martedì 6 febbraio 2024

San Paolo Miki e compagni, protomartiri

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"Sarete miei testimoni"

Con l’aggravarsi della persecuzione contro i cristiani, otto tra sacerdoti e religiosi della Compagnia di Gesù e dell’Ordine dei Frati Minori, missionari europei o nati in Giappone, e diciassette laici, arrestati, subirono gravi ingiurie e furono condannati a morte. Tutti insieme, anche i ragazzi, furono messi in croce in quanto cristiani, lieti che fosse stato loro concesso di morire allo stesso modo di Cristo. Paolo Nato a Kyoto nel 1556 in una famiglia benestante e battezzato a cinque anni, Paolo Miki entra in un collegio della Compagnia di Gesù e a 22 anni è novizio, il primo religioso cattolico giapponese. Miki è il primo martire giapponese, o meglio il primo giapponese caduto martire per la propria fede cristiana. Va chiarito infatti che non si tratta di un missionario caduto in Giappone, ma di un cristiano del Giappone, esemplare nella vita ed esemplare soprattutto nella morte.Diventa un esperto della religiosità orientale e viene destinato, con successo, alla predicazione, che comporta il dialogo con dotti buddhisti. Il cristianesimo è penetrato in Giappone nel 1549 con Francesco Saverio. Paolo Miki vive anni fecondi, percorrendo continuamente il Paese. Nel 1582-84 c’è la prima visita a Roma di una delegazione giapponese, autorizzata dallo Shogun Hideyoshi. Ma proprio Hideyoshi capovolge la politica verso i cristiani, diventando da tollerante a persecutore. Arrestato nel dicembre 1596 a Osaka, Paolo Miki trova in carcere tre gesuiti e sei francescani missionari, con 17 giapponesi terziari di San Francesco. E insieme a tutti loro viene crocifisso su un’altura presso Nagasaki.
La sua vita del resto fu molto semplice, lineare. Egli appartenne allo stuolo, veramente imponente, dei primi convertiti giapponesi dopo il più antico tentativo di evangelizzazione di quel lontanissimo paese, legato, come si sa, alla storia e alla gloria del grande San Francesco Saverio.
Oltre a quello di essere il primo martire cristiano giapponese del Giappone e non un missionario venuto da fuori ha anche quello di essere stato il primo religioso originario del Paese del Sol Levante, anche se non poté essere ordinato sacerdote a causa dell’assenza di un vescovo. Siamo nel 1556 quando Paolo nasce a Kyoto, la capitale culturale dell’arcipelago, probabilmente da una famiglia convertita da San Francesco Saverio, che intorno al 1550 aveva trascorso due anni nel Paese, portandovi per la prima volta la Compagnia di Gesù. Trent’anni dopo la comunità cristiana locale contava già 200mila fedeli.
Il martirio di Paolo Miki e dei suoi compagni: come Gesù sulla croce.
I persecutori cercano in ogni modo di far rinnegare la fede ai ventisei compagni. Ma nessuno di loro cede alle torture e nessuno viene meno al cristianesimo. 
Così saranno martirizzati il 5 febbraio 1585. I carnefici li crocifiggeranno su una collina nelle vicinanze di Nagasaki, che sarà chiamata successivamente la «santa collina». Il ragazzino tredicenne, crocifisso come gli altri, intonerà il cantico «Lodate, fanciulli, il Signore» Saranno 27, in tutto, i martiri che moriranno crocifissi sulla collina Tateyama di Nagasaki quel 5 febbraio del 1597. Dalla croce padre Paolo perdonerà i suoi carnefici e pronuncerà un’ultima, appassionata predica invitando tutti a seguire Cristo per trovare la salvezza. E proprio come Cristo, appena prima di spirare, invocherà Dio Padre nelle mani del quale rimetterà il suo spirito. Sarà proclamato Santo tre secoli dopo da Papa Pio IX e proprio in quegli anni il suo martirio, raccontato in un libro, ispirerà l’opera missionaria di un seminarista veneto, San Daniele Comboni. Ad assistere al terribile supplizio era arrivata una folla numerosa, chiamata per coprire di ogni genere di insulti e offese i condannati alla crocifissione. Invece tutti seguiranno l’agonia di Paolo Miki e dei suoi compagni con commossa ammirazione. Prima di morire, Paolo Miki si rivolge al popolo per perdonare, sull’esempio di Cristo, i suoi crocifissori. I ventisei martiri di Nagasaki, legati con funi sulle croci, saranno finiti con due lance incrociate, che gli trafiggono trapassando loro il cuore.



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