Percorso di crescita e formazione
“Educatori
si diventa!”
4°Incontro
“La Comunicazione come espressione del Sè
Il modo”
- Mi conceda Dio di parlare con intelligenza e di riflettere
in modo degno dei doni ricevuti – Sap.7,15
Martedì 11 Giugno 2013, ore 21,00
Un percorso di crescita per Educatori
necessita fortemente di uno spazio a sufficienza in cui fermarsi
e riflettere insieme sulla Comunicazione, componente primaria
dell’educazione.
Sono,
credo, realista ed obiettiva, per dire
che, un incontro di due ore, difficilmente può abbracciare gli infiniti aspetti
che ruotano attorno alla comunicazione, ma, la fiducia che ogni cosa è guidata da Lui, mi dà la serenità per intraprendere con
voi questo tentativo di stare più
possibile dentro il tema. Comunicare
è un comportamento che tutti (anche i muti )possiamo fare, perché è una competenza primaria dell’organismo vivente.
Ma, COMUNICARE BENE è, spero non solo per me, la meta verso cui tutti noi, vogliamo
arrivare!! E’ un obiettivo a lungo termine, che è necessario porsi e
possibilmente raggiungere. Nella mia esperienza professionale ho avuto modo di
trovare molte conferme di quanto è importante
saper comunicare bene!! Desiderare
di comunicare bene è, non solo espressione
di grande umiltà, ma, soprattutto un DOVERE
verso gli altri, proprio perché questo comportamento è quello che usiamo di più e segna,
spesso le relazioni: con il nostro modo di comunicare, infatti, possiamo o EDIFICARE o DISTRUGGERE. Ho appreso,
grazie all’esperienza che, comunicare, è
cosa molto difficile e richiede sempre aggiustamenti!! In effetti se ci
pensiamo la comunicazione è il mezzo più diretto attraverso cui ciascuno di noi
entra in RELAZIONE con l’altro!!
Rivediamo
insieme l’etimologia della parola Comunicare:
la stessa parola sintetizza in sé gli aspetti del “mettere
in comune e di partecipare” agli altri un esperienza. Di contro, una
mancata comunicazione è l’equivalente di una mancata comunione!!!Difficilmente le parole che una persona usa
solitamente possono essere “recitate”; la quotidianità e la spontaneità spesso
inconsapevolmente, svelano il nostro Sé!!
Non possiamo mentire sempre!!! Il linguaggio
abituale è spesso il nostro cartellino
di riconoscimento. Se una persona, quando parla, si esprime sempre con il “tu” e, quasi mai con l’”io, questo
modo di stare nella relazione spesso cela una difficoltà a guardare prima sé stesso.
E’ più facile, in realtà, additare o fare ricadere la colpa, piuttosto che
assumersi la responsabilità anche solo del proprio punto di vista! Ma la nostra coscienza ci rimprovera tutto e
soprattutto ci induce a riflettere. Il verbo riflettere ci aiuta ad introdurci nel tema di stasera che ha, come
obiettivo, quello di “prendere” o “apprendere” il più possibile, dai modelli
teorici a cui in questo percorso facciamo riferimento (Maria e la Psicologia
Umanista di Rogers e Gordon), per diventare ancora più consapevoli del ruolo importantissimo della comunicazione. Non solo
per ciascuno di noi, ma, soprattutto per gli altri, in primis per i
bambini. Parlare è un termine che significa “rivelare o manifestare”; possiamo dire allora che ogni volta che parliamo, tiriamo fuori ciò che in realtà sta accadendo
dentro noi stessi nel qui ed ora. E’
vero che lo svelamento del Sé, infatti, in psicoterapia, ha a che fare con il raccontarsi dal profondo (al terapeuta).
