, nascita che nella mente di Dio presiedette al matrimonio stesso preordinandolo e condizionandolo.

Paternità affettiva



La realtà della paternità di san Giuseppe nei riguardi di Gesù viene indicata da sant’Agostino nella «pietà e carità di Giuseppe» (Sermo 51,20:PL 38,351).
Pio IX dice chiaramente che «Giuseppe non solo vide Gesù, ma con lui ha dimorato e conpaterno affetto lo ha abbracciato e baciato e per di più lo ha nutrito». Leone XIII afferma che Giuseppe «esercitava l’ufficio di padre nei riguardi di Gesù» e sottolinea espressamente «l’amore paterno» portato da Giuseppe al fanciullo Gesù (QP). Pio XII insegna che, «benché egli non fosse suo padre, ebbe per Gesù per uno speciale dono celeste tutto l’amore naturale, tutta l’affettuosa sollecitudine che un cuore di padre possa conoscere» (19 febbraio 1958)
Giovanni Paolo II, partendo dal principio che «non è concepibile che a un compito così sublime non corrispondano le qualità richieste per svolgerlo adeguatamente», ne deduce che «con la paterna potestà su Gesù, Dio ha anche partecipato a Giuseppe l’amore corrispondente, quell’amore che ha la sua sorgente nel Padre, “dal quale prende nome ogni paternità nei cieli e sulla terra” (Ef 3,15)» (RC, n. 8).

La missione di san Giuseppe




Avendo Dio prestabilito la realizzazione dell’incarnazione del Verbo, ossia l’unione ipostatica, nello schema dell’istituzione del matrimonio e della famiglia, san Giuseppe rientra a giusto titolo in questa disposizione, essendo stato divinamente prescelto a essere in tale matrimonio lo sposo e di quella famiglia il padre e il capo. Questo fu il suo ufficio e la sua missione.  Nel piano di Dio, san Giuseppe è destinato agli stessi fini della maternità divina e dell’incarnazione del Verbo.
“San Giuseppe è stato chiamato da Dio a servire direttamente la persona e la missione di Gesù mediante l’esercizio della sua paternità: proprio in tal modo egli coopera nella pienezza dei tempi al grande mistero della redenzione ed è veramente ‘ministro della salvezza'” (Redemptoris Custos, n.8).

«Glorioso Patriarca San Giuseppe, 
il cui potere sa rendere possibili 
le cose impossibili, vieni in mio aiuto
 in questi momenti di angoscia e difficoltà. 
Prendi sotto la tua protezione le situazioni tanto
 gravi e difficili che ti affido, affinché
 abbiano una felice soluzione. 
Mio amato Padre, tutta la mia fiducia 
è riposta in te. Che non si dica che 
ti abbia invocato invano, e poiché 
tu puoi tutto presso Gesù e Maria, 
mostrami che la tua bontà è grande 
quanto il tuo potere. 
Amen».

20 Marzo 2023

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