lunedì 7 ottobre 2024

Formazione: connubio scienza e fede

 

1° INCONTRO INTERPARROCCHIALE

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"SOCIAL MEDIA ADDICTION,
UNA DIPENDENZA
DA NON SOTTOVALUTARE: 
COME RICONOSCERLA E CURARLA"

Domenica 06 Ottobre 2024,

ore 17, 30 Salone Papa Giovanni, via Bernardino Verro Corleone.

A cura di Maria Cristina Siino, psicologo/psicoterapeuta

PRIMA PARTE
Nel corso degli anni è stato possibile osservare un incremento dell’utilizzo di internet, favorito da una maggiore accessibilità alle apparecchiature elettroniche che danno accesso ad esso. Internet offre alle persone la possibilità di accedere ad un ambiente virtuale ricco di stimoli, informazioni e strumenti, che accompagnano le persone nella loro quotidianità. Gli individui possono utilizzare Internet come mezzo per reperire informazioni oppure come strumento di intrattenimento o ancora come mezzo per comunicare con amici, parenti o conoscenti. Al giorno d'oggi uno dei principali strumenti che raggruppa in sé tutte e tre le funzioni precedenti sono i social media, che ricoprono un ruolo importante nella vita degli adolescenti e dei giovani adulti
Benvenuti allora a questo incontro dal titolo “SOCIAL MEDIA ADDICTION: UNA DIPENDENZA DA NON SOTTOVALUTARE. COME RICONOSCERLA E CURARLA.” Si può tranquillamente dire che la maggior parte delle persone abbia un certo grado di dipendenza dai social, anche se non patologica. Verrebbe naturalmente da pensare che le generazioni più giovani, cresciute a pane e internet, siano più a rischio di sviluppare una dipendenza dai social network, ma non sono le uniche. Il distacco generazionale che separa i giovani dagli adulti in merito alla dipendenza in esame si va assottigliando sempre di più, tanto che si stenta a fare una netta differenza sull’incidenza del fenomeno. Sono più i giovani o gli adulti a subire il fascino dei social media??? Già un trentennio fa si cominciò a parlare di “dipendenza da Internet”. La società nella quale viviamo oltre ad essere "liquida" così come bene è stata definita dal sociologo Baumann, è oggi anche DIGITALE, ciò ha determinato l'esordio di nuovi malesseri/disturbi comportamentali che prima non c'erano. Gli abitanti di questa NUOVA SOCIETA' vengono definiti NATIVI DIGITALI. La proporzione della crescita del FENOMENO della dipendenza (dai social) preoccupa psicologi, neurologi e medici, non solo genitori insegnanti e sacerdoti. Da un pò di anni a questa parte la maggior parte di noi utilizza i social per relazionarsi, per divertirsi o per svago, anche se non tutti comprendiamo fino in fondo i rischi che corriamo. Da alcuni sondaggi fatti è emerso che alcuni ragazzi sostengono la tesi che i social sono utili, perché si può messaggiare con amici e parenti, perché ci si può vedere con persone che non sentiamo da tanto tempo. Mentre altri dicono che i social sono pericolosi o dannosi perché utilizzandoli per tanto tempo, non ci si accorge del mondo che ci circonda e si possono incontrare persone pericolose. Negli ultimi anni questi portali stanno prendendo il posto della televisione, della radio, dei giornali, ecc… Le informazioni viaggiano molto più velocemente rispetto ai vecchi mass media, possono essere consultate nel tempo e permettono un veloce raggiungimento degli obiettivi per la stesura dei compiti in generale. Sono indubbiamente molteplici le potenzialità legate al Web, quando però questi è usato con moderazione. Il modello bio-psico-sociale, introdotto da Engel nel 1977 in campo medico, e poi nel 1980 in campo psichiatrico è l’approccio più idoneo per spiegare l’eziopatogenesi delle dipendenze dai Social media secondo cui, questa, andrebbe spiegata considerando che corpo, psiche e società sono i tre aspetti concatenati su cui bisogna soffermarsi. L'approccio deve quindi irrimediabilmente essere OLISTICO.