Ascoltare è un verbo inevitabilmente
legato al verbo Parlare, ed è quella capacità che ognuno di noi ha di fare silenzio di sé per dare all’altro la possibilità
di esprimere sé stesso. La comunicazione è fatta di entrambi. Parlare e Ascoltare sono le due facce della
medesima medaglia!!! Non esiste solo la parola o solo l’ascolto ma, comunicare presuppone sempre una RELAZIONE DI SCAMBIO, dove un Io e un Tu s’incontrano e si confrontano, in una sola parola DIALOGANO. Diversamente è solo MONOLOGO.
In questa sede, se vi va, ci
soffermeremo su un aspetto basilare della Comunicazione: il Modo. La modalità attraverso cui, ciascuno di noi esprime sé stesso è:
Ø sempre soggettiva ( esprimiamo ciò che
siamo!)
Ø è legata al tempo evolutivo di appartenenza
Ø porta con sé l’esperienza di una o più
relazioni significative.
Ciò significa che, il nostro personale modo di
comunicare è il risultato delle nostre
esperienze nel tempo ( familiari, scolastiche, sportive, amicali,
spirituali ecc.) relativamente alla fase evolutiva nella quale ci troviamo. In
realtà noi siamo il risultato della nostra esperienza!!!
E
non possiamo comunicare un esperienza che non ci appartiene!!! Potremmo far
finta di averla vissuta, ma, prima o poi l’impalcatura
cede. Perché la comunicazione ci tradisce!!! Essere consapevoli che il
nostro modo di comunicare è espressione
della nostra vera identità ci permette di andare avanti e riflettere
insieme sul significato educativo della Comunicazione interpersonale e della Comunicazione Efficace. Formarsi ad
avere una Comunicazione Interpersonale ed Efficace è ciò a cui un Educatore, sentendone la necessità e il desiderio, dovrebbe tendere! Il suffisso Inter ha un doppio significato: è espressione del “dentro” e del “tra”. Lo stile interpersonale allora comprende la capacità di comunicare ciò che abbiamo
dentro. Ritornano fortemente i
concetti di Autenticità e Coerenza. Il “tra”
è lo spazio ( senza il quale ci si
fonde e confonde) tra due o più persone che dialogano ( circolarità ). La
comunicazione è efficace quando il messaggio che l’emittente invia al
ricevente è chiaro/consapevole, ha
una intenzionalità, è contestualizzato, non ha secondi fini. (
Quando c’è una meta anche il deserto diventa strada!!!) Crea comunione,
scambio, circolarità. La comunicazione
è inefficace quando il messaggio che l’emittente invia al ricevente è
inficiato dalle cosiddette Barriere
Comunicative che gravano negativamente sulla relazione comunicativa tra le
persone fino ad arrivare al blocco comunicativo. T. Gordon ne individua 12.
- Noi le sintetizziamo in tre aree:
- la comunicazione Direttiva ( dare ordini, comandare) ,
- quella che pontifica ( detta regole, giudica, etichetta, emargina, offende)
- e quella auto centrata nella quale emerge solo l’io messo sul piedistallo mentre l’altro è sempre in una posizione inferiore.
Nel primo tipo di
comunicazione il rischio è che l’altro abbia reazioni contrarie e
oppositive. Nel secondo il rischio è di "subire" un tipo di violenza che a lungo andare può portare ad ammalarsi. Mentre se ci riconosciamo nella terza tipologia la nostra relazione sarà asimmetrica e destinata a finire ( in una sola parola l'altro “si stanca e se
ne và”!).
Ci accorgiamo dei nostri limiti comunicativi solo quando abbiamo la
possibilità di rifletterci sopra, mettendo
in relazione il nostro modo con queste tre tipologie. Allora chiediamoci
insieme: com’è la mia modalità
comunicativa? A quale categoria appartiene?
In genere crea scambio o infastidisce? Ci
sono alcune barriere comunicative
sulle quali devo lavorare? Se si, quali?
Ricordando il Modo di comunicare di Maria ….. confrontiamoci!! Grazie!!
Maria
Cristina Siino
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