giovedì 19 ottobre 2023

San Pietro d'Alcantara, religioso francescano fondatore dei Frati Minori Scalzi (“Alcantarini”)

"Nel  Vangelo  c'è scritto 
di  avere  soltanto  una  tunica. 
Ho  lavato  la  mia  pochi  momenti  fa.
Appena  sarà  un  po'   asciugata, me  la  rimetterò  addosso"  


“Se vuoi sopportare con pazienza le
 avversità e le miserie di questa vita 
sii uomo di preghiera. 
Se vuoi conseguire virtù e forze per vincere le tentazioni 
del nemico
sii uomo di preghiera. 
Se vuoi mortificare la tua volontà con tutte le sue passioni e i suoi desideri 
sii uomo di preghiera. 

Se vuoi conoscere le astuzie di Satana
e difenderti dai suoi inganni 
sii uomo di preghiera.
 Se vuoi vivere lietamente e procedere dolcemente per la strada 
della penitenza e dell’affanno 
sii uomo di preghiera. 

Se vuoi allontanare dalla tua anima
 le mosche importune di vani 
pensieri e sollecitudini sii uomo di preghiera. 

Se vuoi sostentare la tua anima con la pienezza 
della devozione e tenerla sempre piena 
di buoni pensieri e desideri sii uomo di preghiera. 
Se vuoi rafforzare e rinsaldare il tuo cuore 
sulla strada di Dio sii uomo di preghiera. 

Infine se vuoi sradicare dalla tua anima
 tutti i vizi e piantare al loro posto la virtù 
sii uomo di preghiera poiché nella
 preghiera si riceve l’unzione e la grazia”.

Pietro entrò molto giovane nell'ordine francescano e s'innamorò subito della Madonna Povertà, come il suo santo Padre Francesco. Era solito chiamarla la perla del Vangelo e la fece risplendere in tutti i conventi da lui riformati. Più saremo poveri, più avremo lo spirito di Gesù Cristo che ha considerato una gloria vivere povero durante tutta la sua vita e che ha fondato la sua Religione sulla povertà. Più ci si spoglia dei beni di questo mondo, più si rinunzia alle comodità della vita - causa naturale per la quale si desiderano o si amano le ricchezze - più ci si arricchisce dei beni della grazia e più si è graditi a Dio; perché è necessario che il cuore si liberi dell'amore per le creature volgari, se si vuole che Dio ne prenda pieno possesso, così disse Gesù al giovane che gli chiedeva come diventare perfetto (Matteo 19,21 ).
Per questo motivo gli uomini apostolici, che hanno lavorato saldamente alla salvezza delle anime, come anche il Santo di oggi, hanno cercato non solo di non attaccarsi alle ricchezze, ma le hanno addirittura considerate come letame, come si esprime Paolo ( Fil.3.8).
È così che dovremmo comportarci, se vogliamo essere degni della nostra vocazione.
Prediligere la povertà e praticarla in tutto, in modo che desiderando vivere solo per Dio, possiamo trovare in lui ciò che non è possibile trovare nelle creature, e possiamo ricevere grazie in abbondanza, sia per noi che per gli altri, ma possiamo soprattutto acquistare l'amore per i poveri e lo zelo necessario per portarli completamente a Dio. Si stenta a credere quanto questo Santo sia stato austero. Per venti anni portò su di sé un cilizio di latta; andava sempre scalzo e la testa scoperta e, anche durante i più crudi inverni, non si avvicinava mai al fuoco.
La sua cella era talmente piccola che non poteva starvi né in piedi né coricato; e dormiva così poco che aveva quasi vinto il sonno.
Fu con questa vita straordinariamente austera, che si rese indipendente dalle esigenze del corpo, fino al punto di dare l'impressione che non l'avesse più o almeno che non gli appartenesse più.
Non è possibile domare le passioni e impedire alla carne di ribellarsi se non cerchiamo di assoggettarla con la mortificazione e il digiuno; così si sono comportati i Santi.
Neanche voi potete trovare un'altra strada.
Perciò se vogliamo davvero riuscire, uniamo anche l'orazione.
È Gesù stesso che lo prescrive, nel santo Vangelo ( MT.17,21; Mc. 9,29 ).
Che il corpo sia soggetto allo spirito, è più che giusto; ma se si vuole riuscire, bisogna prendere i mezzi giusti. Forse non riusciremo ad imitarlo in tutto ciò che ha fatto per mortificare il corpo: imitiamolo, almeno, nel suo raccoglimento, che era davvero grande.
Si dice che non sapesse neanche com''era fatto il pavimento dei vari ambienti del suo monastero e che conoscesse i suoi confratelli solo dal timbro della voce. San Pietro d'Alcantara aveva anche un meraviglioso dono di orazione, alla quale dedicava molte ore della giornata.
Il suo abituale raccoglimento gli permetteva di vivere sempre alla presenza di Dio e ci si dilettava tanto da odiare il sonno perché, diceva, era la sola cosa che riusciva a separarlo dalla divina presenza, cosa che non fa neanche la morte che rende questa divina presenza più viva, più efficace, eterna. Convinto che è l'orazione a darci questa felicità, affermava che la mezz'ora quotidiana che si dedica ad essa, deve considerarsi solo come una preparazione per fare bene orazione. Cerchiamo anche noi di applicarci molto all'orazione, così come faceva questo Santo; viviamo sempre interiormente raccolti e, se persevereremo, troveremo molto più facilmente la pace anche nelle avversità. E poiché essa è una felicità che fin da questa vita anticipa quella celeste, è nostro interesse dedicarci ad essa con tutte le nostre cure.
L'orazione è di grande utilità nel nostro ministero perché esso riguarda Dio ed è rivolto alla conquista delle anime: è molto importante, quindi, non perdere mai Dio di vista.

