MANUEL FODERÀ: IL PICCOLO GUERRIERO DELLA LUCE
“I miei occhi vedono ciò che gli altri non vedono,
perché nel buio della mia vita,
per alcuni vuota e insignificante,
io vivo cose bellissime.
La sofferenza per me è stata un dono di Dio,
perché ho imparato a soffrire le stesse piaghe di Gesù
e con Lui nel cuore io scopro, ogni giorno,
qualcosa di più nuovo, di più grande, di più bello.
Ogni cosa diventa un dono speciale, diventa Grazia.
Poter ammirare la bellezza della natura mi emoziona
perché è un’opera d’arte del mio Signore
che ha dipinto paesaggi bellissimi per me.
Poter amare gli altri con tutto il mio cuore
e la mia vita mi rende felice.
Sentirmi amato, accarezzato, abbracciato
è la gioia più grande.
Il ritorno a casa dopo lunghi ricoveri in ospedale,
un semplice sorriso, una telefonata,
un regalo tanto desiderato,
mi fanno capire che Gesù mi ama molto
e non mi abbandona mai
perché Lui è roccia, rifugio e salvezza.
Così vive un vero guerriero della Luce,
pronto a combattere,
a lottare con la spada della fede,
l’unica arma potente che sconfigge sempre il male!”
Manuel
Manuel nacque a Calatafimi Segesta (Sicilia) il 21 giugno 2001 da Giuseppe Foderà e Enza Milana, terzo figlio nato molti anni dopo i fratelli maggiori, uno dei quali si impegnò anche come suo padrino al battesimo. Il bambino crebbe in un clima familiare sano, fondato sui valori cristiani e sull’amore che univa tutti marito e moglie, genitori e figli, nonni, zii e parenti. Si può ben immaginare, quindi, come i primi anni del cocco di casa furono pieni di gioia, di attenzioni, di sorrisi e di carezze, che diedero a Manuel le caratteristiche che egli stesso descriveva, presentandosi ai suoi compagni: “Ho una grande bocca sempre sorridente. Sono vivace, simpatico e scherzoso. Sono pieno di fantasia e ricco di iniziative“. Ma quella gioia e quel sorriso si trasformarono in pianto, quando, ad appena 4 anni, nel luglio del 2005, iniziò ad avvertire un dolore forte alla gamba destra, seguito poi da una fastidiosa febbriciattola. Il medico prescrisse una serie di esami urgenti, ma, peggiorando improvvisamente le condizioni di salute del piccolo, questi venne ricoverato all’ospedale di Palermo, dove si giunse all’infausta diagnosi: un neuroblastoma di IV stadio, molto aggressivo con quasi nessuna possibilità di guarigione.
Iniziò per Manuel un lungo Calvario, già il 12 agosto venne operato per l’asportazione della massa tumorale, e subito dopo iniziò il primo ciclo di chemioterapia (ne farà in tutto 20).
La sua reazione all’inizio fu di ribellione, abituato alla vivace gioia dei bambini della sua età, si sentiva prigioniero fra le mura dell’ospedale, e rivendicava il diritto a una vita normale, il suo volto sorridente si ammantò di lacrime. Di fronte al dolore degli impotenti genitori, che non sapevano come aiutare il figliolo, intervenne una mano dal Cielo, un Amico, che Manuel trovò fra le lacrime del suo dolore. D’un tratto, infatti, tornò il suo sorriso, ma adesso non era più interessato ai giochi in cortile, sentiva il desiderio di incontrare Gesù e cominciò a recarsi nella Cappella dell’Ospedale, dove si intratteneva a pregare. Spesso, dopo la terapia, chiedeva alla suora di andare in Cappella, la religiosa lo prendeva in braccio, lo avvicinava al Tabernacolo e gli poggiava la testa sulla porticina: era un momento di puro amore. Poi pregavano insieme e, come ricorda la suora, Manuel pregava tutto il Rosario e sapeva a memoria le litanie, ad appena 4 anni! Il Rosario divenne la sua preghiera prediletta, l’Ave Maria, come egli stesso diceva, lo faceva star meglio e non perdeva occasione per prendere in mano la corona, come quando, accolto da amici e parenti nella casa dei nonni, dopo un po’ di festa chiede a tutti di recitare insieme il Santo Rosario.
Iniziò così in lui un qualcosa, che risulta misterioso da comprendere, una potente esperienza mistica, con una presenza di Gesù e della Vergine Maria, nella vita di Manuel, che lo aiutò a sopportare la malattia e darle un senso.