I social media sono diventati una parte integrante della nostra vita quotidiana tanto da creare dipendenza. Il fenomeno di cui ci stiamo occupando stasera rientra tra le dipendenze comportamentali alla stregua del gioco d’azzardo patologico, shopping compulsivo, dipendenza affettiva, dipendenza sessuale, dipendenza da lavoro e dipendenza da internet. Una dipendenza diventa patologica quando l'oggetto della dipendenza (in questo caso i SOCIAL) assume un ruolo centrale nella vita dell'individuo, fino ad arrivare a compromettere la propria salute, fisica e psicologica, e le proprie relazioni. La prima cosa necessaria è conoscerlo o riconoscerlo. Per introdurre l’argomento è necessario partire dal concetto generico di dipendenza: “Per dipendenza si intende un’alterazione del comportamento che da semplice abitudine diventa una ricerca esagerata del piacere attraverso comportamenti che possono diventare ossessivi e/o ripetitivi.” La dipendenza in generale, a qualunque sostanza, tecnologia o abitudine faccia riferimento, è un fenomeno comportamentale che può portare ad una serie di rischi per la la salute psico-fisica degli individui. Nelle dipendenze patologiche c’è una coazione a ripetere. Questo significa che c’è una spinta inesorabile che porta l’individuo a dedicarsi completamente alla sua dipendenza, mettendo in secondo piano ogni altro aspetto della sua vita. La perdita di controllo è considerata la caratteristica essenziale dell’addiction. Ci si immerge nel mondo virtuale, vivendo un vero e proprio risucchio, senza che se ne abbia una vera percezione cosciente e conseguente controllo.

Vediamo nello specifico come si comportano i social media più in voga del momento.