BIOGRAFIA
Pietro Garavito (Giovanni il suo nome di battesimo)  nasce nel 1499 ad Alcántara di Estremadura (Cáceres). Il padre muore quando il piccolo ha l’età di otto anni. La madre, con sei bambini, si risposa con un vedovo che ha cinque figli. L’infante Pietro mostra buone attitudini alla preghiera e allo studio della teologia. È indirizzato all’attività dello studio dal patrigno e raggiunge un buon livello di preparazione. Il giovane riscuote consensi nella filosofia e nel diritto.
Intanto in lui si fa strada la vocazione religiosa. All’età di sedici anni parte da casa per raggiungere il noviziato di una giurisdizione dei francescani conventuali.
Viene ordinato sacerdote nel 1524 e si dedica con frutto all’attività della predicazione. Gli vengono affidati anche incarichi di governo che cura con particolare saggezza. Libero da questo genere di incombenze dal 1534 può dedicarsi alla riforma della vita francescana che nel suo cuore sente essere particolarmente urgente.
Si ritira nella diocesi di Coria e, in un secondo tempo dopo essersi trasferito a Roma, chiede e ottiene il consenso per inaugurare una nuova fondazione, quella detta degli Scalzi che pian piano cresce e si diffonde in tutta la Spagna. Ha modo di incoraggiare anche Teresa d’Avila nel suo tentativo di riforma.
Ovviamente i frati lo pongono a capo della novella famiglia francescana. Il suo cammino spirituale è contrassegnato dalla contemplazione e dalla penitenza. Muore il 9 ottobre 1562 dopo quarantasette anni di vita francescana.
Lascia alcune opere di gran valore: il Trattato dell’orazione e meditazione, le Costituzioni delle Province di S. Gabriele e di S. Giuseppe, il Commento al salmo Miserere, le Lettere e la Traduzione dei soliloqui di S. Bonaventura. L’itinerario proposto da questo santo nei suoi scritti si rivela particolarmente concreto e ricco spiritualmente. Penitenza e orazione sono il cardine del suo percorso che è un continuo praticare l’ascesi e la meditazione sui divini misteri secondo uno stile improntato al raccoglimento e alla povertà. Come tutti gli innamorati Giovanni si dimentica di se stesso, anche di mangiare e di dormire, ma il suo è un amore speciale: egli vive per il Signore che è gioia, bellezza, pace. Al contrario, chi è innamorato di se stesso dimentica Dio.
Incontro con Santa Teresa d’Avila
Nel 1560, Pietro, passando per Avila, ebbe la felice idea di visitare il convento dell’Incarnazione delle suore carmelitane. Nella bella città, si incontrò per la prima volta con Suor Teresa di Gesù, che in quel periodo viveva una profonda crisi spirituale di oscurità e di scrupoli, tanto che venne accusata, perfino, di essere vittima di possessione diabolica, e, per prudenza, le fu proibita la comunione e perfino lo stare in solitudine. L’incontro fu veramente provvidenziale. Suor Teresa confidò al Frate francescano il suo grave disagio spirituale che stava vivendo; e questi, che era esperto per esperienza diretta di quelle problematiche spirituali, comprese subito la situazione e anche lo stato d’animo della Suora, e la tranquillizzò, dandole anche dei consigli per il futuro. Tra i due nacque una santa amicizia.

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