Tale dimensione mistica si palesò in maniera del tutto naturale e, per certi versi, ingenua. Il giorno in cui doveva fare la chemioterapia, mentre si preparava per andare, disse alla mamma: “Mamma, mamma, la Madonna mi ha detto: Gioia mia, questa sera faccio i fuochi per te“. La mamma, pensando a una fantasia del piccolo, gli rispose: “Questa sera non faranno i fuochi d’artificio“, perché in effetti non erano previsti. Ma Manuel insistette: “Ti sbagli, me l’ha detto la Madonnina“. Intorno alle 22.30 i botti lo svegliano, e Manuel, tutto contento, corse dalla madre dicendo: “Allora, convita mamma? La Madonnina mi aveva detto proprio così: Gioia mia, questi fuochi sono per te“. L’episodio si ripeterà altre volte, rendendo chiaro il fatto che, in qualche modo, Manuel parlava con Gesù e con la Madonna. Come egli stesso spiegò alla madre: “Mamma, non ho sentito la voce di Gesù, così come tu senti la mia, ma sono riuscito a parlargli e Lui mi rispondeva nel mio cuore“.
Il piccolo era, comunque, un bambino come gli altri, amava giocare con i Lego, con le automobiline, con il trenino, rideva a crepapelle con i film di Stanlio e Ollio, gli piacevano i dolci e le coccole dei nonni. Aveva anche momenti difficili, soprattutto quando doveva affrontare qualche esame particolarmente doloroso, ma si affidava a Gesù e traeva forza da quel rapporto così vivo con il suo Amico. Vedendo la mamma che riceveva la Comunione, un po’ come in tutti i bambini, nacque in lui il desiderio di potersi comunicare, e insisteva per poter fare la Prima Comunione. Ma era ancora troppo piccolo e tutti pensavano al capriccio di un bambino. Manuel non si diede per vinto, andò in chiesa e parlò con la Madonna, poco dopo giunse da Trapani il nulla osta del vescovo, che, dalle informazioni raccolte, giudicò il bambino di una precoce maturità cristiana.
Il 13 ottobre 2007, giorno della Prima Comunione, Manuel si svegliò dolorante e zoppicante, la cosa preoccupò tutti e c’era un certo dispiacere nel pensare che quel bel giorno era rovinato irrimediabilmente. Verso mezzogiorno, però, tutto passò. E, come spiegò poi il bambino: “La Madonna mi ha detto: Manuel, non puoi ricevere Gesù zoppicando. Così ha fatto la magia di farmi guarire“. L’incontro tanto desiderato trasfigurò il suo volto, dopo aver ricevuto l’Eucaristia si fermò in preghiera per ringraziare di quel meraviglioso dono il Signore. Nell’immaginetta che distribuì ai presenti c’era scritto: “Desidero ricevere Gesù nel mio cuore, affinché Lui diventi il mio migliore amico per sempre. Sarà la mia forza, la mia gioia, la mia guarigione“.
Adesso con l’Eucaristia egli era più forte che mai, anche se la malattia continuava a lacerare il suo corpo, la sua anima diventava forte, potente, l’anima di un guerriero, il guerriero della Luce, come lui stesso si definiva. Questo titolo glielo aveva dato Gesù stesso, quando, in prossimità del Natale, gli aveva chiesto cosa avrebbe potuto fare per Lui. La risposta del Signore era stata: “Mostra sempre la mia gioia agli altri. Sii un guerriero della luce in mezzo alle tenebre“.
