mercoledì 17 luglio 2013

Formazione Educatori

Percorso di crescita e formazione

“Educatori si diventa!”
4°Incontro
“La Comunicazione come espressione del Sè
Il modo
- Mi conceda Dio di parlare con intelligenza e di riflettere in modo degno dei doni ricevuti – Sap.7,15
Martedì 11 Giugno 2013, ore 21,00

            Un percorso di crescita per Educatori necessita fortemente  di uno spazio  a sufficienza  in cui fermarsi e riflettere insieme sulla Comunicazione, componente primaria dell’educazione.
Sono, credo,  realista ed obiettiva, per dire che, un incontro di due ore, difficilmente può abbracciare gli infiniti aspetti che ruotano attorno alla comunicazione, ma, la fiducia che ogni cosa è guidata da Lui, mi dà la serenità per intraprendere con voi questo tentativo di stare più possibile dentro il tema. Comunicare è un comportamento che tutti (anche i muti )possiamo fare, perché è una competenza primaria dell’organismo vivente. Ma,  COMUNICARE  BENE  è, spero non solo per me,  la meta verso cui tutti noi, vogliamo arrivare!! E’ un  obiettivo  a lungo termine, che è necessario porsi e possibilmente raggiungere. Nella mia esperienza professionale ho avuto modo di trovare molte conferme di quanto è importante  saper comunicare bene!! Desiderare di comunicare bene è, non solo espressione di grande umiltà, ma, soprattutto un DOVERE verso gli altri, proprio perché questo comportamento è quello che usiamo di più  e  segna, spesso le relazioni: con il nostro modo di comunicare, infatti, possiamo o EDIFICARE o DISTRUGGERE. Ho appreso, grazie all’esperienza che, comunicare, è cosa molto difficile e richiede sempre aggiustamenti!! In effetti se ci pensiamo la comunicazione è il mezzo più diretto attraverso cui ciascuno di noi entra in RELAZIONE con l’altro!!

