Della povera santa Martina, martire del III secolo, non si sa granché. Forse è stata messa in ombra dal suo omonimo maschile san Martino di Tours il quale, peraltro, anziché essere noto per essere stato vescovo, uomo di profonda fede ed evangelizzatore delle campagne, è conosciuto perché, da giovane soldato, si dilettava di sartoria in favore dei poveri. Questa santa Vergine romana discendeva da celebre famiglia consolare. Rimasta orfana ancora in tenera età, si dedicò con tutto l'ardore della sua anima giovanile alle opere della cristiana pietà, distribuendo con la massima liberalità le ricchezze che i suoi le avevano lasciato in grande abbondanza. Non ci fu miseria che non soccorresse: nessuno mai bussò invano alla sua porta. Nei poverelli ella vedeva Gesù stesso, il Maestro Divino che aveva detto: «Quello che avrete fatto al minimo dei vostri fratelli, l'avrete fatto a me».
Secondo una passio leggendaria la diaconessa Martina durante l'impero di Alessandro Severo fu arrestata per aver professato apertamente la sua fede e fu trascinata davanti a una statua di Apollo e poi davanti a una di Diana, e infine a una di Giove, facendo in ogni caso andare in pezzi la statua e crollare il tempio, per un terremoto o per un fulmine mandato da Dio. Vana anche l'esposizione alle belve, dal momento che il feroce leone scatenato contro di lei miracolosamente parve ammansito e si accucciò ai suoi piedi come un animale domestico.. Siccome la carità cristiana era sconosciuta nel mondo pagano, ben presto si sospettò che Martina fosse seguace di quel Nazareno che veniva a predicare, per mezzo dei suoi Apostoli, una fratellanza universale anche nella stessa Roma. Martina, nonostante tutto, rimase fedele al divino Maestro Gesù restando sempre in atteggiamento di preghiera.
I nemici del nome cristiano le tennero gli occhi addosso. e accertatisi della cosa, non esitarono ad accusarla come cristiana.
Ma la Vergine, forte della fortezza di Cristo, rispose sempre con fermezza che «era cristiana» e che, come tale, si sarebbe sempre comportata.
Passando il giudice dalle minacce ai fatti, fu battuta colle verghe, scarnificata con uncini di ferro, poi, intrisa di grasso bollente, fu gettata alle belve dell'anfiteatro. Ma le bestie la risparmiarono. Allora fu fatto un grandissimo rogo, e la Vergine vi venne legata sopra: quando il fumo e le fiamme furono esaurite, i carnefici e la folla immensa che assisteva al crudele spettacolo, videro la santa giovane perfettamente illesa in mezzo al braciere, in attitudine di preghiera: il suo Dio l'aveva scampata.
Molti della folla e qualcheduno dei suoi stessi carnefici, alla vista di quel prodigio, si convertirono e si dichiararono cristiani. Prima di essere arrestata, Martina riuscì a distribuire tutto quello che le rimaneva ai poveri e alla Chiesa, per avere in cielo quel tesoro che “i ladri non rubano e la tignola non intacca”. Aveva appena realizzato questo suo disegno che fu accusata e condotta davanti al preside romano. Ma il giudice, più che mai irritato, ordinò che fosse decapitata. La pia fanciulla chinò il capo sotto la spada del carnefice. Allo spettacolo del martirio altri pagani si convertirono alla vera fede, ed ebbero la grazia di udire distintamente una voce superna che chiamava la Vergine alle celesti dolcezze del cielo.
Ma i prodigi non erano finiti: un terremoto scosse paurosamente tutta la città, e le statue degli dèi caddero a terra. La Vergine subì il martirio sotto l'imperatore Alessandro Severo, mentre era Sommo Pontefice Urbano I. Fu sepolta nella chiesa del carcere Mamertino assieme ai martiri Concordio, Epifanio e compagni.
PRATICA. Impariamo da questa santa giovanetta ad essere forti nella fede e a non vergognarci del nome di Cristiani. Santa Martina compì numerosi miracoli sia in vita che dopo la sua morte. Si narra che, mentre era in carcere, convertì molti pagani con la sua predicazione e la sua preghiera. Durante le sue torture, fece tremare il tempio di Giove e fece uscire il sangue dalle statue degli dei, dimostrando la loro falsità. Dopo la sua esecuzione, il suo corpo fu sepolto in una cripta, dove fu ritrovato nel 1634, in occasione dei lavori per la costruzione della chiesa di Santa Martina al Foro Romano. In quell’occasione, si verificarono diverse guarigioni miracolose tra i fedeli che veneravano le sue reliquie. E' un modello di fede, di coraggio e di generosità. La sua vita e il suo martirio ci insegnano a non aver paura di testimoniare il nostro amore per Cristo, anche di fronte alle difficoltà e alle persecuzioni. La sua intercessione ci ottenga la grazia di essere fedeli alla nostra vocazione, di servire i fratelli con carità, di sperare nella gloria eterna. Santa Martina è considerata la patrona dei martiri e delle vittime di abusi. È anche venerata come protettrice dei soldati e come intercessore per coloro che soffrono di malattie della pelle.
PREGHIERA. O Dio, che fra gli altri miracoli di tua potenza, anche al sesso debole hai accordata la vittoria del martirio, per la tua bontà, concedi a noi che celebriamo la festa della beata vergine e martire Martina, di salire a te per mezzo dei suoi esempi.
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