Egli accolse con serietà quella richiesta e donò le due cose più preziose che aveva: il suo sorriso e la sua sofferenza. Il suo rapporto con l’Eucaristia fu straordinario, come testimoniano i sacerdoti e le persone che lo videro comunicarsi. Il suo volto nel ricevere la Comunione era sempre emozionato, sino alla commozione, ma la cosa che più impressionava era ciò che accadeva dopo: si distendeva su una panca o anche per terra, se stava poco bene rimaneva sul letto coprendosi il volto con le coperte, e rimaneva in silenzio per 15 o 20 minuti, senza dire nulla in un mistico dialogo con il suo Amico Gesù. E ai sacerdoti, che ammirava particolarmente, diceva: “Ti voglio bene. Prego per te. Porta Gesù ai piccoli, ai sofferenti, ai malati, porta Gesù a chi incontri”. Nel giugno del 2008 poté recarsi in pellegrinaggio a Lourdes, dove, ogni sera, guidava in albergo la recita del Santo Rosario. Una sera volle pregare per un’intenzione particolare: i bambini ciechi. In quella stessa sera un bambino cieco, che si trovava a Lourdes con un altro gruppo riacquistò la vista. Il 15 agosto successivo ricevette la Cresima, sigillo di una fede, che in lui era già matura, al punto che, quando stava male, aspettava prima di prendere qualche medicina calmante, perché “oggi – dice – Gesù ha bisogno della mia sofferenza per salvare le anime“. All’inizio dell’estate del 2010 Manuel cominciò a lamentarsi di forti dolori alla testa. Dopo aver ricevuto la Comunione scoppiò in lacrime, e quando gli chiesero il motivo, rispose: “Gesù mi ha fatto dono di due spine della sua corona“. In effetti gli esami medici mostrarono due masse tumorali nella testa del piccolo, che, perfettamente conformato a Cristo Crocifisso, iniziò l’ultimo tratto del suo Calvario. Il 21 giugno 2010 festeggiò il nono e ultimo compleanno. Fu un momento di gioia, circondato da parenti e amici, ma la sua gioia più grande veniva dal Cielo: “Gesù – confidò – mi ha fatto vedere il Paradiso ed è un luogo meraviglioso, bello come un convito preparato da Gesù… Mi ha detto che morirò a nove anni, che devo soffrire ancora un po’ per Lui“.
E così fu, trascorse ancora un mese, offrendo la sua sofferenza al Signore per la salvezza delle anime, per portare la luce fra le tenebre del peccato.
Il 20 luglio 2010, disteso sul suo letto, con il Rosario stretto fra le mani, partecipa alla Messa, che viene celebrata nella sua cameretta. Dopo aver ricevuto la Comunione, con un filo di voce dice: “Ho finito” e, pochi istanti dopo, chiude gli occhi per riaprirli nella contemplazione della Gloria Eterna di Dio. La vicenda mistica di Manuel è, per molti versi, sconcertante. Nelle semplicità e ingenuità di un bambino egli testimonia la realtà della presenza del Signore nella nostra vita. Con una maturità, che solo dal Cielo può provenire, egli accoglie nella sua vita la Croce, e la usa come la spada di un vero guerriero per squarciare il velo di tenebre che avvolge l’umanità nel peccato. Leggendo la sua storia si rimane stupiti e increduli vedendo a quale consapevolezza umana e spirituale, a che altezze teologiche è riuscito a giungere pur essendo così piccolo. La sua vita è la conferma di quello che la Scrittura prega nel Salmo 8: “O Signore nostro Dio… con la bocca dei bimbi e dei lattanti affermi la tua potenza contro i tuoi avversari, per ridurre al silenzio nemici e ribelli“. .È il 13 ottobre 2007 il giorno in cui il piccolo Manuel, nonostante le sue condizioni di salute, aiutato dalla Mamma Celeste, può finalmente entrare nella Cappella per fare la tanto attesa prima Comunione. Un momento davvero unico per un bambino davvero speciale e, un attimo dopo aver ricevuto Gesù, ecco che il piccolo Manuel fa qualcosa che lascia tutti senza parole: inizia a parlare con Lui in un colloquio intimo che si prolunga per qualche minuto. Il piccolo guerriero della luce sa bene che quel momento è molto prezioso, tanto da volere aiutare tutti a viverlo in pienezza; per questo un giorno scrive una lettera per invitare tutti a ringraziare Gesù come fa Lui, con parole tanto semplici quanto profonde:
"Carissimi amici,
vi voglio parlare di come Gesù è presente nell’Eucarestia.
Sapete: Lui vi vuole tanto bene
e si fa sentire e vedere nella santa Comunione.
Non ci credete? Provate a concentrarvi, senza distrarvi.
Chiudete gli occhi, pregate e parlate perché Gesù
vi ascolterà e parlerà al vostro cuore.
Non aprite subito gli occhi perché questa comunicazione
si interrompe e non torna mai più!
Imparate a stare in silenzio e qualche cosa di meraviglioso
succederà, perché quando Lui entra diventa una
“bomba di Grazia” che vi fa sentire protetti e al sicuro.
Rimanete in compagnia con Lui.
Questo è il momento più bello perché nella Comunione
Lui vi dà la sua santa benedizione.
Se state male, Lui vi darà la forza di sopportare ogni sofferenza.
Se siete tristi, vi darà la forza di sorridere.
Se siete annoiati, Lui vi darà la sua gioia.
Se siete pieni di rabbia e nervosi, Lui vi darà la forza di calmarvi.
Tutto questo potrà accadere solo se avrete fiducia in Lui perché
Lui vi ama molto più di quanto voi lo possiate amare!"
Avviata la causa di beatificazione
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