Rivediamo insieme l’etimologia della parola Comunicare: la stessa parola sintetizza in sé gli aspetti del  “mettere in comune e di partecipare” agli altri un esperienza. Di contro, una mancata comunicazione è l’equivalente di una mancata comunione!!!Difficilmente le parole che una persona usa solitamente possono essere “recitate”; la quotidianità e la spontaneità spesso inconsapevolmente, svelano il nostro Sé!! Non possiamo mentire sempre!!! Il linguaggio abituale è spesso il nostro cartellino di riconoscimento. Se una persona, quando parla, si esprime sempre con il “tu” e, quasi mai con l’”io, questo modo di stare nella relazione spesso cela una difficoltà a guardare prima sé stesso. E’ più facile, in realtà, additare o fare ricadere la colpa, piuttosto che assumersi la responsabilità anche solo del proprio punto di vista!  Ma la nostra coscienza ci rimprovera tutto e soprattutto ci induce a riflettere. Il verbo riflettere ci aiuta ad introdurci nel tema di stasera che ha, come obiettivo, quello di “prendere” o “apprendere” il più possibile, dai modelli teorici a cui in questo percorso facciamo riferimento (Maria e la Psicologia Umanista di Rogers e Gordon), per diventare ancora più consapevoli del ruolo importantissimo della comunicazione. Non solo per ciascuno di noi,  ma,  soprattutto per gli altri, in primis per i bambini.  Parlare è un termine che significa “rivelare o manifestare”; possiamo dire  allora che ogni volta  che parliamo,  tiriamo fuori ciò che  in realtà sta  accadendo dentro noi stessi nel qui ed ora. E’ vero che lo svelamento del Sé, infatti, in psicoterapia, ha a che fare con il raccontarsi dal profondo (al terapeuta).
Ascoltare è un verbo inevitabilmente legato al verbo Parlare, ed è quella capacità che ognuno di noi ha di fare silenzio di sé per dare all’altro la possibilità  di esprimere sé stesso. La comunicazione è fatta di entrambi. Parlare e Ascoltare sono le due facce della medesima medaglia!!! Non esiste solo la parola o solo l’ascolto ma,  comunicare presuppone sempre una RELAZIONE DI SCAMBIO, dove un Io e un Tu s’incontrano e si confrontano,  in una sola parola DIALOGANO. Diversamente è solo MONOLOGO. In questa sede, se vi va,  ci soffermeremo su un aspetto basilare della Comunicazione: il Modo. La modalità attraverso  cui, ciascuno di noi esprime sé stesso è:
Ø sempre soggettiva ( esprimiamo ciò che siamo!)
Ø è legata al tempo evolutivo di appartenenza
Ø porta con sé l’esperienza di una o più relazioni significative.
          Ciò significa che, il nostro personale modo di comunicare è il risultato delle nostre esperienze nel tempo ( familiari, scolastiche, sportive, amicali, spirituali ecc.) relativamente alla fase evolutiva nella quale ci troviamo. In realtà noi siamo il risultato della nostra esperienza!!!
E non possiamo comunicare un esperienza che non ci appartiene!!! Potremmo far finta di averla vissuta, ma, prima o poi l’impalcatura cede. Perché la comunicazione ci tradisce!!! Essere consapevoli che il nostro modo di comunicare è espressione della nostra vera identità ci permette di andare avanti e riflettere insieme sul significato educativo della  Comunicazione interpersonale  e della Comunicazione Efficace. Formarsi ad avere una Comunicazione Interpersonale ed Efficace è ciò  a cui un Educatore, sentendone  la necessità e il desiderio, dovrebbe tendere! Il suffisso Inter ha un doppio significato: è espressione del “dentro” e del “tra”. Lo stile interpersonale allora comprende la capacità di comunicare ciò che abbiamo dentro.  Ritornano fortemente i concetti di Autenticità e Coerenza. Il “tra” è lo spazio ( senza il quale ci si fonde e confonde) tra due o più persone che dialogano ( circolarità ). La comunicazione è efficace quando il messaggio che l’emittente invia al ricevente è chiaro/consapevole, ha una intenzionalità, è contestualizzato, non ha secondi fini. ( Quando c’è una meta anche il deserto diventa strada!!!)  Crea comunione, scambio, circolarità. La comunicazione è inefficace quando il messaggio che l’emittente invia al ricevente è inficiato dalle cosiddette Barriere Comunicative che gravano negativamente sulla relazione comunicativa tra le persone fino ad arrivare al blocco comunicativo. T. Gordon ne individua 12.  
  • Noi le sintetizziamo in tre aree: 
  • la comunicazione Direttiva ( dare ordini, comandare) , 
  • quella che pontifica ( detta regole, giudica, etichetta, emargina, offende)
  •  e quella auto centrata nella quale emerge solo l’io messo sul piedistallo mentre l’altro è sempre in una posizione inferiore. 
Nel primo tipo di comunicazione il rischio è che l’altro abbia reazioni contrarie e oppositive. Nel secondo il rischio è di "subire" un tipo di violenza che a lungo andare può portare ad ammalarsi. Mentre se ci riconosciamo nella terza tipologia la nostra relazione sarà asimmetrica e destinata a finire ( in una sola parola l'altro “si stanca e se ne và”!).
Ci accorgiamo dei nostri limiti comunicativi solo quando abbiamo la possibilità di rifletterci sopra, mettendo in relazione il nostro modo con queste tre tipologie. Allora chiediamoci insieme: com’è la mia modalità comunicativa? A quale categoria appartiene? In genere crea scambio o infastidisce? Ci sono alcune barriere comunicative sulle quali devo lavorare? Se si, quali? Ricordando il Modo di comunicare di Maria ….. confrontiamoci!! Grazie!!
Maria Cristina Siino



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