giovedì 1 ottobre 2015

Santa Teresa di Lisieux

SANTA TERESA DI LISIEUX
Santa Teresina di Gesù Bambino e del Volto Santo



                   S. Teresa di Gesù Bambino (nata il 2 gennaio 1873 e morta il 30 settembre 1897). Suora mistica e Dottore della Chiesa, negli ultimi giorni di vita rassicurò le consorelle che l'ingresso in cielo non le avrebbe impedito di continuare a lavorare per la salvezza delle anime, anzi, stava per incominciare la missione appena abbozzata fra le mura del Carmelo. 

Quale missione? La missione di far amare Dio come lei l'aveva amato, d'insegnare alle anime la sua "piccola via" di umiltà e di abbandono. Quell'arcano presentimento, quel suo desiderio delicatissimo si verificò in maniera stupenda così da divenire in breve la Santa più popolare e più amata del secolo. 

Teresa di Lisieux, infatti, con linguaggio limpido e fresco, ci mette in contatto con la sua anima, col suo modo di pensare e di vivere profondo, traboccante di sentimento puro, di ardore serafico, di ansie apostoliche. Acuta contemplativa, giovane ma ricca di esperienza e di divina saggezza, ella ci addita l'itinerario più semplice e sicuro per raggiungere la meta soprannaturale.

Entrare in intimità con Dio come con un Padre amatissimo, sempre misericordioso e tenero verso chi, persuaso della propria debolezza e delle proprie miserie, si volge a lui con illimitata confidenza; imitare il candore amabile del bimbo verso i propri genitori, ma imitarlo con un atteggiamento consapevole, risoluto, a tutta prova, sorretti dalla grazia. 

Atteggiamento questo in cui d'infantile c'è l'esterna analogia delle cose e della locuzione, ma che in verità comporta un'e spressione di fede solida, di speranza serena, di amore sommo verso Dio, garantito dallo zelo ardente per l'avvento del regno di Cristo sul mondo intero. I suoi pensieri, concernenti tutto l'arco del terreno pellegrinare di Teresa, mettono in evidenza che ella mai si illuse circa il mistero della nostra salvezza, il quale, se comincia a Betlemme, si consuma però sul Calvario. 

Per tale ragione si professava di Gesù Bambino e del Volto Santo. La croce, la sofferenza nel corpo e nell'anima marcò profondamente i passi della sua vita fin dagli anni dell'infanzia, con la morte prematura della mamma, con la malferma salute, la misteriosa malattia, la separazione dalle sorelle maggiori.
 
Nella adolescenza e giovinezza conobbe molti ostacoli al suo ingresso nel Carmelo, le prove indicibili dei primi anni in monastero, le vicende dolorosissime del tramonto del babbo, fino alla malattia che lentamente la consumò. 
La Santa "delle rose e del sorriso" modellò con fortezza la sua esistenza sul santo Vangelo, imprimendo di puro eroismo gli atti più ordinarie comuni, credendo alla parola del Maestro che il regno dei cieli è dei piccoli e di coloro che ad essi si fanno simili. 

Prega per noi

“Su questa terra c’è un albero meraviglioso
la cui radice o mistero si trova in cielo. Sotto quell’ombra mai nulla potrà ferire e, senza timor di tempesta, vi si può riposare. Amore è il nome di quest’albero ineffabile;
e il suo frutto dilettevole si chiama Abbandono.
Questo frutto mi dà felicità nella vita e l’odor suo divino mi rallegra l’anima. Se lo tocco, mi pare un tesoro; se l’assaggio, mi è anche più dolce. 

Mi da un oceano di pace in questo mondo;
una profonda pace in cui sempre riposo.
Soltanto l’Abbandono mi cede alle tue braccia, Gesù e mi fa vivere del pane dei tuoi eletti: divino Sposo, a te m’abbandono! E non bramo che il dolce tuo sguardo. Addormentandomi sul tuo cuore voglio sempre sorridere;

 e là, sempre ridire che t’amo, Signore!
Anch’io, come la pratolina, schiudo il mio calice al sole
mio dolce sole di vita, amabile Re.  L’ostia divina è piccola come me ma la sua fiamma celeste, il luminoso suo raggio, mi fa nascer nell’anima il perfetto Abbandono.
Tutte le creature possono trascurarmi;
vicino a te non ne trarrò un lamento. E se anche tu, o divino Tesoro, mi lasci, priva delle tue carezze voglio sorridere ancora: e attendere in pace, Gesù mio,
il tuo ritorno, perpetuando il mio canto d’amore.
Nulla mi inquieta, e nulla può turbarmi,
la mia anima vola più alta dell’allodola … il cielo è sempre azzurro al di là delle nubi, presso le rive eterne dove regna il buon Dio!
E in pace attendo la gioia delle stanze celesti, mentre qui nel ciborio trovo il dolce frutto dell’amore.

Nessun commento:

Posta un commento