Seconda stazione
GESU'
PRENDE LA CROCE SULLE SPALLE
Ti adoriamo Cristo e ti
benediciamo
Perché con la sua santa
croce hai redento il mondo
Allora
i soldati lo condussero dentro il cortile, cioè nel pretorio, e convocarono
tutta la coorte. Lo rivestirono di porpora e, dopo aver intrecciato una corona
di spine, gliela misero sul capo. Cominciarono poi a salutarlo: " Salve,
re dei Giudei!". E gli percuotevano il capo con una canna, gli sputavano
addosso e, piegando le ginocchia, si prostravano a lui. Dopo averlo schernito,
lo spogliarono della porpora e gli rimisero le sue vesti, poi lo condussero
fuori per crocifiggerlo.
Uomo di pace
Guida: Il santo è colui che
lotta per la pace. Sembra una contraddizione: lottare per la pace, ma non è
così. La pace è un cammino, e per giunta, come afferma Antonio Bello nella
meditazione che segue, un cammino in salita.
La pace
come cammino (E per giunta cammino in salita!!!)
Lettore: A dire il vero, non
siamo molto abituati a legare il termine "pace" a concetti dinamici.
Raramente sentiamo dire: «Quell'uomo si affatica in pace», «lotta in pace»,
«strappa la vita con i denti in pace». Più consuete per il nostro linguaggio
sono, invece, le espressioni: «Sta seduto in pace», «sta leggendo in pace»,
«medita in pace» e, ovviamente «riposa in pace». La pace, insomma ci richiama
più alla vestaglia da camera, che lo zaino del viandante. Più il conforto del
salotto, che i pericoli della strada. Più il caminetto, che l'officina
brulicante di problemi. Più il silenzio del deserto, che il traffico della
metropoli. Più la penombra raccolta di una chiesa, che la riunione di
sindacato. Più il mistero della notte, che i rumori del meriggio.
Occorre
forse una rivoluzione di mentalità per capire che la pace non è un
"dato" , ma una conquista. Non un bene di consumo, ma il prodotto di
un impegno. Non un nastro di partenza, ma uno striscione di arrivo.
La
pace richiede lotta, sofferenza, tenacia. Esige alti costi di incomprensione e
di sacrificio. Rifiuta la tentazione del godimento. Non tollera atteggiamenti
sedentari. Non annulla la conflittualità. Non ha molto da spartire con la
banale «vita pacifica». Non elude i contrasti. Espone al rischio di ingenerosi
ostracismi. Postula la radicale disponibilità a «perdere la pace» per poterla
raggiungere.
Dal
deserto del digiuno e della tentazione fino al monte calvario ( salvo una
piccola sosta sulla cima del Tabor), la pace passa attraverso tutte le strade
scoscese della Quaresima. E quando arriva ai primi tornanti del calvario, non
cerca deviazioni di comodo, ma vi si inerpica fino alla croce.
Si,
la pace, prima del traguardo, è cammino. E per giunta cammino in salita. Vuol
dire, allora, che ha le sue tabelle di marcia e i suoi ritmi. I suoi percorsi
preferenziali e i suoi tempi tecnici. I suoi rallentamenti e le sue
accelerazioni. Forse anche le sue soste.
Se
è così occorrono attese pazienti.
E
sarà beato, perché operatore di pace, non chi pretende di trovarsi all'arrivo
senza essere mai partito, ma chi parte, col miraggio di una sosta sempre
gioiosamente intravista, anche se mai (su questa terra si intende) pienamente
raggiunta.
+ Antonio Bello
Preghiamo:
Concedi, o Padre, ai tuoi fedeli di riconoscere Gesù Re del
mondo nell'uomo umiliato che sale al Calvario: insegnaci una profonda umiltà e
donaci la forza di incontrare Gesù in ogni uomo che soffre. Amen.
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