I social sono dei giganteschi siti web nei quali qualsiasi persona può entrare, creandosi un profilo vero o falso. Il sito di social media più popolare è Facebook che ha regnato sovrano sin dalla sua creazione, seguito da WhatsApp, YouTube, Instagram e Tik-Tok. Ogni piattaforma di social network favorisce incontri con estranei, condivisione dei dati personali come foto e video. In questi luoghi virtuali gli individui dipendenti da Internet trascorrono la maggior parte del loro tempo, instaurando virtualmente relazioni con conoscenti o perfetti sconosciuti. Inoltre sempre più spesso si verifica che le informazioni personali e le immagini pubblicate diventino di pubblico dominio, perché accessibili ad un vasto numero di soggetti e che quindi c'è il rischio che vengano utilizzate per scopi differenti ( pedo -pornografia e cortometraggi a sfondo sessuale ) rispetto a quelli per i quali sono state pubblicate. E’ oramai un dato oggettivo che i social media mal utilizzati possono fungere da meccanismo di evasione dalla realtà. Ognuno di essi offre una massiccia opportunità di fuga dai problemi e dallo stress della vita quotidiana, consentendo di immergerci in un mondo virtuale di immagini/video e storie allettanti arricchite dall’intelligenza artificiale. Questa fuga può diventare una via di scampo per molti, specialmente quando la vita reale diventa difficile da affrontare. Negli adolescenti, poi, la fame di stimoli si accentua, poiché essi sono alla ricerca di “cibo” per la loro identità. I dispositivi smart, i tablet ormai permeano completamente le nostre vite e quelle dei nostri figli. Oggi i social sono diventati un surrogato dell’amicizia, (per soddisfare un grossissimo bisogno di comunicare ( nelle famiglie oggi non si parla più o si parla poco)?. Si stima che chi ha una dipendenza passa più di 6 ore al giorno connesso in rete con gli amici virtuali. Quando si parla di social network una delle prime domande che viene rivolta è «quanti amici hai?», intendendo con questo «con quante persone sei in contatto sul social network?», quante persone hai fatto entrare nella rete dei tuoi amici in Internet? Il concetto di dipendenza da Internet è multidimensionale per natura e può riferirsi a differenti comportamenti compulsivi agiti sulle piattaforme digitali.Il fenomeno definito "Internet Addiction" o DIPENDENZA da INTERNET rischia di essere sottovalutato e considerato semplicemente "una nuova normalità". In realtà, un uso eccessivo e sregolato della Rete rappresenta un rischio concreto per tutti, piccoli e grandi. La dipendenza da Internet, o in generale dalle tecnologie digitali, può essere considerata una malattia della comunicazione emotiva: una dipendenza senza sostanze che porta con sè però effetti collaterali psicologici e sociali come l'amplificazione/confusione di alcune emozioni ( scambiare una semplice infatuazione per amore) con le relative conseguenze. Il ruolo dell’intelligenza artificiale nei prossimi anni avrà un impatto sempre maggiore sulla nostra esperienza della realtà. Stiamo assistendo allo sviluppo di macchine che lavorano e prendono decisioni per noi; che possono imparare e prevedere i nostri comportamenti; sensori sulla nostra pelle in grado di misurare le nostre emozioni; macchine che rispondono alle nostre domande e imparano dalle nostre risposte o che usano i registri dell’ironia e parlano con la voce e le espressioni di quanti non sono più con noi. 
Così come tutte le droghe anche la dipendenza da Internet aumenta la quantità di dopamina nel cervello. A causare una piccola scarica di piacere può essere il solo fatto di ricevere gratificazioni sociali, tipo un "like" o un commento positivo ad una foto/video/storia condivisa su Facebook. La dopamina è un neurotrasmettitore che controlla il sistema del piacere che spinge a ripetere tutte quelle azioni che generano soddisfazione e appagamento, anche se solo momentaneo. Dalle Neuroscienze apprendiamo che il cervello umano è plastico (quello di un bambino ancora di più), e che una vasta gamma di esperienze /stimoli possono cambiarne le connessioni neuronali e le funzioni. Le tecnologie digitali stanno di fatto cambiando i nostri cervelli, aumentandone l’attività in diverse regioni. La dipendenza da social media, chiamata anche col nome di Social Media Addiction, così come la dipendenza da sostanze stupefacenti, ha ripercussioni anche sul sistema nervoso. Maggiore è il tempo che si trascorre online, maggiore è il rischio di sviluppare una dipendenza dai social e diventerà sempre più difficile capire come uscirne il prima possibile. I social network rischiano di diventare sempre di più un modo per evadere e disconnettersi dalle proprie emozioni, andando a ricercare gratificazioni istantanee e temporanee, che non esistono nella realtà offline. La tecnologia attuale è il carburante del narcisismo. La mania di farsi foto, i cosiddetti “selfie” da condividere sui propri profili social, si sta diffondendo in tutto il mondo. Dietro uno scatto si nasconde narcisismo, esibizionismo e ricerca di attenzioni, di visualizzazioni online ed eventuali complimenti dai propri “amici” virtuali, allo scopo di ricevere una certa forma di pubblica stima o apprezzamenti. Per alcune persone la compulsione e la voglia di scattare foto è talmente forte che deve essere appagata nell’immediato (quante tragedie a causa di questo impulso!). 

Il Dipartimento delle Politiche Antidroga (2014) ha riconosciuto cinque tipologie di manifestazione della dipendenza: 
• Dipendenza dalle relazioni virtuali (Cyber-Relational Addiction): tendenza ad instaurare rapporti amorosi o di amicizia con persone conosciute tramite le piattaforme digitali, principalmente via chat, gruppi o forum. La possibilità dell’anonimato e di poter ridurre gli indizi visivi ed uditivi permette di assumere connotazioni variabili rispetto alla vera e propria realtà fisica; 
• Sovraccarico cognitivo (Information Overload): si rappresenta come un bisogno incontrollato di passare molto tempo connessi da Internet per trovare notizie, aggiornamenti o qualsiasi altra informazione. L’individuo non è mai soddisfatto del materiale trovato, e continua la ricerca, fino al punto di trasformarla in un’ossessione; normalmente, l’esito della ricerca spiega l’incapacità di prendere una decisione o scegliere la giusta informazione, a causa del sovraccarico di informazioni; 
• Dipendenza dal sesso virtuale (Cybersex Addiction): comprende tutte quelle attività eccitatorie che si possono svolgere online. La dipendenza da sesso virtuale emerge come uno dei disturbi più frequenti tra chi è Internet addicted; 
Gioco al computer (Computer addiction): si caratterizza per la partecipazione a giochi di ruolo, di realtà aumentata e di gestione di gruppi di giocatori online; in questo caso l’anonimato permette di esprimere sé stessi in maniera libera e di inventare personaggi che sostituiscono la vera personalità dell’individuo;
Gioco d’azzardo patologico online (Net compulsion): comprende una vasta gamma di comportamenti, tra i quali il gioco d’azzardo patologico, i videogame, lo shopping ed il commercio compulsivo online. Le attività hanno diverse caratteristiche in comune, tra cui la competizione, il rischio ed il raggiungimento di eccitazione immediata.

