lunedì 30 marzo 2015

Via Crucis

Seconda stazione

GESU' PRENDE LA CROCE SULLE SPALLE

Ti adoriamo Cristo e ti benediciamo
Perché con la sua santa croce hai redento il mondo

Allora i soldati lo condussero dentro il cortile, cioè nel pretorio, e convocarono tutta la coorte. Lo rivestirono di porpora e, dopo aver intrecciato una corona di spine, gliela misero sul capo. Cominciarono poi a salutarlo: " Salve, re dei Giudei!". E gli percuotevano il capo con una canna, gli sputavano addosso e, piegando le ginocchia, si prostravano a lui. Dopo averlo schernito, lo spogliarono della porpora e gli rimisero le sue vesti, poi lo condussero fuori per crocifiggerlo.
Uomo di pace
Guida: Il santo è colui che lotta per la pace. Sembra una contraddizione: lottare per la pace, ma non è così. La pace è un cammino, e per giunta, come afferma Antonio Bello nella meditazione che segue, un cammino in salita.


La pace come cammino (E per giunta cammino in salita!!!)

Lettore: A dire il vero, non siamo molto abituati a legare il termine "pace" a concetti dinamici. Raramente sentiamo dire: «Quell'uomo si affatica in pace», «lotta in pace», «strappa la vita con i denti in pace». Più consuete per il nostro linguaggio sono, invece, le espressioni: «Sta seduto in pace», «sta leggendo in pace», «medita in pace» e, ovviamente «riposa in pace». La pace, insomma ci richiama più alla vestaglia da camera, che lo zaino del viandante. Più il conforto del salotto, che i pericoli della strada. Più il caminetto, che l'officina brulicante di problemi. Più il silenzio del deserto, che il traffico della metropoli. Più la penombra raccolta di una chiesa, che la riunione di sindacato. Più il mistero della notte, che i rumori del meriggio.
Occorre forse una rivoluzione di mentalità per capire che la pace non è un "dato" , ma una conquista. Non un bene di consumo, ma il prodotto di un impegno. Non un nastro di partenza, ma uno striscione di arrivo.
La pace richiede lotta, sofferenza, tenacia. Esige alti costi di incomprensione e di sacrificio. Rifiuta la tentazione del godimento. Non tollera atteggiamenti sedentari. Non annulla la conflittualità. Non ha molto da spartire con la banale «vita pacifica». Non elude i contrasti. Espone al rischio di ingenerosi ostracismi. Postula la radicale disponibilità a «perdere la pace» per poterla raggiungere.
Dal deserto del digiuno e della tentazione fino al monte calvario ( salvo una piccola sosta sulla cima del Tabor), la pace passa attraverso tutte le strade scoscese della Quaresima. E quando arriva ai primi tornanti del calvario, non cerca deviazioni di comodo, ma vi si inerpica fino alla croce.
Si, la pace, prima del traguardo, è cammino. E per giunta cammino in salita. Vuol dire, allora, che ha le sue tabelle di marcia e i suoi ritmi. I suoi percorsi preferenziali e i suoi tempi tecnici. I suoi rallentamenti e le sue accelerazioni. Forse anche le sue soste.
Se è così occorrono attese pazienti.
E sarà beato, perché operatore di pace, non chi pretende di trovarsi all'arrivo senza essere mai partito, ma chi parte, col miraggio di una sosta sempre gioiosamente intravista, anche se mai (su questa terra si intende) pienamente raggiunta.
                                                           + Antonio Bello

Preghiamo:
Concedi, o Padre, ai tuoi fedeli di riconoscere Gesù Re del mondo nell'uomo umiliato che sale al Calvario: insegnaci una profonda umiltà e donaci la forza di incontrare Gesù in ogni uomo che soffre. Amen.

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