Una bellissima regina abbandonata all’età di 4 anni per diventare una degna moglie di re,
vive una grande storia d’amore fino alla morte del marito diventato
anch’egli santo. Elisabetta, nata a Bratislava nel 1207, era figlia di
Andrea II d’Ungheria e di sua moglie. A 4 anni circa, il padre la
fece fidanzare con Luigi, il figlio maggiore di Ermanno I, langravio della
Turingia, e la mandò a vivere alla corte di Wartbourg,.
Sebbene a corte fosse trattata in modo scortese da alcuni, che senza dubbio ne invidiavano la bellezza, la bontà e la personalità generosa e cordiale, ciò accrebbe l’affetto di Luigi che si trasformò in vero amore, quando la giovane diventò adulta. Nel 1221, Luigi, compiuti vent’un anni e assunta la carica di langravio al osto del padre, la sposò, quando quest’ultima aveva quattordici anni. Furono fatti molti tentatavi per convincerlo a rimandare Elisabetta in Ungheria, ma Luigi insistette che piuttosto avrebbe ceduto una montagna d’oro.
Luigi, venerato in Germania
come santo (11 settembre), sebbene il suo culto non sia mai stato
confermato, sembra aver avuto molte qualità pari a quelle della moglie, e il
loro breve matrimonio fu incredibilmente felice. Ebbero tre figli:
Ermanno, che morì a diciannove anni, Sofia, che sposò il duca di Brabante e, la
B. Gertrude (13 agosto), che divenne badessa ad Altenburg. Luigi accettò la
necessità di Elisabetta di condurre una vita semplice ed austera, e
non cercò mai di ostacolare i suoi lunghi periodi di preghiera o le sue
opere di carità.
La straordinaria generosità di Elisabetta fu talvolta criticata
e ritenuta stravagante da altri; nel 1225, per esempio, quando la
zona della Germania in cui vivevano fu colpita da una carestia, usò tutte le
ricchezze a disposizione e distribuì tutto il grano che possedeva alle persone
maggiormente colpite. Ai membri della sua famiglia, che si
lamentavano con Luigi di questo comportamento, il marito rispose che non
aveva intaccato le sue finanze e aggiunse, con il suo fare tipico: “Per quanto
riguarda le sue opere di carità ci porteranno la benedizione divina, che non ci
mancherà finchè continuerà ad alleviare le pene dei poveri come sta facendo”.
In effetti una delle storie più famose che illustrano la carità di Elisabetta
descrivono anche la sensibilità di Luigi. Un giorno, Elisabetta fece
distendere un lebbroso morente nel letto coniugale, e quando Luigi apprese la
notizia, corse infuriato nella stanza e strappò via le coperte “ma in
quell’istante” come afferma il biografo di Elisabetta, Dietrich di Apolda, “Dio
onnipotente gli aprì gli occhi dell’anima e invece del lebbroso vide l’immagine
di Cristo crocifisso disteso sul letto.” Sfortunatamente i biografi successivi
trasformarono questa semplice descrizione di un momento di introspezione e
crescita interiore in un’apparizione fisica, dato che affermano che Luigi
vide con i suoi occhi un crocifisso sanguinante con le braccia aperte.
Poiché
il castello di Wartburg si ergeva su una collina molto ripida, Elisabetta
fece costruire un ospedale ai suoi piedi, dove si recava regolarmente per
assistere i pazienti o rifare i loro letti; inoltre vi erano anche bambini,
specialmente orfani, che aiutava sempre, e poveri che giungevano ogni
giorno alla sua porta in cerca di cibo.
In ogni caso fu sempre abile e
generosa, trovando e offrendo un lavoro a quelli che erano in grado di
svolgerlo, piuttosto che cibo o denaro. Nel 1227, Luigi decise
di partire per la Puglia per raggiungere l’imperatore Federico II, che stava
organizzando una nuova crociata; Elisabetta, “con grande dolore e sofferenza”
al pensiero della separazione prossima, cavalcò con lui tutto il giorno. Luigi
non raggiunse mai la Terra Santa, poiché contrasse la peste a Otranto, e morì
il giorno 11 settembre.
La notizia raggiunse Wartburg in ottobre, ma Elisabett,
che aveva solo vent’anni e aveva appena partorito la sua seconda figlia,
fraintese la notizia ricevuta dalla suocera e pensò che Luigi fosse stato preso
prigioniero. Appresa la verità, le si spezzò letteralmente il cuore, e
gridò: “Il mondo è morto per me, e così ogni sua gioia” (e per un certo
periodo, incapace di sopportare il dolore, vagò per il castello piangendo in
modo inconsolabile). Dopo la solenne sepoltura di Luigi, dopo aver sistemato la sua famiglia,
Elisabetta si fece francescana .
Si sistemò in una casupola che si
fece costruire appositamente, con annesso un ospizio per i malati, i poveri e
gli anziani, per dedicarsi totalmente alla loro assistenza. Alcuni biografi
notano una totale differenza tra Elisabetta bambina, moglie e madre, ed
Elisabetta vedova e asceta, e la criticano per aver abbandonato i figli; è
impossibile conoscere il motivo della sua decisione, tuttavia può essere stato
per evitare che subissero dure privazioni, oltre al fatto che lei stessa era
stata allontanata dai genitori in età giovanissima, cosa che la rendeva più
facile comportarsi alla stessa maniera.
Il suo confessore diventò il fanatico
Corrado di Marburgo, il quale le impedì la vicinanza di due amatissime
dame di compagnia, una delle quali era con lei sin dalla nascita e che
sicuramente l’amava come una madre, sostituendole con due donne severe che non
conosceva e che informavano Corrado di ogni minima disobbedienza ai suoi
precisi comandi; si dice che per punirla la schiaffeggiasse o la battesse
con “un bastone lungo e spesso”.
Elisabetta lavorò instancabilmente
nell’ospizio e nelle case dei poveri e, nonostante il cattivo stato di
salute, non rinunciò a condurre una vita privata assai austera e all’età di 24
anni morì. Le spoglie furono collocate nella cappella dell’ospizio, dove poi fu
sepolta, e presto si raccontò che erano avvenuti miracoli per sua
intercessione; Corrado cominciò subito a raccogliere testimonianze sulla sua
santità, ma non visse abbastanza a lungo per assistere alla canonizzazione.
E’ invocata contro
la tigna, come protettrice di panettieri e del terz’ordine francescano.
di riconoscere e onorare Cristo nei poveri,
concedi anche a noi, per sua intercessione,
di servire con instancabile carità
coloro che si trovano nella sofferenza e nel bisogno.
Per il nostro Signore Gesù Cristo. . . "
Amen
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