La psicologa statunitense Kimberly Young fu la prima al mondo a ipotizzare il rischio di un disturbo psicopatologico legato all'abuso di internet fondando, nel 1995 il primo centro di studi e terapie per le dipendenze tecnologiche disturbo da dipendenza legato all'utilizzo intensivo e ossessivo di internet in tutte le sue forme, dalla navigazione sui social network, alla visualizzazione di filmati, al gioco online. Questa forma di dipendenza viene discussa e teorizzata già dalla fine degli anni ’90, sostituendosi a quella che per anni era stata la questione a proposito, della “tele-dipendenza”, ovvero dei rischi connessi alla permanenza prolungata di fronte alla TV.  Ciò che emerge dalle ricerche condotte dalla Young è che nei soggetti che soffrono di questo problema si riassumono le seguenti considerazioni: • Internet è un mezzo per gestire i propri stati emotivi e pensieri negativi; • Il pensiero è spesso rivolto alla più vicina possibilità di connettersi ad Internet; • Svalutazione della vita reale a fronte di quella online; • Alterazione della percezione del tempo quando si è connessi; • Tentativo di nascondere agli altri il tempo passato sul Net; 6 • Interferenza negativa con il lavoro, lo studio ed i rapporti sociali; • Sensazione che le relazioni online siano maggiormente soddisfacenti; • Tendenza ad alterare la propria identità su Internet; • Tendenza a connettersi più tempo di quello che si desidera fare; • Tendenza al controllo della posta ad intervalli regolari, con sperimentazione di sentimenti negativi quando non si riceve nulla; • Astinenza se impossibilità a connettersi ad Internet; • Difficoltà a scollegarsi quando si vorrebbe L’obiettivo non è arrivare al non utilizzo dei social media come si fa invece per le sostanze, per le quali è preferibile l’astinenza, quanto a un “utilizzo moderato positivo/responsabile”, cioè a un uso consapevole e sotto il controllo della volontà. Non è quindi prioritario diminuire il numero di ore, ma capire cosa di Internet crea compulsività e ragionare su quello. Young paragona la dipendenza da Internet alla dipendenza da cibo: a proposito di questo parla non tanto di “dieta” digitale (che prevede cambiamenti rapidi di abitudini, digiuni e disintossicazioni) quanto di “digital nutrition”, ovvero di “educarsi” a un uso consapevole e responsabile dello strumento.


