lunedì 13 novembre 2023

Primo Santo (non sacerdote) francescano: Diego di Alcalá

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Il santo spagnolo invocato contro ogni malattia.
Umiliò se stesso in tutto e trovò grazia davanti al Signore, perché grande è la potenza di Dio e dagli umili egli è glorificato.

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È uno dei santi più popolari di Spagna e delle Americhe, dove portano il suo nome fiumi, baie, canali e varie città, tra cui San Diego di California. Diego nacque nell’Andalusia (Spagna) verso il 1400. Dopo una periodo di romitaggio, Diego si arruolò fra i Francescani dell’Osservanza. Ancora giovane si sentì chiamato a una vita ritirata, dedita all’orazione e al lavoro. Entrò nell’Ordine dei Frati Minori e si dedicò ai più umili uffici. 

Nel 1441 partì missionario per le isole Canarie, dove affrontò molte difficoltà e disagi per la gloria di Dio. Nel maggio del 1450 fu a Roma per il Giubileo e per la canonizzazione di Bernardino da Siena. Nell’estate, scoppiata la peste, si dedicò alla cura degli appestati. Con le sue preghiere ridonò la salute a molti infermi. 

Diego, fin da giovane, sceglie di condurre una vita solitaria, non perché privo di senno. Al contrario, Diego è un uomo gradito a Dio. Prega e ha il dono di riuscire a guarire le malattie. Trova rifugio vicino al suo paese, in mezzo alla natura e per cibarsi coltiva un orticello. Svolge anche lavori umili e viene ripagato con vecchi vestiti che usa per coprirsi. La gente lo nota. 

Mandato nelle isole Canarie, ebbe a soffrire terribili prove, sia dagli esterni che dai suoi confratelli. Tuttavia vinse sempre ogni ostacolo con la sua invitta pazienza, per cui non solo chi lo conosceva restava ammirato, ma dal suo esempio furono condotti a Dio anche molti infedeli. Avrebbe voluto morire martire per la fede, ma il Signore disponeva diversamente. Venuto a Roma per il giubileo, fu destinato al convento di Aracoeli e addetto al servizio degli infermi. La sua carità 692 ebbe allora modo di risplendere agli occhi di tutti: difatti, benché la città fosse oppressa dalla carestia, l'umile ed instancabile fraticello tanto s'industriò che ai suoi cari confratelli ed ai suoi malati nulla mai venisse a mancare di quanto era necessario al loro sostentamento. 

Era devotissimo della SS. Vergine, ed usando dell'olio della lampada che continuamente egli teneva accesa davanti alla venerata immagine di Maria, guarì molti malati; altre volte invece il Signore concesse la grazia della sanità anche a coloro che semplicemente si facevano da lui benedire.
Tutti parlano di lui. Diventa famoso. E questa è l’ultima cosa che il giovane, molto umile, avrebbe voluto. Allora decide di entrare in un convento nei pressi di Cordova, ad Arizafe. Indossa il saio francescano e, per le sue qualità, nel 1441 viene inviato missionario nelle Isole Canarie, situate accanto all’Africa Nord Occidentale, sull’Oceano Atlantico.
Diego si dà tanto da fare come guardiano del convento per aiutare e convertire il popolo, ed è così bravo da essere nominato superiore. 

È ben voluto dai religiosi e dai poveri indigeni. Non dai colonizzatori che preferiscono dominare gente analfabeta, superstiziosa e lontana da Dio. Così il bravo Diego nel 1449 deve ritornare in patria dove ricomincia a svolgere le sue mansioni di cuoco e portinaio. Un anno dopo si reca a Roma mentre infuria l’epidemia di peste. È un fuggi fuggi dal contagio. Non Diego, ovviamente. Eroicamente, lui rimane con i poveri disperati, li cura, organizza in condizioni estreme, ma con coraggio e successo, la distribuzione di cibo per le strade. Si occupa dei frati ammalati e molti di loro, grazie a Diego, guariscono. Anche in Spagna, dove trascorre gli ultimi anni della sua vita, Diego si rende protagonista di miracoli eclatanti. 

Un giorno cerca di portare fuori dal convento una cesta colma di pane per i poveri affamati. Il buon Dio, per agevolarlo nel compito, trasforma i panini in petali di rose. Quando, poi, il lavoro in cucina è troppo gravoso, ecco alcuni angeli aiutare con gioia il frate. Ritornato in Spagna morì in Alcalá de Henares, presso Madrid, il 12 novembre 1463. 

Finalmente quando vide approssimarsi l’ora di lasciare questo mondo, per imitare il Serafico padre san Francesco anche nel punto della morte, chiese una tunica più vile e un cordone, e messosi intorno l’uno e l’altro con soavi e pietose parole, damando con molte lagrime perdono a tutti dell’offese ch’egli avesse lor fatte. Fu canonizzato solennemente da Sisto V il 2 luglio 1558 e, come primo santo non sacerdote francescano, è stato scelto dai fratelli religiosi come loro speciale patrono.

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