Cosa è esattamente il bullismo?
La poca chiarezza ed i fraintendimenti rendono problematica la lotta contro questo triste fenomeno.
Molte vittime di bullismo raccontano anni di sofferenza in cui, anche se le prepotenze che subivano potevano essere facilmente identificabili, non sono state riconosciute come tali dal contesto scolastico, soprattutto per mancanza di una formazione adeguata e di una sufficiente sensibilizzazione sul fenomeno. La famiglia, dal canto suo, può non essere capace di cogliere i segnali di malessere del figlio o avere una scarsa informazione su quello che può accadere e su come è possibile affrontarlo.
Dunque, cosa è il bullismo?
Il bullismo è una delle possibili manifestazioni di aggressività messe in atto dai bambini e dagli adolescenti. Si tratta di prepotenze intenzionali, ripetute, attuate da uno o più bulli ai danni di compagni più deboli, timidi o isolati socialmente. Il bullo agisce deliberatamente con l’intenzione di danneggiare la vittima, l’aggressività è proattiva e finalizzata, non reattiva né impulsiva.
Il bullo e la vittima: leader carismatico e capro espiatorio
In adolescenza il gruppo è il punto di riferimento principale nella sperimentazione di sé e nella costruzione dell’identità. Esiste una disuguaglianza di forza e di potere tra bullo e vittima, per cui uno dei due sempre prevarica e l’altro sempre subisce, senza riuscire a difendersi. Quando riesce a porsi come leader carismatico il bullo nutre la propria autostima attraverso la considerazione degli altri. Se poi ha alle spalle una cattiva carriera scolastica, se non era molto abile nello studio, può riscattare la propria posizione nel passaggio ad un nuovo livello scolastico o in una nuova classe, costruendosi una nuova identità sociale forte. Molti ragazzi scelgono la scuola superiore proprio in base a “dove si può fare casino”. Gli atti di bullismo possono avvenire a scuola, ma anche nei contesti extrascolastici. Particolarmente gravi sono quelli che avvengono nel cyberspazio, grazie all’ausilio delle nuove tecnologie, poiché i loro effetti sono amplificati in modo esponenziale.
Qual è la funzione del leader carismatico per il gruppo?
Egli è non solo percepito come simpatico, abile, forte, coraggioso, ma ha la funzione di risolvere le ambiguità, dando al gruppo regole chiare (più o meno implicite) e un modello forte da seguire, specie nei momenti di incertezza. I suoi seguaci cercheranno di imitarlo, senza tuttavia tentare di superarlo: la gerarchia interna ricorda per certi aspetti quelli di un sistema mafioso, tanto che i ragazzi che si confidano con i professori vengono tacciati come infami. Quando il gruppo si allea intorno a un “capetto” che utilizza le sue caratteristiche individuali, il suo temperamento e la sua forza per padroneggiare ed approfittare degli altri, per raggiungere i suoi scopi e condizionarli, si parla di prevaricazione.
In queste classi a volte i professori non si accorgono di niente se le vessazioni non sono eclatanti; persino gli standard di impegno scolastico vengono fissati da implicite norme interne al gruppo, il quale decide quindi quanto bisogna o non bisogna impegnarsi nello studio. Chi studia più degli altri allora è a rischio di essere outgroup. Abbiamo spesso il fenomeno del capro espiatorio, ruolo altrettanto funzionale al gruppo: i gruppi hanno bisogno di questo parafulmine per far ricadere su di lui tutte le tensioni, i tormenti, le accuse, le irrisioni del gruppo. Lui è il ricettacolo di tutte le brutture e le inadeguatezze, mentre gli altri possono bearsi della loro armonia. Ma se malauguratamente il capro espiatorio se ne va dal gruppo, ecco che tutti i conflitti irrisolti del gruppo vengono al pettine, almeno finchè non si elegge una nuova vittima da immolare.
I ragazzi che tendono a fare le vittime-provocatrici sono particolarmente adatti a divenire i capri espiatori della situazione, con i loro atteggiamenti che li rendono antipatici a tutto il gruppo, persino ai professori. Sembra che abbiano il bisogno di perpetuare il loro ruolo da perdenti e talvolta hanno una situazione extra scolastica di isolamento sociale, con genitori pressanti o anziani, iperprotettivi o invischianti, rispetto ai quali è meglio cercarsi un ruolo forte nel gruppo classe, piuttosto che non essere nessuno, segnalando così in qualche modo il proprio disagio.
In verità sul capro espiatorio si proiettano le paure dei compagni, le loro ombre negate, quello che non vorrebbero mai essere e che temono terribilmente: la bruttezza, la goffaggine, il puzzare, l’isolamento, l’omosessualità, l’essere “strani”….diversi.
Essere se stessi e guadagnarsi un posto ingroup è un continuo gioco di equilibrismo per l’adolescente, per alcuni molto faticoso, per altri pericoloso, per altri molto costoso.
Abbiamo diverse tipologie di bulli, principalmente il tipo dominante (aggressivo) ed il tipo insicuro (ansioso)
Il bullo DOMINANTE è più forte della media dei coetanei, è sicuro di sé, non ha problemi di autostima, ma ha un forte bisogno di potere, dominio ed autoaffermazione. Può essere impulsivo ed avere difficoltà a rispettare le regole. Non presenta particolare carenze nella comprensione degli altri e nelle abilità sociali, ma ha una scarsa consapevolezza delle conseguenze delle proprie azioni e non mostra rimorso o sensi di colpa per gli esiti delle prepotenze, a causa di un deficit delle capacità empatiche. Di solito ha un rendimento scolastico nella media, ma che tende a peggiorare con il tempo. Può manifestare abilità particolari nello sport e nelle attività di gioco. Frequentemente è abbastanza popolare, soprattutto tra i più piccoli che lo considerato un modello di forza e potere, anche se la popolarità può diminuire con il crescere dell’età e comunque affiancarsi a difficoltà di stabilire relazioni interpersonali più intime e profonde.
Il bullo INSICURO è ansioso, emotivo, presenta una bassa autostima ed è alla ricerca di accettazione. Spesso ha un basso rendimento scolastico, può avere scarse competenze sociali e carenze nell’elaborazione delle emozioni. Spesso è un gregario e fa parte di un gruppetto di coetanei che assumono il ruolo di seguaci o sobillatori del bullo dominante. Di solito esegue gli “ordini” del “capo”, più raramente agisce le prepotenze da solo. Può occasionalmente cedere ai rimorsi ed ai sensi di colpa, mettendosi nei panni della vittima. Prepotente con i più debole e debole con i più forti, può a sua volta ricoprire il ruolo della vittima, a seconda delle situazioni (BULLO-VITTIMA).
È convinzione condivisa che promuovere l’educazione al rispetto reciproco in ambito scolastico possa creare i presupposti per una convivenza civile, riducendo significativamente il campo d’azione dei bulli.
La prevenzione del bullismo inizia dalla comprensione di cosa sia un’educazione basata sul rispetto, l’empatia e l’inclusione. È fondamentale iniziare a lavorare su questi aspetti fin dalla tenera età, coinvolgendo genitori, educatori e istituzioni scolastiche. Strumenti come giochi di gruppo, dialogo empatico e attività didattiche, possono fornire un supporto prezioso in questo percorso, aiutando i bambini a comprendere l’importanza di comportamenti positivi e di relazioni amichevoli e rispettose. Solo attraverso l’educazione e la sensibilizzazione possiamo sperare di costruire una società libera dal bullismo.
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