SECONDA PARTE
COME RICONOSCERE LA DIPENDENZA DAI SOCIAL MEDIA
Vediamo quali sono le conseguenze principali e i segnali/sintomi per capire se si è innescata una dipendenza. Che si tratti di dipendenza da Facebook, da Instagram o da Tik Tok, cadere in questo circolo vizioso tipico delle dipendenze può alimentare:
  • rifiuto categorico dei consigli all’uso moderato;
  • compromissione delle capacità cognitive;
  • le priorità non sono più gli hobby o gli sport all’aperto ma passare sempre più tempo connessi sulle piattaforme;
  • difficoltà a portare a termine il lavoro/studio (ozio, noia, disinteresse);
  • impoverimento delle relazioni interpersonali;
  • alterazione della percezione del tempo;
  • pensieri distorti su sé stessi e sugli altri;
  • sentimenti soggettivi di inadeguatezza, insicurezza, bassa autostima;
  • l’uso di Internet continua nonostante la consapevolezza di avere un problema fisico, sociale, occupazionale o psicologico persistente o ricorrente che possa essere stato causato o aggravato dall’eccesso di stare connessi (deprivazione del sonno, difficoltà coniugali, ritardi agli appuntamenti del mattino, negligenza dei doveri professionali sentimenti di abbandono dei propri cari);
  • veri e propri sintomi fisici come dolori alle mani, dolori diffusi al collo e alla schiena, problemi alla vista come conseguenza del protrarsi di lunghi periodi di attività in rete in posizioni poco salutari e di lunghi periodi di inattività fisica;
  • inadeguatezza e bassa autostima, spingendoci a cercare costantemente conferme esterne per sentirsi degni e accettati;
  • isolamento sociale: la dipendenza dai social media può portare alla riduzione del contatto faccia a faccia con gli altri, contribuendo a un senso di isolamento e solitudine;
  • disturbi del sonno ( l'uso eccessivo dei social media, infatti, specialmente prima di coricarsi, può interferire con la qualità del sonno e causare disturbi del sonno come l’insonnia);
  • depressione: (l'uso eccessivo dei social media, in parte a causa del confronto sociale negativo e della restrizione delle interazioni sociali offline, può contribuire all’insorgenza di disturbi depressivi);
  • ansia sociale:  (persone possono diventare più insicure e preferire le interazioni online a quelle offline);
  • solitudine: la natura delle interazioni sui social media, può portare a una sensazione di connessione sociale falsa o illusoria. Mentre possiamo avere molti amici online, la vita offline può diventare sempre più solitaria. Questa solitudine può spingerci a cercare ancora di più conforto nei social media.
Sono molte le ricerche empiriche che effettivamente dimostrano come l’utilizzo compulsivo dei Social Media aumenti i problemi legati alla salute mentale. Nella fase iniziale della Dipendenza, il soggetto avverte il bisogno di prolungare la sua connessione ad internet fino a 5-6 ore al giorno, fino a quando diventerà per lui sempre più difficile interrompere il collegamento. Il soggetto dipendente da Internet usa il mezzo in maniera esclusiva e totalizzante, instaurando un legame così forte che il computer/smarthone diventa la nuova relazione primaria della sua vita.

Nella fase più avanzata, il soggetto subisce importanti disagi nella sua vita relazionale e lavorativa a causa delle numerose ore trascorse in rete, la quale diventa per lui una realtà parallela che egli preferisce a quella della vita reale. Utilizza il computer come la soluzione a problemi spesso seri, che vengono “aggirati” ma non risolti. Se l’attività su internet viene interrotta bruscamente il soggetto manifesta rabbia, agitazione, frustrazione, ansia. Diventa aggressivo perché gli viene negata la possibilità di avere l’accesso allo strumento, proprio come in una dipendenza da sostanze, il dipendente da internet vive la sua crisi di astinenza. Le persone con dipendenza da Internet, infatti, mostrano sintomi clinici come craving (desiderio improvviso, incontrollabile e consapevole di avere il cellulare fra le mani) astinenza, impulsività e compromissione delle capacità cognitive nel prendere decisioni.

Per alcune forme di dipendenza, esiste una valenza auto-curativa: il gesto legato alla dipendenza (qualunque essa sia) sembra risolvere un conflitto interno (provocato dai più svariati fattori, che hanno spesso a che fare con dinamiche di tipo relazionale), sopprimere alcune emozioni di difficile gestione o farle “nascere” dove sembrino mancare: stati mentali vissuti soggettivamente male, che in questo modo trovano una risoluzione o un sollievo momentaneo. In questo caso il problema da affrontare viene prima, e la dipendenza si configura come tentativo che la persona mette in atto per evitarlo. La soglia che distingue un problema da una patologia, è soggettiva. Il criterio da adottare per capire quanto un problema stia assumendo forma di patologia, è quanto il sintomo abbia intaccato la qualità della vita della persona, costringendola a comportamenti nocivi o fuori dal controllo della volontà (per esempio sentirsi forzati, obbligati a controllare il telefono mentre si guida, o mentre si ascolta una persona, deviando costantemente l’attenzione altrove) di evitare picchi di ansia, o colmare vuoti affettivi e stati di noia generalizzati.

