lunedì 11 novembre 2013

San Martino

SAN MARTINO VESCOVO DI TOURS
                                                                 
Martino(317-397)nacque nasce a Sabaria, in Pannonia, al confine tra l’Ungheria e l’Austria, da genitori pagani. Suo padre era un tribuno militare, e quindi comandava una guarnigione di soldati a far la guardia ai confini dell’impero. Dopo poco tempo venne trasferito nel nord Italia, e precisamente a Pavia. E quindi il piccolo Martino crebbe in questa città. Il padre, militare di professione, sognava per il piccolo una brillante carriera nell’ esercito romano. I campi di battaglia e le coorti compatte dei legionari sarebbero stati i luminosi orizzonti per il futuro del figlio. E proprio per questo lo aveva chiamato “Martino” cioè “dedicato a Marte”, dio della guerra. Il sogno militare non si avverò, ma quel bambino avrebbe fatto una ben altra carriera, come cristiano e come vescovo. Curiosa anche la storia dell’incontro di Martino col cristianesimo. Conobbe una famiglia amica, che era cristiana. Il fanciullo di dieci anni venne conquistato dal loro modo di vivere. A dodici divenne catecumeno, e prese l’impegno di vivere secondo la regola del Vangelo amando l’unico vero Dio e il prossimo. Dopo di che i suoi amici cristiani gli consigliarono di... tornare a casa (era scappato via).Anche i genitori erano il suo primo prossimo da amare, e non bisognava lasciarli vivere nel dolore. Il padre perdonò quella semplice stravaganza adolescenziale, e lo pose di fronte ai suoi doveri di figlio di un militare. Aveva un destino segnato: l’esercito. Nient’altro. Era la ferrea legge romana alla quale doveva, volente o nolente, sottostare. Aveva 15 anni, l’età giusta. Vestì l’uniforme di soldato, come legionario a cavallo. Fu inviato con la sua guarnigione nella Gallia, in varie città, tra le quali Reims ed Amiens 



La leggenda del mantello
Mentre Martino era ancora un soldato, ebbe la visione che diverrà l'episodio più narrato della sua vita. Si trovava alle porte della città di Amiens con i suoi soldati quando incontrò un mendicante seminudo. D'impulso tagliò in due il suo mantello militare e lo condivise con il mendicante. Quella notte sognò che Gesù si recava da lui e gli restituiva la metà di mantello che aveva condiviso. Udì Gesù dire ai suoi angeli: "Ecco qui Martino, il soldato romano che non è battezzato, egli mi ha vestito."
Il clima miracolosamente si riscaldò (da qui “l’estate di san Martino“).Quando Martino si risvegliò il suo mantello era integro. Il mantello miracoloso venne conservato come reliquia, ed entrò a far parte della collezione di reliquie dei re Merovingi dei Franchi. Il termine latino per "mantello corto", cappella, venne esteso alle persone incaricate di conservare il mantello di san Martino, i cappellani, e da questi venne applicato all'oratorio reale, che non era una chiesa, chiamato cappella Conversione al cristianesimo Il sogno ebbe un tale impatto su Martino, che si fece battezzare il giorno seguente e divenne cristiano. Decise di lasciare l'esercito e divenne un monaco nei pressi della città di Tours, sotto la protezione del vescovo Ilario di Poitiers. Martino si adoperò per la conversione alla cristianità della popolazione gallica, facendo molti viaggi per predicare nella Francia centrale ed occidentale, soprattutto nelle aree rurali, demolendo tempietti ed altari pagani. Nel corso di questa opera divenne estremamente popolare, e nel 371 divenne vescovo di Tours. Martino si rifiutò di vivere nella città e invece fondò un monastero a poca distanza dalle mura, che divenne la sua residenza. Il monastero, noto in latino come Maius monasterium (monastero grande), divenne in seguito noto come Marmoutier. Martino lottò contro l'eresia ariana. L'opera di Martino di Tours consentì di vincere l'eresia, creando le premesse per il Concilio di Nicea.
Culto popolare
San Martino di Tours viene ricordato l'11 novembre, sebbene questa non sia la data della sua morte. Nei primi secoli del cristianesimo, il culto reso ai santi spesso si collegava alla data della depositio nella tomba. Questa data è diventata una festa straordinaria in tutto l'Occidente, a causa di un numero notevole di cristiani che portavano il nome di Martino.

Molte chiese in Europa sono dedicate a san Martino. L'11 novembre i bambini delle Fiandre e delle aree cattoliche della Germania e dell'Austria, partecipano a una processione di lanterne. Spesso, un uomo vestito come Martino cavalca in testa alla processione. I bambini cantano canzoni sul santo e sulle loro lanterne. Il cibo tradizionale di questo giorno è l'oca. Secondo la leggenda, Martino era riluttante a diventare vescovo, motivo per cui si nascose in una stalla piena di oche. Il rumore fatto da queste rivelò il suo nascondiglio alla gente che lo stava cercando. Non solo è patrono dei soldati e dei cavalieri, ma nella società cortese divenne, con San Giorgio, il modello del perfetto cavaliere cristiano. Per il suo atto di carità è patrono dei medicanti, per il mantello dei sarti; per la cinghia alla quale era appesa la sua spada, dei conciatori di pelli dei lavoratori del cuoio. Poiché una volta trasformò l’acqua in vino, è patrono degli osti, dei fabbricanti di brocche, dei bevitori e degli ubriachi. È patrono dei viticultori e dei vendemmiatori e dei sommelier, perché in occasione della sua festa si beve il vino nuovo. La raffigurazione più frequente rievoca l’episodio del mantello. È a volte rappresentato con un’oca, perché quando i fedeli lo acclamarono vescovo, lui fuggì in campagna, ma delle oche con il loro starnazzare lo fecero scoprire. Il termine architettonico “cappella” deriva da un piccolo edificio dove i re merovingi tenevano una reliquia del Santo, probabilmente un frammento della sua cappa, parola del latino tardo che indica un pesante mantello protettivo Una volta si diceva anche fare San Martino. Significava traslocare, lasciare un alloggio, perchè i contratti scadevano di regola il giorno di San Martino. In questo cominciava l’anno giudiziario, dei parlamenti e delle scuole, si svolgevano le elezioni comunali, si rinnovavano i contratti e si pagavano le locazioni. La metà del celeberrimo mantello che S. Martino condivise con un povero ad Amiens, tolte numerose frange per arricchire i vari reliquiari, venne custodito gelosamente in una cappella (il nome deriva appunto da « cappa », mantello), e il custode prese il nome di cappellano. S. Martino ha lasciato tracce di sé perfino nel vocabolario. Si racconta che san Martino, nel vedere una pecora da poco tosata, disse testualmente: “Essa, nonostante sia un povero animale, ha adempiuto un precetto evangelico più di molti uomini; infatti, aveva due tuniche, e ne ha donata una a chi non ne aveva, è così che dovete fare anche voi”.

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