martedì 7 novembre 2023

SAN VINCENZO GROSSI

«La via è aperta: bisogna andare»

Un prete straordinario nella sua ordinarietà


Chi è San Vincenzo Grossi e che cosa ci racconta di Dio?
Don Vincenzo ci racconta di un Dio che, lasciati gli agi, percorre le strade polverose degli uomini, e intreccia la sua vita con le loro vite, faticose e pasticciate, e diventa ora fiducia, ora speranza, accoglienza, benevolenza, sempre perdono. Non solo, ma anche pane condiviso, lavoro offerto, provvidenza insperata, istruzione conveniente, consolazione sanatrice, intrattenimento sano, formazione appropriata: e per dirla in due parole amore e cura.
La vita di Don Vincenzo racconta che Dio è un padre che lascia la porta di casa sempre aperta, perché l’ingresso non è riservato a quelli che lo meritano, ma a tutti, e che tutti gli stanno a cuore perché sono suoi figli e la loro presenza non lo affaticano, ma anzi lo allietano. La veste, le scarpe, le mani di don Vincenzo raccontano di un Dio che apprezza non i servi impeccabili, ma quelli operosi e vigili, con i grembiuli cinti ai fianchi.
Lo sguardo di don Vincenzo racconta di abbracci che non trattengono, di attenzione che non assilla, di guida che non circuisce, di severità che non incute timore, di rimproveri che non umiliano, è lo sguardo di chi sa di essere solo uno strumento attraverso il quale ciascuno può scoprire che Dio gli è vicino.
Don Vincenzo non racconta di un Dio sconosciuto e inedito, ma a noi che siamo un po’ come i bambini che chiedono al papà il racconto sempre della stessa favola, piace, ogni volta che guardiamo a lui, riconoscere che dietro a questo prete un po’ ruvido e campagnolo, c’è un Padre, Dio Padre!
Don Vincenzo visse una quotidiana normalità, ma che rese straordinaria perché solidamente basata sui principi ereditati soprattutto dalla sua famiglia: Onestà, laboriosità e fortezza: principi che lo hanno accompagnato sempre, e portato alla santità. Parroco zelante, fu particolarmente attento all’educazione delle giovani e fonda l’”Istituto “Figlie dell’Oratorio”. Alle sue suore chiede di mostrarsi sempre “gioviali”, serene, allegre con tutti, ed è con lo stesso “Spirito di Giovialità”, come lui usava dire, che sul palcoscenico vedremo rappresentate scene di un tempo passato, che si calano dialogano e interagiscono anche con il tempo presente.
l fondatore dell’Istituto delle Figlie dell’Oratorio, Vincenzo Grossi, nasce a Pizzighettone (CR) il 9 marzo 1845 da Baldassarre e Maddalena Capellini, penultimo di dieci figli. Il padre è mugnaio e tutta la famiglia è impegnata in questo lavoro. Il clima familiare favorisce in Vincenzo una armonica crescita umana, basata sui valori della laboriosità, dell’onestà, della fortezza, e una buona vita cristiana, grazie all’esempio dei genitori e all’inserimento nella comunità parrocchiale. A proposito di questo periodo usava dire “la scuola più bella è quella della mamma”.
A undici anni, dopo avere ricevuto per la prima volta Gesù Eucaristia, Vincenzo incomincia a sentire l’attrattiva verso la vita sacerdotale e il dono totale al Signore. Si confida con la mamma, desidera entrare in seminario, come già il fratello Giuseppe, ma le realistiche motivazioni del padre impongono una attesa: è urgente il contributo di Vincenzo, ragazzo forte e di buona volontà, nel lavoro al mulino.
Vincenzo non si scoraggia e nel corso degli anni il suo ideale si rafforza. Unisce la doppia fatica del lavoro e dello studio. Attende “l’ora di Dio”, secondo una espressione che gli diverrà abituale. Nel frattempo si fa un programma di vita ed è fedele nell’osservarlo. La pazienza e la perseveranza creano il terreno adatto per la sua entrata in Seminario, che avviene nel 1874, a diciannove anni. Vincenzo si applica con profitto agli studi e ottiene buoni risultati: è gioviale, vivace e disciplinato. Si dedica all’apostolato fra i più giovani, manifestando un positivo ascendente nei loro confronti.