Uno degli esiti più comuni della internet addiction è quello di inibizione dei rapporti interpersonali, con conseguente ritiro sociale. In questi casi, il device tecnologico e l’accesso a internet divengono un nascondiglio dentro al quale nascondersi per non fronteggiare le difficoltà lavorative, relazionali e sentimentali.

Ulteriori sintomi psicopatologici legati alla dipendenza da internet possono essere, nella fase acuta, sintomi di dissociazione e depersonalizzazione, alterazione degli stati di coscienza e della memoria, dispercezioni, allucinazioni, deliri, sintomi di astinenza e di tolleranza. 
( Vedi fatti di cronaca recenti ).

CHI SONO LE PERSONE PIU’A RISCHIO? Le persone maggiormente a rischio di contrarre questa forma di Dipendenza da Internet sono quelle con difficoltà comunicative-relazionali, gli adolescenti, e chiunque abbia difficoltà di socializzazione.. In questi casi la dipendenza costituisce un comportamento di evitamento attraverso cui il soggetto si rifugia nella rete per sfuggire alle sue problematiche esistenziali. Un numero crescente di adolescenti o giovani adulti tende ad abbandonare le attività quotidiane di studio o di lavoro per trascorrere una quantità di tempo sempre maggiore nella propria stanza, perdendo gradualmente le relazioni sociali. A questo fenomeno è stato dato il nome di Hikikomori, che tradotto dal giapponese significa “stare in disparte”, “andare via” o “stare da solo". L’interruzione dei rapporti con l’esterno arriva fino a situazioni di volontaria reclusione in cui non è consentito uscire dalla propria stanza se non per procurarsi rapidamente i pasti, preferibilmente durante le ore notturne Le relazioni che si instaurano attraverso la rete tendono ad essere idealizzate, e spesso restano tali, con l'intento di rispondere ai propri bisogni relazionali e affettive. Quando la comunicazione via schermo si sostituisce alla comunicazione di persona sono solo le superfici a entrare in contatto. Ma i fautori e gli entusiasti dei “contatti” più rapidi, agevoli e semplici vogliono convincerci che i benefici di questo modo di comunicare superano di gran lunga gli svantaggi.


TERZA PARTE
COME INTERVENIRE



La conclusione che si può trarre dalle analisi compiute sui dati è che i social media non sono di per sé strumenti che portano sempre ad un uso problematico, ma sono le motivazioni ed intenzioni della persona a determinare l’uso che ne verrà fatto. La definizione, l’epidemiologia, l’inquadramento clinico, il trattamento e la prevenzione dei disturbi correlati all’utilizzo delle piattaforme digitali sono, ad oggi, una delle sfide più complesse per le discipline psichiatriche e psicologiche. Agli inizi degli anni ’90 del secolo scorso, nei paesi a maggiore sviluppo tecnologico, apparvero i primi casi di “dipendenza da chat room” (Young e Rogers, 1998): alcuni individui iniziarono la ricerca compulsiva ed impulsiva di relazioni online. L’estendersi, da lì a breve, dei dispositivi tecnologici, delle applicazioni offerte dal Web e l’aumento dell’accesso da parte di più persone a queste risorse portarono all’emersione di comportamenti patologici. Tra gli individui a rischio, l’attenzione si è riposta sui soggetti in età evolutiva, che risultano essere immersi in un mondo sempre più digitale e sono maggiormente vulnerabili: essi sono impegnati nello sviluppo degli schemi di comportamento sociale e nella gestione delle proprie emozioni., ma non sono gli unici. Per combattere e curare la Internet Addiction è anzitutto fondamentale conoscere questo rischio che può diventare disturbo. Bisogna parlarne!!!La sensibilizzazione volta alla prevenzione di questo fenomeno è un primo step necessario per individuare la presenza di un disturbo. Sia che esso si presenti nelle fasi iniziali, sia che risulti invece un disturbo conclamato, uno dei rimedi alla internet addiction più efficaci risulta essere quello della psicoterapia. Intanto la diagnosi corretta ci permette di individuare anche disturbi di personalità che possono accompagnare la dipendenza. Perché la Dipendenza da Internet può essere accompagnata anche da altri disturbi, se non vengono individuati non possono essere trattati, e solo così l’aiuto può essere completo. Un supporto psicologico risulta inoltre essenziale nel sostenere la persona affetta da internet addiction nella ricostruzione e nel recupero di aspetti della vita che sono stati compromessi dalla dipendenza, come le relazioni sentimentali, amicali, familiari, la dimensione lavorativa e quella accademica e scolastica. Un supporto psicologico focalizzato sul trattamento (in certi casi anche farmacologico) del: comportamento compulsivo; ossessione; autostima; sui disturbi dell’umore; sul ripristino delle abilità sociali, psicorelazionali; ricostruzione dell’identità spesso fragile (passare dalla percezione di un individuo incompetente a competente, capace). 

Anche la Chiesa universale si è occupata della realtà digitale. Dal 1967 ad oggi, per esempio, i messaggi annuali per la Giornata Mondiale delle Comunicazioni Sociali offrono una riflessione in continua evoluzione sul tema. A partire dagli anni '90, questi messaggi hanno trattato l'uso del computer e, dall’inizio degli anni 2000, hanno continuamente riflettuto su alcuni aspetti della cultura digitale e della comunicazione sociale. Sollevando questioni fondamentali per la cultura digitale, nel 2009 Papa Benedetto XVI  ha affrontato i cambiamenti nei modelli di comunicazione affermando che i media non dovrebbero solo favorire la connessione tra le persone, ma anche incoraggiarle a impegnarsi in relazioni che promuovano “una cultura di rispetto, di dialogo, di amicizia”. In seguito, la Chiesa ha consolidato l’immagine dei social media come “spazi” e non solo come “strumenti”, e ha lanciato un appello affinché la Buona Novella sia annunciata anche negli ambienti digitali ( vedi Carlo Acutis) . Da parte sua, Papa Francesco ha riconosciuto che il mondo digitale è “indistinguibile dalla sfera della vita quotidiana” e che sta cambiando il modo in cui l’umanità accumula conoscenze, diffonde informazioni e sviluppa relazioni. È un lavoro lungo dove vengono chiamati in causa tutti fattori capaci di portare cambiamento: autostima e motivazione in primis insieme a coraggio, forza e impegno. Una strada lunga, ma non impossibile. Molto utile si rivela il gruppo perché può essere una fonte di forza che porta a spezzare la compulsione, ma anche a lavorare sui concetti di autostima e di autoefficacia. Come possiamo riportare l’ambiente online a ciò che può e deve essere: un luogo di condivisione, di collaborazione e di appartenenza, fondato sulla fiducia reciproca? Ognuno può contribuire a realizzare questo cambiamento impegnandosi con gli altri e sfidando se stesso nell’incontro con gli altri. Come credenti, siamo chiamati a essere comunicatori che si orientano intenzionalmente verso l’incontro. In questo modo, possiamo ricercare incontri che siano significativi e duraturi, invece che superficiali ed effimeri. In effetti, orientando le connessioni digitali all’incontro con persone vere, alla creazione di rapporti veri e alla costruzione di comunità vere, di fatto alimentiamo la nostra relazione con Dio ( Cristoterapia!!! ). Detto questo, il nostro rapporto con Dio deve essere alimentato anche attraverso la preghiera e la vita sacramentale della Chiesa, che per la loro essenza non possono mai essere ridotte semplicemente all’ambito “digitale”.


GRAZIE ! ! !

 

 

 

3 commenti:

  1. È gioia immensa quando possiamo avvertire che qualcuno ci sta aiutando a riconoscere la strada che stiamo percorrendo, mentre restiamo legati ai nostri strumenti sociali. Grazie dottoressa, sei fonte di benedizione per me. Fra Giuseppe Maria Gentile tor

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  2. Ne ho parlato in classe con i ragazzi di terza. Ho chiesto se fosse giusto essere completamente dipendenti dai social e se ciò potesse compromettere la salute psicofisica. Abbiamo affrontato il tema attraverso un debate. Alla fine, hanno tratto delle conclusioni e si sono resi conto che, effettivamente, c'è qualcosa da sistemare.

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