Le “Figlie dell’Oratorio”: 
 il progetto delle nuove comunità femminili 
a favore dei giovani.

Il nome scelto fu quello di “Figlie dell’Oratorio”. Non tanto per indicare il luogo privilegiato del loro operato, quanto per richiamarle a un modello spirituale ben preciso. In primis la letizia spirituale o, come preferiva chiamarla, la “santa giovialità” di san Filippo Neri, fondatore della Congregazione dell’Oratorio. Non volle che portassero un abito definito, per avvicinare meglio le giovani, ma le desiderava religiose serie e convinte. Si occupava personalmente della loro formazione tenendo periodiche conferenze, esercizi spirituali annuali e inviando loro numerose lettere. Le Figlie dell’Oratorio ricevettero l’approvazione pontificia il 29 aprile 1926: attualmente sono diffuse, oltre che in Italia, in Argentina ed Ecuador. Nel frattempo, la fama di santità del loro Fondatore non venne meno, tanto da domandare l’apertura della sua causa di beatificazione. Il loro aspetto non le distacca molto dalle donne del tempo, lo stile è semplice e gioviale; hanno come luogo di preghiera la chiesa parrocchiale e svolgono alcune semplici opere educative per formare le bambine e le ragazze, soprattutto le più bisognose. Don Vincenzo segue attivamente e con discrezione quella che lui definisce “un’opera di Dio”; sempre rifiuta il titolo di Fondatore, poiché afferma con decisione: “Fondatore è il Signore”. Pian piano vede svilupparsi, al di là delle aspettative e dei progetti iniziali, il seme dello Spirito che lui ha custodito e che ha permesso germogliasse. Al momento della morte, avvenuta il 7 novembre 1917, esprime attraverso le sue ultime parole l’affidamento di sé e della sua opera al Signore: “La via è aperta: bisogna andare…”. Queste parole sono diventate il motto dell’Istituto Figlie dell’Oratorio, che, nel variare delle situazioni e dei tempi, cerca di essere fedelmente creativo alla ispirazione originaria del proprio fondatore.


Don Vincenzo Grossi è stato beatificato il 1° novembre 1975 dal Beato Paolo VI. Il 5 maggio 2015 è stato emesso il decreto per il riconoscimento della guarigione miracolosa di una bimba di pochi mesi, affetta da grave patologia ematica. Il 18 ottobre dello stesso anno, Papa Francesco ha inserito Vincenzo Grossi nell’albo dei Santi. Insieme a San Vincenzo sono stati canonizzati i genitori di santa Teresa di Lisieux. Nell’omelia della Messa di canonizzazione si è espresso così: “San Vincenzo Grossi fu parroco zelante, sempre attento ai bisogni della sua gente, specialmente alle fragilità dei giovani. Per tutti spezzò con ardore il pane della Parola e divenne buon samaritano per i più bisognosi”.

PREGHIERA
💞
Trinità santissima, che hai plasmato 
la vita evangelica di san Vincenzo Grossi 
e lo hai reso fedele servitore di Cristo e della Chiesa nel ministero sacerdotale, 
amorevole educatore dei giovani e saggio fondatore dell’Istituto Figlie dell’Oratorio, 
concedi, per sua intercessione, pace al mondo, concordia alle famiglie, conforto a chi soffre, prospettive di futuro per le nuove generazioni, fervore ai sacerdoti, 
spirito di comunione alle parrocchie e a tutti fede robusta, 
speranza certa e carità attiva, per procedere 
speditamente verso la pienezza della vocazione cristiana. 
💕
Amen.


Nessun commento:

Posta un commento